Post di Pace...

domenica 19 dicembre 2010

Desaparecidos: per la prima volta, una luce di speranza

La Colombia ha aderito alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse con la forza. Per un paese che conta almeno 50mila vittime di sparizione forzata, è una rivoluzione. La Colombia ha detto sì. Con voto unanime del Parlamento, il paese sudamericano ha aderito alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone scomparse con la forza. Lanciata dall'Onu nel 2006, era stata rigettata con forza dal governo di Alvaro Uribe per il machiavellico ruolo che ha sempre mantenuto nel paramilitarismo e nel terrorismo di Stato, fra i principali colpevoli di un crimine ormai usuale in Colombia. Questa decisione, dunque, per un paese martoriato e assuefatto alle desapariciones forzosasas è una sorta di rivoluzione. Non solo: con il sì di Bogotà i paesi Onu ad averla sottoscritta diventano 20 e la Convenzione potrà entrare finalmente in vigore in tutti gli stati membro. "È una conquista formidabile", ha dichiarato Iván Cepdeda, lo storico difensore dei diritti umani, ora parlamentare d'opposizione per il Polo democratico, che ha trainato la campagna per il sì con la sua ormai proverbiale energia. Già passata in Senato nel 2009, ha ricevuto 88 voti favorevoli su 88 alla Camera dei Deputati, e adesso aspetta soltanto di essere ratificata dal neo-presidente Juan Manuel Santos, dopo essere stata passata al vaglio della Corte Costituzionale. Si tratta di un trattato vincolante che definisce la sparizione forzata come una delle più gravi violazioni dei diritti umani e che inchioda ogni Stato che si rifiuterà di dare informazioni su qualsiasi persona fermata o arrestata.
Quattro i punti fondamentali della Convenzione. Lotta all'impunità. Ogni Stato ha l'obbligo da far comparire davanti alla giustizia i responsabili del delitto. Se questo fosse commesso in altre giurisdizioni, scatta l'estradizione. Prevenzione. Tutti i luoghi di detenzioni devono essere ufficiali e i detenuti devono poter comunicare con l'esterno, con i familiari e con l'avvocato. Garanzia dei diritti delle vittime. Innanzitutto la Convenzione stabilisce che le vittime non sono soltanto i desaparecidos, ma anche i loro familiari. Quindi i parenti hanno il diritto di sapere il destino del loro caro e di ricevere un riparazione per il danno subito. Applicazione della legge. Da ora in poi, un Comitato di dieci esperti internazionali vigilerà sull'applicazione della Convenzione, passerà al vaglio la documentazione di ogni Stato e riceverà eventuali denunce di singoli casi.
"Ora le vittime hanno uno strumento che permette loro di reclamare i propri diritti davanti a istituzioni che faranno davvero qualcosa e che non sono pura retorica" ha aggiunto Cepeda, spiegando che per un contadino colombiano poter ricorrere alla protezione internazionale è davvero una grande garanzia. I diritti in Colombia sono stati negli ultimi anni privilegio di pochi, tanto che sono proliferate in tutte le zone più remote del paese Organizzazioni non governative straniere specializzate nell'accompagnare la gente vittima di minacce e soprusi. La sola presenza di un internazionale trasforma vittime inermi in cittadini coscienti e da rispettare. E il nemico è il più delle volte quello Stato che dovrebbe invece proteggerli. "Cinquantamila - incalza il deputato del Polo - sono circa cinquantamila i colombiani scomparsi nel nulla. E si tratta di cifre approssimative. Il mio paese è fra i primi al mondo per numero di desaparecidos forzados. E potrebbe addirittura aver raggiunto se non superato il triste primato dell'Argentina". Ma aggiunge: "Paradossalmente la cosa più grave non sono le cifre, ma il fatto che questo crimine continua ogni giorno anche ora. Non è una tematica che appartiene alla memoria del paese, è un tema di drammatica attualità". Ad aver ratificato l'accordo sono Albania, Argentina, Bolivia, Burkina Faso, Cile, Cuba, Ecuador, Spagna, Francia, Germania, Honduras, Giappone, Kazakistan, Mali, Messico, Nigeria, Paraguay, Senegal, Uruguay. Manca l'Italia. E mancano paesi latinoamericani come il Perù, il Brasile e il Guatemala legati a un tragico passato di sparizioni di massa. "Anche loro dovrebbe firmare", conclude Cepeda.

venerdì 10 dicembre 2010

Nobel per la pace...Liu Xiaobo attende la cerimonia di oggi per ritirare il Nobel, ma il mondo non è daccordo, e tutto questo è inspiegabile...

