Post di Pace...

lunedì 30 maggio 2011

Il cordoglio eterno per i nostri ragazzi e i fratelli afghani...

Ve lo ricordate il motivo che fece scaturire la guerra in Afghanistan? E vi ricordate le parole dei Capi di Stato delle maggiori potenze del mondo?

Noi si, e non possiamo dimenticarle di fronte a questa nuova strage avvenuta alle 9:15 di questa mattina ad Herat in Afghanistan. Strage che coinvolto ancora un volta i nostri militari e civili e polizia afghana. Il bilancio è di 4 morti e 24 feriti, ma purtroppo sono ancora dati provvisori in quanto, i kamikaze che si sono fatti esplodere nella base militare affidata al comando militare italiano, sono ben 4.
Ma come non doveva essere una guerra lampo?
Ebbene si, cari lettori, cosi dissero i nostri capi di governo, una guerra che doveva durare solo il tempo di catturare il capo di Al-Qaeda Osama Bin Laden. Dunque questo lampo è durato 10 anni esatti e tutto sembrava terminato con la cattura e la morte di Bin Laden.
Quindi la guerra è finita, ci chiedevamo appena trapelate le notizie sulla relativa morte del capo di Al-Qaeda, macché, la guerra continua e i talebani, a questo punto capri espiatori, ci vien da pensare, continuano ad attaccare gli eserciti dell'Onu impegnati in guerra, mietendo vittime innocenti ogni giorno, così come ogni giorno mietono vittime innocenti anche gli eserciti Onu.
E' vergognoso dover subire questo continuo scempio, cosi come è così vergognoso dover sentire dai telegiornali notizie false sulla guerra afghana. Possibile che tutti continuano a pensare che la colpa sia dei terroristi di Al-Qaeda?
No, noi non ci crediamo e continuiamo a sostenere che Al-Qaeda si solo un pretesto, e che il vero movente di questa lunga, devastante e sanguinosa guerra sia l'oro nero, il petrolio. In fin dei conti, da quando l'uomo è apparso sulla Terra sa benissimo che il Medio Oriente è ricco di petrolio e di altre importanti risorse minerarie.
E' inutile che i politici continuano a prenderci in giro con delle fesserie gratuite che non servono più; dobbiamo perciò con tutte le nostre forze tentare di fermarli e far capire loro che ogni guerra deve cessare al più presto, perché è caro il prezzo che fino ad ora abbiamo pagato. Devono capire che non possono più morire nostri fratelli, seppur militari volontariamente partiti per le missioni di guerra, per cercare di tenere sotto controllo tutti i giacimenti afghani.
Noi comunque vada, nella speranza che un giorno tutto questo possa finire, resteremo sempre contrari ad ogni guerra e ci faremo portatori di un sano messaggio di pace.
NO ALLA GUERRA NEL MIO NOME. NOT WAR IN MY NAME.

giovedì 26 maggio 2011

E va sempre così...tanto stare zitti ci conviene!!!!

Ma la guerra in Libia è finita?
No perchè, siccome i giornali non ci tartassano più, pensavo che la risoluzione "pacifica" dell'esercito ONU fosse termina. Hanno preso Gheddafi? Wow scusate non ce ne siamo accorti. Allora la guerra è davvero finita.
Ma VAFFANCULO!!!!!!!!!!
La guerra NON è FINITA, anzi continua e ogni centinaia di innocenti continuano a morire per gli sporchi interessi dei Politici di MERDA. Fortuna ch l'hanno definita guerra lampo. E se non era lampo??????? Già lo sappiamo il finale sarà un lampo che durerà altri 20 anni nel silenzio cosi come tutte le guerre che iniziano e che non hanno mai fine. Dicono che sono guerre per sbarazzarsi dei DITTATORI del Medio-Oriente, ma a NOI non ci fanno fessi e lo SAPPIAMO bene che l'unico movente di tutte queste guerre sono il PETROLIO e il DENARO SPORCO, e tutti gli interessi delle nostre NAZIONI, che incapaci di governare, mostrano la loro potenza con la forza delle armi.
Io non ci sto più a questo scempio, non sopporto il mio PAESE che continua a stare in silenzio, non sopporto Barack Obama, insignito del Premio Nobel per La PACE è che NON merita affatto in quanto si è mostrato come uno STRONZO come tutti i Presidenti USA.

Io mi dissocio da tutto questo, e anche se è solo una speranza , vorrei che la guerra in LIBIA e tutte le guerre di interesse finiscano al più presto. IO MI DISSOCIO DA OGNI GUERRA. NO LA GUERRA NEL MIO NOME...

