Nei giorni scorsi, il gruppo armato fondato e capeggiato dall'anziano intellettuale maoista José Maria Sison - da anni rifugiato in Olanda - hanno accettato la ripresa dei negoziati di pace, interrotti nel 2004dall'allora presidentessa Gloria Arroyo.
Dopo oltre sei anni di stallo, durante il quali il conflitto armato è riesploso con violenza e lo stesso Sison ha subito un arresto in Olanda, martedì i negoziatori delle due parti sono tornati a sedersi attorno a un tavolo in Norvegia, alla periferia di Oslo.
A dare speranza è il fatto che per la prima nella storia di questo conflitto, l'Npa ha ha accettato di rispettare un cessate il fuoco di sette giorni per favorire la ripresa del dialogo:non era mai successo da quando, venticinque anni fa, ribelli e governo hanno iniziato a parlarsi.
La svolta di questi giorni è il risultato del nuovo corso politico intrapreso dalle Filippine dopo l'elezione di Benigno 'Noynoy' Aquino III. Il nuovo presidente, erede della tradizione politica popolare di sua madre Corazon, ha offerto all'Npa riforme sociali in cambio della pace.
I guerriglieri, che ufficialmente combattono per instaurare un governo socialista, potrebbero accettare di deporre le armi in cambio di serie iniziative del governo per contrastare le drammatiche ingiustizie e diseguaglianze che ancora affliggono le zone rurali dell'arcipelago filippino.
Secondo un recente rapporto dell'International Crisis Group (Icg), il ritorno al tavolo negoziale è anche il frutto dell'età ormai avanzata della leadership politica dell'Npa - ormai consapevole del fatto che non riuscirà mai a vedere il trionfo della rivoluzione - e del del riconoscimento, da parte dei vertici militari filippini, dell'impossibilità di una vittoria definitiva sulla ribellione.
Negli ultimi anni, infatti, la guerriglia maoista filippina si è rafforzata sia in termini di uomini, che di territorio controllato che di azioni condotte: tutto questo nonostante l'intensificazione delle operazioni militari di contro-insurrezione, spesso affidate a gruppi paramilitari che si sono macchiati di gravi crimini e violazioni dei diritti umani.
Il timore del presidente Aquino è che alcuni generali, quelli della destra oltranzista dell'esercito, notoriamente contraria a ogni trattativa con ''i terroristi rossi'', possano sabotare la ripresa dei negoziati. Timori cresciuti dopo la cattura di uno dei leader storici dell'Npa, Alan Jazmines, operata dai militari lunedì, proprio alla viglia dei negoziati di Oslo.
Da: "Peacereporter.net
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