L’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay ha chiesto a Washington e Baghdad di indagare sulle accuse di torture emerse dai documenti riservati del Pentagono sulla guerra in Iraq diffusi dal sito Wikileaks. In un comunicato pubblicato su sito dell’ONU, la Pillay sottolinea che secondo i documenti gli americani hanno continuato a consegnare prigionieri agli iracheni pur sapendo che questi praticavano le la tortura. Secondo la Pillay, i documenti denunciano gravi violazioni delle leggi internazionali a protezione dei diritti umani e indicano come molti civili siano stati uccisi in maniera sommaria. Al momento l’Iraq non ha ratificato la sua adesione alla Convenzione contro la tortura e quindi i funzionari dell’ONU non possono esigere di ispezionare le carceri del Paese. Dal canto suo in alcune interviste, il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, rivela che “qualcuno, come Daniel Ellsberg, l’uomo che nel 1971 svelò i documenti del Pentagono sulla guerra del Vietnam, sostiene che la mia vita è in pericolo”. “Credo che un rischio ci sia – precisa -, piccolo ma non insignificante. C’è un rischio serio che venga processato e arresto. Stanno cercando di montare un caso di spionaggio contro di me e altri membri dell’organizzazione”. E in effetti alcuni esponenti della destra statunitense, irritati per la fuga di notizie riservate che il Pentagono non è riuscito ad arginare, propongono di trattare Assange come combattente nemico, ovvero spedirlo nel carcere di Guantanamo.
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