Nel mondo, sono 43 i Paesi che mantengono la pena di morte e il maggior numero di esecuzioni si registrato in Cina,Iran e Iraq; nella sola Cina, nel 2009, sono state eseguite 5000 condanne, pari all’88% del totale mondiale; in Iran sono state messe a morte almeno 402 persone e i dissidenti annunciano un amento delle esecuzioni (in attesa c’è anche Sakineh, la donna contro la cui lapidazione si è mobilitata l’opinione pubblica internazionale); in Iraq almeno 77 e in Arabia Saudita almeno 69. Il 10 ottobre 2010 si è celebrata l’ottava Giornata Mondiale contro la pena capitale, quest’anno dedicata agli Stati Uniti, dove dall’inizio dell’anno sono stati condannati 41 prigionieri e 3200 sono in attesa nel braccio della morte. “La pena di morte non può essere considerata un atto di giustizia”. Con queste parole il presidente, Jerzy Buzek, ha aperto la seduta della sessione plenaria del parlamento europeo che ha approvato una risoluzione per una moratoria mondiale sulle esecuzioni, battaglia che l’Italia sta conducendo da tempo: 574 i voti a favore, ma ci sono stati anche 25 “no”, tra cui quelli di Jean-Marie Le Pen e figlia, degli indipendentisti inglesi, di cinque conservatori e di un popolare (il finlandese Ville Itala).
Nessun commento:
Posta un commento