Post di Pace...
-
Cari lettori, questa settimana per le STORIE DI PACE , che hanno visto la luce solo oggi in ESCLUSIVA sabato 14 settembre, vi ho fatto un...
mercoledì 16 dicembre 2009
Ma si può portare pace nel mondo, sostenendo la non violenza?
Qualche tempo fame il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, tante volte da me ossannato, ha espresso il suo concetto sulla non violenza, sostenendo che con la non violenza non si va avanti, e non si va a costruire un mondo di pace. Infatti qualche giorno dopo, sostiene l'aumento dei marines nelle missioni di "pace" in Afghanistan e Iraq.
Penso proprio che Obama, abbia una concezione del tutto sbagliata e non si rende conto della gravità delle sue parole. Prima si fa amare con le sue parole, i suoi discorsi, i suoi atteggiamenti, forse spinto dal colore della sua pelle, che ha segnato un "cambiamento" profondo per gli USA; ed ora che fa si ritira?
Io non condivido queste sue scelte politiche influenzate da una situazione politica drammatica, che tendenzialmente sta fondando le sue radici nell'ideale politico di destra, che in alcuni casi degenera in atti di vandalismo, azioni razziali e xenofobe, e storie drammatiche varie.
Dove è finita la democrazia?
La democrazia è una storia che va scritta insieme, lottando e difendendo un puro ideale, che si fondi sulla pace e sulla non violoenza,noi ci dobbiamo ribellare, ribellare, credere in qualcosa di concreto per quale lottare.
Basta con le storie di politici che una volta saliti sulla giostra, si fanno prendere dalla smania di governare e badare solo ai loro interessi, dimostriamo che c'è un popolo che si sa opporre democraticamente, un popolo che ha perso la sovranità popolare, che oggi con viva e ferma decisione dobbiamo riconquistare, dobbiamo ridare al mondo quel che il mondo non ha più.
Troppi anni, Troppi secoli, sono passati e nessuno ancora ha preso spunto dagli errori del passato cercando di non farli, e invece ci troviamo in questa situazione ogni giorno sempre di più.
io mi oppongo e sostengo con decisione la non violenza, unico mezzo per portare la pace nel mondo.
martedì 15 dicembre 2009
L'Honduras, esempio di democrazia per l'Italia
Ma quando nel mondo c'è un colpo di Stato, non possiamo fare a meno di parlarne. E oggi in Italia c'è un colpo di Stato. Non è dato, in democrazia, che un Presidente del Consiglio dei ministri (non un premier, ché in Italia non esiste questa figura e i colleghi giornalisti dovrebbero pensare ai danni che fanno prima di fare andare la penna), che dovrebbe rispondere ad un Parlamento che è l'organo cui il popolo delega la gestione del potere, possa affermare che lui è eletto dal popolo, è duro, ha le palle, e che chi lo contesta è un pericoloso sovversivo.
Non è dato che possa affermare impunemente che sovversivo è l'organo supremo di controllo, la Corte Costituzionale.
In ogni altro posto del mondo, un primo Ministro che sostiene quel che ha sostenuto Berlusconi subirebbe una richiesta di impeachment, che tradotto è "messa in stato di accusa".
Se questo non è accaduto, è perché non c'è un potere di controllo sufficientemente forte. E quindi è saltato l'equilibrio sul quale si era fondata la democrazia fino a ieri. E dunque c'è stato un sovvertimento "violento" delle istituzioni per citare il Presidente Napolitano.
L'ultimo dei quali in ordine di tempo, nel mondo, è avvenuto in Honduras. Ma in quel Paese almeno qualcuno le barricate le ha fatte.
