Post di Pace...

venerdì 10 dicembre 2010

Nobel per la pace...Liu Xiaobo attende la cerimonia di oggi per ritirare il Nobel, ma il mondo non è daccordo, e tutto questo è inspiegabile...

PECHINO - A poche ore dall'inizio della cerimonia di Oslo, nella quale il premio Nobel per la pace 2010 verrà simbolicamente consegnato al dissidente detenuto Liu Xiaobo, la polizia cinese ha rafforzato le misure di sicurezza volte a impedire che l'avvenimento venga celebrato dai suoi amici e sostenitori. La sorveglianza è stretta intorno al complesso residenziale dove la moglie del premio Nobel, Liu Xia, è da due mesi agli arresti domiciliari, tagliata fuori dalle comunicazioni col resto del mondo. Secondo il gruppo Chinese Human Rights Defenders, l'attivista e amico del premio Nobel Zhang Zuhua, gli avvocati democratici Li Fangping e Teng Biao, il giornalista Gao Yu e altre decine di personaggi "pericolosi" sono stati costretti a lasciare la capitale e vengono sorvegliati a vista.

I siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali, tra cui le reti televisive Cnn e Bbc, sono inaccessibili da ieri. In un comunicato, la Bbc ha confemrato che "tutti" i suoi siti "non solo quelli d'informazione" sono bloccati in Cina". I siti del Comitato per il Nobel sono irraggiungibili da ottobre per i 420 milioni di internauti cinesi. Numerose automobili della polizia sono parcheggiate davanti ai cancelli dell'Ambasciata della Norvegia a Pechino, che potrebbe essere oggetto di proteste da parte dei nazionalisti cinesi. In occasione della Giornata internazionale per i diritti umani, che si celebra oggi, il segretario di stato americano Hillary Clinton ha reso omaggio in una dichiarazione a Liu Xiaobo e ne ha chiesta l'"immediata liberazione". Il vincitore del Nobel sta scontando una condanna a 11 di prigione per i suoi scritti a favore della democrazia.

OSLO, TUTTO PRONTO,SI CONTANO DISERZIONI - Tutto è pronto a Oslo per la cerimonia di consegna, domani, del premio Nobel per la Pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo, che essendo in una cella dove sconta 11 anni per asserita "sovversione" sarà ovviamente assente. Al suo posto, una sedia vuota, un simbolo "forte" ma anche "molto triste", nelle parole della leader democratica birmana Aung San Suu Kyi, Nobel a sua volta nel 1991. Ma quella del 54enne professore cinese non sarà l'unica assenza: dietro pressioni di vario tipo della Cina, molti paesi hanno deciso di non inviare i propri emissari tra cui - ovviamente - Pechino, ma anche la Russia e l'Iran. Saranno invece presenti gli Usa, che a Oslo hanno mandato l'ex leader della camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Secondo l'ultimo computo del comitato per il Nobel (la cerimonia si terrà a partire dalle 13 ora italiana di domani), nonostante l'invito diserteranno con diverse motivazioni ufficiali Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Cina, Colombia, Cuba, Egitto, Iraq, Iran, Kazakhstan, Marocco, Pakistan, Russia, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Venezuela e Vietnam. Secondo gli osservatori, la maggior parte di questi paesi ha importanti legami economici con la Cina, e vuole evitare ritorsioni

COMITATO NOBEL, PREMIO A LIU XIAOBO NON E' CONTRO CINA - Il Nobel per la pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo "non è un gesto contro la Cina": lo ha detto il presidente del comitato che assegna il premio, Thorbjoern Jagland. "Non è un premio contro la Cina", ha assicurato Jagland in conferenza stampa, alla vigilia della cerimonia di consegna domani a Oslo, "E' un premio che onora il popolo cinese". Normalmente è la personalità premiata che tiene la conferenza stampa il giorno antecedente alla premiazione, ma Liu resta in carcere, dove sconta 11 anni di reclusione con l'accusa di "sovversione". Il presidente ha detto che al grande progresso economico cinese deve corrispondere un eguale progresso nelle riforme politiche e nell'apertura della società civile, sui quali è opportuno mantenere alta la pressione. "In larga misura, il futuro del mondo è nelle mani di questo grande paese", ha notato. Liu, 54 anni, verrà rappresentato da una sedia vuota alla cerimonia. Jagland l'ha definita "un simbolo forte che illustra in che misura il premio a questa personalità sia appropriato".

CINA, BLOCCATI SITI WEB MEDIA STRANIERI - I siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali, tra cui quelli delle reti televisive Bbc e Cnn e dell' agenzia giapponese Kyodo risultano irraggiungibili dalla Cina. Numerosi tentativi di collegarsi ai siti hanno dato come risultato la comparsa dell' avvertimento "il sito è fuori servizio o temporaneamente troppo occupato". Le trasmissioni della Bbc sono state interrotte quando è cominciato un servizio da Oslo, dove domani si terrà la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna ad 11 anni di prigione per i suoi scritti in favore della democrazia.

WALESA, SO CHE SIGNIFICA IO NON POTEI PARTIRE - ''Noi Nobel per la pace dovremmo fare qualcosa, lanciare un'iniziativa sul caso Liu Xiaobo, la Cina ha bisogno di riforme, anche se con la dovuta lentezza''. E' l'opinione di Lech Walesa, padre della rivoluzione polacca e premio Nobel per la pace, in un'intervista a La Repubblica. Come l'attivista cinese, anche Walesa non pote' partire per ritirare il premio. ''Io allora lottavo per la liberta' con ogni metodo non violento - afferma - anche con il Nobel. So cosa vuol dire non poter partire o temere per chi parte a nome tuo. Pensai che il regime avrebbe potuto non farmi tornare, li conoscevo''. Parti' al suo posto la moglie. ''Se avessero impedito il rientro alla madre dei miei figli, sarebbe stato uno scandalo troppo grave'', aggiunge. Walesa racconta che, in occasione di un incontro tra Nobel per la pace in Giappone, insieme a Gorbaciov avrebbe voluto organizzare un gruppo per rappresentare Liu Xiaobo ma sia il leade polacco che quello russo sono stati fermati da una malattia. Nei confronti della Cina, Paese in cui il ''comunismo e' fallito'', Walesa propone di ''presentarsi uniti come europei, poi, insieme agli Usa per sedersi al tavolo con la Cina. Solo cosi' Pechino ci prendera' sul serio e avviera' un dialogo. Sono un amico di quel Paese ma se non cambia, non potra' avere un rapporto con noi''.
da: Ansa.it

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