Bolivia, al via il progetto “Mi agua”

Fortemente voluto da Evo Morales garantirà acqua potabile per tutti e la possibilità di creare nuove infrastrutture

L'acqua non sarà più un problema da affrontare per i boliviani e la conferma arriva direttamente dalle parole pronunciate dal presidente Evo Morales, durante un incontro a cui hanno partecipato migliaia di persone aChuquisaca, uno dei distretti boliviani.

Qui sono ben 79 i progetti già approvati. Progetti che porteranno acqua ai villaggi e alle comunità della zona e che hanno visto lo Stato investire una cifra equivalente a circa 8 milioni di dollari.

Acqua potabile per tutti, quindi. Un progetto fortemente voluto dal presidente che ha fatto molti importanti investimenti economici per dare seguito alla sua volontà di vedere un Paese che si sviluppi verso la strada dell'autosufficienza alimentare.

In totale il progetto, denominato "Mi Agua", prevede finanziamenti che vanno da un minimo di 100 milioni di dollari a un massimo di 300 e che verranno destinati a 327 comuni che potranno in questo modo approvvigionarsi di acqua potabile.

La possibilità di rifornire d'acqua villaggi e comunità è estremamente importante anche per la possibilità d'irrigazione delle zone agricole e di conseguenza diventa un passaggio fondamentale per arrivare alla totale indipendenza nel settore alimentare.

In ogni caso, il progetto è colossale e prevede che alla fine ogni comune potrà contare su un finanziamento pari a circa 300mila dollari. Il progetto prevede che a beneficiarne siano solo ed esclusivamente i villaggi e le comunità considerando che l'amministrazione ha pensato aaltri programmi per le grandi città del Paese.

Morales in questo progetto crede molto e lo ritiene fondamentale per lo sviluppo del Paese. Da quando è iniziato, infatti, sono stati davvero molti i sindaci dei municipi che si sono adoperati per portare a casa i finanziamenti promessi e migliorare le condizioni di vita della popolazione e non solo.

A tutti gli effetti "Mi Agua" serve anche per ampliare i servizi a disposizione dei cittadini e per la costruzione di dighe (per la produzione di energia elettrica), costruzione di pozzi per la ricerca di acqua, dislocamento di una fitta rete di tubature per il trasporto dell'acqua e aree dedicate alla sua conservazione.

In ultimo: il Fondo nazionale per gli investimenti sociali erogherà nei prossimi giorni le somme necessarie per l'avvio dei progetti per l'irrigazione dei campi agricoli.

Da "PeaceReporter.net"

martedì 17 maggio 2011

Pakistan, un modo nuovo di fare scuola

Nella provincia di Sindh, un esperimento per educare le nuove generazioni al pensiero critico

Educare le nuove generazioni al pensiero critico. La scommessa viene da Sindh, provincia del Pakistan il cui governo ha deciso di dare una rispolverata al sistema scolastico pubblico, viziato dai condizionamenti ideologici dei regimi autoritari e del fondamentalismo coranico e talebano. Una bella sfida per un Paese che è al secondo posto nel mondo per numero di ragazzi che non vanno a scuola (25 milioni) e dove solo il 32 per cento delle donne sa leggere (censimento 2008).

Sharmeen Obaid-Chinoy, giornalista edocumentarista pakistana, è uno dei consulenti che aiuteranno Sindh a cambiare volto alla scuola. Chiacchierando con lei si intuisce perché il governo le ha affidato questo compito: laureata in economia e politica, attivista per i diritti civili, vincitrice di un Emmy Award per il documentario "Pakistan:Children of the Taliban", Sharmeen incarna un ideale di donna intellettuale poco comune in Pakistan: letterata, anticonformista e consapevole.

"La mia fortuna più grande è stata quella di poter studiare in una scuola privata” racconta Sharmeen a PeaceReporter. “In Pakistan la differenza tra istituti privati e pubblici è abissale. Nei primi gli studenti ricevono un’educazione all’occidentale, moderna e competitiva. Nei secondi sono indottrinati a non pensare. I concetti contenuti nei libri di scuola, spesso errati e datati, vengono appresi a memoria, senza essere capiti. Gli insegnanti, del resto, non sono tenuti a fornire strumenti di interpretazione della realtà ma si limitano ad essere il prodotto di un sistema che svezza generazioni di giovani fragili , facili prede del terrorismo”.

Ma qualcosa, almeno in una delle quattro province del Paese, sta per cambiare. Abbiamo chiesto a Sharmeen di raccontarci in anteprima la riforma promossa da Sindh.

Il progetto non è ancora ufficialmente partito. Ci vuoi anticipare di cosa si tratta?