Da Peacereporter.it
lunedì 14 dicembre 2009
Ignobel per la pace
Mentre Obama ritira il Nobel per la pace, il suoi soldati in Afghanistan continuano a uccidere civili innocenti
Amrul è un piccolo villaggio sulle montagne innevate di Laghman, un centinaio di chilometri nordest di Kabul, abitato da poche centinaia di pastori e contadini. Come ormai quasi tutti i villaggi dell'Afghanistan, Amrul è sotto il controllo dei talebani. "Perché gli danno una medaglia per la pace?". Lunedì notte, attorno alle due, decine di soldati delle forze speciali statunitensi accerchiano le case di argilla dell'abitato dove, secondo le informazioni raccolte, si nasconde un 'bombarolo' talebano ritenuto il responsabile di numerosi agguati dinamitardi contro i convogli delle truppe Usa. I talebani, appostati sui tetti delle abitazioni, aprono il fuoco e in un istante si scatena l'inferno. I soldati americani sparano contro tutto quello che si muove, sparando fanno irruzione in alcune abitazioni, uccidendo sette guerriglieri ma anche sei civili, tra cui una donna. Il mattino successivo, partiti i militari Usa, gli uomini di Amrul raccolgono i loro morti e li portano a Mehtarlam, il capoluogo della provincia, per protestare davanti al palazzo del governatore. Dal corteo funebre di protesta si alzano urla contro l'America, contro Obama: "Perché danno a Obama una medaglia per la pace? Dice di volerci portare sicurezza, ma ci porta solo morte! Morte a lui!", urla un parente delle vittime alle telecamere di Al Jazeera. "Morte a Obama! Morte all'America!", gli fa eco la folla attorno a lui alzando i pugni al cielo. La rabbiosa processione degli abitanti di Amrul avanza tra i campi Mehtarlam, ma alle porte della città trova la strada sbarrata dai soldati dell'esercito afgano, il loro esercito. I militari aprono il fuoco contro il corteto, uccidendo tre persone."Ci ha bombardato, ci ha tolto tutto! Non si merita quel premio". La notizia che "il nuovo presidente dell'America" ha ricevuto un importante "premio per la pace" lascia sgomenti la maggior parte degli afgani. Soprattutto quei tanti che hanno vissuto sulla loro pelle il 'nuovo corso' di Obama. Come i parenti delle vittime della strage di Bala Baluk: il villaggio in provincia di Farah che lo scorso maggio è stato raso al suolo dai cacciabombardieri americani. I morti civili, inizialmente negati dai generali Usa, furono 147. I sopravvissuti di quel massacro vivono ancora tra le macerie delle loro case. Una giovane donna se ne sta seduta sulla soglia di un’abitazione semidistrutta, con suo figlio sulle ginocchia. Indossa un velo nero e un abito nero luccicante di perline, ancora in lutto per la morte di un familiare. "Obama non si merita questo premio! Ci ha bombardati e ci ha lasciati senza niente, nemmeno una casa".
La rabbia del cobra. Nawzad è una piccola cittadina che sorge ai piedi delle montagne rocciose dell'Helmand settentrionale, saldamente controllata dai talebani. Da tre anni, prima i gurka nepalesi dell'esercito di Sua Maestà britannica, poi i marines americani, hanno provato a riconquistarla a più riprese, senza mai riuscirci: la città, semidistrutta dai bombardamenti alleati, è ancora saldamente in mano ai talebani. Ora i generali statunitensi hanno deciso di chiudere questo conto in sospeso.Venerdì scorso è scattata la più grande offensiva militare mai sferrata dagli alleati in questa zona: l'operazione 'Rabbia del Cobra'. Mille marines sono piombati sulla Valle di Nawzad con centinaia di carri armati ed elicotteri, ingaggiando l'ennesima battaglia con i talebani. Secondo le prime notizie diffuse dalla Mezzaluna Rossa afgana, ci sono già nove morti accertati tra la popolazione civile, fuggita in massa dalla zona dei combattimenti: circa quindicimila persone hanno abbandonato Nawzad e i villaggi vicini cercando rifugio più a sud, a Grishk e nel capoluogo provinciale, Lashkargah. Un numero di sfollati sufficiente a creare un allarme umanitario, visto che tutte le agenzie internazionali dell'Onu hanno abbandonato da tempo la provincia di Helmand. Un problema che per le forze alleate, semplicemente, non esiste: "In quell'area non c'erano più civili, quindi non c'è nessuno sfollato", ha tagliato corto William Pelletier, un portavoce militare Usa.