PECHINO - A poche ore dall'inizio della cerimonia di Oslo, nella quale il premio Nobel per la pace 2010 verrà simbolicamente consegnato al dissidente detenuto Liu Xiaobo, la polizia cinese ha rafforzato le misure di sicurezza volte a impedire che l'avvenimento venga celebrato dai suoi amici e sostenitori. La sorveglianza è stretta intorno al complesso residenziale dove la moglie del premio Nobel, Liu Xia, è da due mesi agli arresti domiciliari, tagliata fuori dalle comunicazioni col resto del mondo. Secondo il gruppo Chinese Human Rights Defenders, l'attivista e amico del premio Nobel Zhang Zuhua, gli avvocati democratici Li Fangping e Teng Biao, il giornalista Gao Yu e altre decine di personaggi "pericolosi" sono stati costretti a lasciare la capitale e vengono sorvegliati a vista.

I siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali, tra cui le reti televisive Cnn e Bbc, sono inaccessibili da ieri. In un comunicato, la Bbc ha confemrato che "tutti" i suoi siti "non solo quelli d'informazione" sono bloccati in Cina". I siti del Comitato per il Nobel sono irraggiungibili da ottobre per i 420 milioni di internauti cinesi. Numerose automobili della polizia sono parcheggiate davanti ai cancelli dell'Ambasciata della Norvegia a Pechino, che potrebbe essere oggetto di proteste da parte dei nazionalisti cinesi. In occasione della Giornata internazionale per i diritti umani, che si celebra oggi, il segretario di stato americano Hillary Clinton ha reso omaggio in una dichiarazione a Liu Xiaobo e ne ha chiesta l'"immediata liberazione". Il vincitore del Nobel sta scontando una condanna a 11 di prigione per i suoi scritti a favore della democrazia.

OSLO, TUTTO PRONTO,SI CONTANO DISERZIONI - Tutto è pronto a Oslo per la cerimonia di consegna, domani, del premio Nobel per la Pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo, che essendo in una cella dove sconta 11 anni per asserita "sovversione" sarà ovviamente assente. Al suo posto, una sedia vuota, un simbolo "forte" ma anche "molto triste", nelle parole della leader democratica birmana Aung San Suu Kyi, Nobel a sua volta nel 1991. Ma quella del 54enne professore cinese non sarà l'unica assenza: dietro pressioni di vario tipo della Cina, molti paesi hanno deciso di non inviare i propri emissari tra cui - ovviamente - Pechino, ma anche la Russia e l'Iran. Saranno invece presenti gli Usa, che a Oslo hanno mandato l'ex leader della camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Secondo l'ultimo computo del comitato per il Nobel (la cerimonia si terrà a partire dalle 13 ora italiana di domani), nonostante l'invito diserteranno con diverse motivazioni ufficiali Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Cina, Colombia, Cuba, Egitto, Iraq, Iran, Kazakhstan, Marocco, Pakistan, Russia, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Venezuela e Vietnam. Secondo gli osservatori, la maggior parte di questi paesi ha importanti legami economici con la Cina, e vuole evitare ritorsioni

COMITATO NOBEL, PREMIO A LIU XIAOBO NON E' CONTRO CINA - Il Nobel per la pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo "non è un gesto contro la Cina": lo ha detto il presidente del comitato che assegna il premio, Thorbjoern Jagland. "Non è un premio contro la Cina", ha assicurato Jagland in conferenza stampa, alla vigilia della cerimonia di consegna domani a Oslo, "E' un premio che onora il popolo cinese". Normalmente è la personalità premiata che tiene la conferenza stampa il giorno antecedente alla premiazione, ma Liu resta in carcere, dove sconta 11 anni di reclusione con l'accusa di "sovversione". Il presidente ha detto che al grande progresso economico cinese deve corrispondere un eguale progresso nelle riforme politiche e nell'apertura della società civile, sui quali è opportuno mantenere alta la pressione. "In larga misura, il futuro del mondo è nelle mani di questo grande paese", ha notato. Liu, 54 anni, verrà rappresentato da una sedia vuota alla cerimonia. Jagland l'ha definita "un simbolo forte che illustra in che misura il premio a questa personalità sia appropriato".