Abbiamo da poco terminato la fase di raccolta dei fondi e nel giro di un mese partiremo con una campagna mediatica per portare attenzione sul tema. Le linee di intervento del progetto di riforma sono tre: la prima è di diffondere un nuovo approccio mentale. Vogliamo mettere i giovani nelle condizioni di sviluppare un pensiero critico nei confronti della società in cui vivono. Lo faremo, ad esempio, inserendo esercizi di problem solving, creatività e logica nel programma didattico; Il secondo intervento sarà avviare un programma di training per gli insegnanti, che dovranno essere gli ambasciatori del cambiamento culturale. Il terzo consisterà nel sostituire i libri di testo utilizzati nelle scuole pubbliche con volumi aggiornati in grado di veicolare una visione più ampia dei fatti.

Chi scrive i libri di testo in Pakistan?

Fino a non molto tempo fa era il governo a scrivere e a selezionare, attraverso una commissione speciale, i libri più adatti a rientrare nei programmi scolastici. Negli anni ‘70 erano diffusi libri molto moderni. Poi nel corso degli anni ‘80 sono stati sostituiti da testi sempre più faziosi e parziali. Ogni riferimento a ciò che accadeva fuori dal Pakistan è stato eliminato, con l'effetto di chiudere il nostro Paese in un isolamento pericoloso. Oggi, fortunatamente assistiamo alla nascita di un nuovo mercato dell’editoria privato. Questo è positivo perché getta le basi per una pluralità di idee prima inconcepibile e per una competizione sana.

Come riuscirete a cambiar la testa degli insegnanti

E’ dura perché manca la mentalità. Nella provincia di Sindh ci sono 1.500 docenti (per circa 13 milioni di giovani sotto i 16 anni ndr). La sfida più grande sarà riuscire a trasmettere loro fiducia in se stessi e a convincerli dell’importanza del loro ruolo formativo. Per questo stiamo scrivendo delle vere e proprie “teacher’s guide” con cui li sproneremo a diventare portavoce di un pensiero libero.

Quanto tempo ci vorrà per fare tutto questo?

Tanto. Ci vorrà una generazione almeno per cambiare le cose. Dieci, quindici anni. Ma dobbiamo pur cominciare, no? Era ora che il governo se ne accorgesse. Il mondo è di chi ha pazienza, dice un proverbio, e Sharmeen Obaid-Chinoy non è una che si arrende alla prima difficoltà. Grazie al suo impulso, nel 2007 prende luce il “Citizen Archive of Pakistan”, il primo archivio digitale pakistano nato per documentare la storia orale del Paese attraverso interviste, fotografie e testimonianze del passato. Il Cap, di cui Sharmeen è oggi Presidente, ha tra le sue funzioni quella di correggere nelle nuove generazioni gli errori del passato. Per esempio con il programma di scambio culturale “Exchange for change” in cui studenti Pakistani e Indiani decidono di inviarsi lettere, fotografie e racconti per un anno per apprendere, gli uni dagli altri, a non avere pregiudizi e a farsi una opinione propria, sin da piccoli.

"Da Peacereporter.net"

Un cordoglio...lungo un mese

E' passato oltre un mese dall'ultimo post pubblicato, l'ultimo post di pace in questo momento così delicato per le sorti del mondo. Chiediamo a tutti SCUSA, per NON essere stati in grado di mostrare il nostro più sentito cordoglio alle tante vittime che hanno provocato le guerre nel mondo in questo ultimo mese, dalle morte di Vittorio Arrigoni, volontario di Pace morto in Palestina, passando per le tante vittime di guerra che ogni giorno muoiono ingiustamente nelle guerre in Afghanistan, Iraq e tutte le altre guerre, fino ad arrivare alla tante vittime del terrorismo di Al-Qaeda.
Chiediamo scusa per non essere riusciti ad esprimere il nostro cordoglio in maniera esplicita, ma abbiamo preferito farlo nel nostro silenzio osservando in rigoroso, rispettoso e doveroso silenzio il nostro sentimento di Pace.
Abbiamo atteso in questo lungo mese, un segnale dai Capi di Stato, ma ciò non è avvenuto ed è anche per questo che abbiamo scelto la via del silenzio, come segno di boicottaggio contro questi politici di merda che non hanno rispetto per niente e nessuno.
Il più profondo cordoglio va alle tante famiglie che ogni giorno soffrono nel loro silenzio i loro cari scomparsi e noi ci uniamo al loro silenzio ed esprimiamo il nostro messaggio sincero di pace, con la speranza che ogni giorno tutto questo possa finire una volta per tutte.
Noi continueremo a sostenere la Pace, sempre...