McCrystal, generale d'acciaio. Nei giorni scorsi, migliaia di cittadini statunitensi erano scesi in strada a San Francisco, Seattle, Chicago, Boston, Detroit e Minneapolis per protestare contro la decisione del presidente Obama di inviare altri 30mila soldati a combattere in Afghanistan. Piccole manifestazioni pacifiste, dietro le quali però c'è ormai una maggioranza, silenziosa, di americani che non sostengono più questa guerra. Una maggioranza che, all'annuncio dell'escalation, si era consolata con la promessa presidenziale di un ritiro delle truppe Usa da avviare nel giro di un anno e mezzo, a partire dal luglio 2011. Ma anche questa prospettiva consolatoria pare già tramontata: il generale David McCrystal, comandante delle truppe alleate in Afghanistan, ha subito corretto il tiro della propaganda della Casa Bianca: "Luglio 2011 per me non rappresenta un limite fissato, ma la data alla quale valuteremo come procedere. Come potremo ritirarci se la missione non sarà compiuta!", ha dichiarato il generale, chiarendo che, anzi: "Se la violenza dovesse aumentare, rendendo necessarie rinforzi addizionali, li richiederò. Non permetterò che considerazioni politiche influenzino la valutazione sul progresso della missione". Per la serie: siamo in guerra, e in guerra decidono i militari, non i politici. Guerra e democrazia, si sa, non vanno molto d'accordo. Né in Afghanistan, né in America.
giovedì 10 dicembre 2009
tutte le guerre nel mondo...molte delle quali dimenti
Nel mondo sono in corso 25 conflitti. Il quadro della situazione all'inizio del 2009
Clicca sulla mappa per ingrandirla
MEDIO ORIENTE
1. Iraq 135.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 7.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 41.200 morti dal 1984
ASIA
4. Afghanistan 38.500 morti dal 2001
5. Pakistan (Pashtunistan) 12.000 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.300 morti dal 2004
7. India (Kashmir) 65.500 morti dal 1989
8. India (Assam) 51.800 morti dal 1979
9. India (Naxaliti) 7.200 morti dal 1980
10. Sri Lanka 83.000 morti dal 1983
11. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1948
12. Thailandia (Pattani) 3.500 morti dal 2004
13. Filippine (Npa) 40.500 morti dal 1969
14. Filippine (Mindanao) 71.000 morti dal 1984
AFRICA
15. Somalia 7.400 morti dal 2006
16. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994
17. R.D.Congo (Kivu) 6.000 morti dal 2004
18. Uganda 100.000 morti dal 1987
19. Sudan (Darfur) 301.200 morti dal 2003
20. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
21. Ciad 2.000 morti dal 2005
22. Nigeria (Delta) 14.800 morti dal 1994
23. Algeria 150.500 morti dal 1992
EUROPA
24. Russia (Cecenia) 50 mila morti dal 1999
AMERICA LATINA
25. Colombia 300.250 morti dal 1964
Una continua guerra...e la pace resta utopia...
Cosa, pouò fare della guerra un mezzo democratico per risolvere i problemi? Beh personalmente credo che ogni guerra, che viene combattuta, ogni guerra dmenticata, sia una inutile guerra. Da quando l'uomo è comparso sulla terra, ogni guerra non mai portato democrazia, ma bensi odio rancore e non hai risolto i problemi di un Paese, anzi la situazione e spesso degenerata ed andata sempre peggio. La storia che noi apprendiamo sui nostri libri di scuola, dovrebbe insegnare che dagli errori del passato si possano recuperare gli errori commessi senza più commerterli di nuovo, ma invece la storia, non la comprendiamo mai a fondo e restiamo nel silenzio, nell'ignoranza, dimenticando il passato e vivendo il presente, senza che nessuno abbia il coraggio di opporsi a questo sporco sistema che abbiamo creato con le nostre guerre orrende, piano piano, lentamente, con il futuro che sempre di più si avvicina, siamo arrivando ad un punto di non ritorno, continuando a combattere guerre inutili, mentre la pace resta solo utopia .