CINA, BLOCCATI SITI WEB MEDIA STRANIERI - I siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali, tra cui quelli delle reti televisive Bbc e Cnn e dell' agenzia giapponese Kyodo risultano irraggiungibili dalla Cina. Numerosi tentativi di collegarsi ai siti hanno dato come risultato la comparsa dell' avvertimento "il sito è fuori servizio o temporaneamente troppo occupato". Le trasmissioni della Bbc sono state interrotte quando è cominciato un servizio da Oslo, dove domani si terrà la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna ad 11 anni di prigione per i suoi scritti in favore della democrazia.

WALESA, SO CHE SIGNIFICA IO NON POTEI PARTIRE - ''Noi Nobel per la pace dovremmo fare qualcosa, lanciare un'iniziativa sul caso Liu Xiaobo, la Cina ha bisogno di riforme, anche se con la dovuta lentezza''. E' l'opinione di Lech Walesa, padre della rivoluzione polacca e premio Nobel per la pace, in un'intervista a La Repubblica. Come l'attivista cinese, anche Walesa non pote' partire per ritirare il premio. ''Io allora lottavo per la liberta' con ogni metodo non violento - afferma - anche con il Nobel. So cosa vuol dire non poter partire o temere per chi parte a nome tuo. Pensai che il regime avrebbe potuto non farmi tornare, li conoscevo''. Parti' al suo posto la moglie. ''Se avessero impedito il rientro alla madre dei miei figli, sarebbe stato uno scandalo troppo grave'', aggiunge. Walesa racconta che, in occasione di un incontro tra Nobel per la pace in Giappone, insieme a Gorbaciov avrebbe voluto organizzare un gruppo per rappresentare Liu Xiaobo ma sia il leade polacco che quello russo sono stati fermati da una malattia. Nei confronti della Cina, Paese in cui il ''comunismo e' fallito'', Walesa propone di ''presentarsi uniti come europei, poi, insieme agli Usa per sedersi al tavolo con la Cina. Solo cosi' Pechino ci prendera' sul serio e avviera' un dialogo. Sono un amico di quel Paese ma se non cambia, non potra' avere un rapporto con noi''.
da: Ansa.it

venerdì 3 dicembre 2010

Storie di Pace...Don Aniello Manganiello, il prete che ha fatto tremare la Camorra



Don Aniello Manganiello, una storia di Pace tra le strade di Scampia, il quartiere di Napoli, conosciuto alle cronache come il "covo" della Camorra.

La storia di oggi, è raccontata attraverso un'articolo di qualche mese, quando Don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, operatore di Pace, è stata mandato via dalla sua parrocchia per timore che la Camorra potesse ucciderlo.

Un vero operatore di Pace, è colui che ha il coraggio d denunciare pacificamente le proprie idee difendendole con coraggio, senza arrendersi mai.

giovedì 2 dicembre 2010

Myanmar, Aung San Suu Kyi riabbraccia il figlio dopo dieci anni

Lo ha atteso all'aeroporto di Yangon

Kim Aris riabbraccia finalmente la madre Aung San Suu Kyi dopo dieci anni. L'incontro è avvenuto all'aeroporto di Yangon, dove il figlio è atterrato in arrivo da Bangkok.

Il trentatreenne, figlio minore della leader democratica della Birmania, attendeva in Thailandia il visto per poter entrare nel Paese, dopo esserselo visto negare per anni. La leader democratica si trovava agli arresti domiciliari da quando aveva vinto le elezioni nel 1990, senza poter usare telefono e internet e con limitati contatti con l'esterno. Kim Aris risiedeva in Inghilterra.

Colombia, stop alle mutilazioni genitali femminili tra gli indigeni

Gli Embera, terzo gruppo di indios del Paese, annunciano la fine della pratica

Definitivamente abolite le mutilazioni genitali femminili tra gli Embera, terzo gruppo di indios della Colombia, con una popolazione stimata intorno alle 71mila persone, secondo dati Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati.

La pratica, attuata da secoli sulle bambine della comunità nomade, era criticata dal governo di Bogotà e dalle organizzazioni internazionali.

Due anni fa la comunità aveva sospeso provvisoriamente le mutilazioni, e oggi ha annunciato ufficialmente che saranno definitivamente abolite.

Una decisione, secondo la stampa locale, presa dopo aver visto il film Fiore del deserto, tratto dall'omonimo best seller di Waris Dirie, che racconta il dramma di 150 milioni di donne nel mondo come consequenza di questa pratica.

3 DICEMBRE 2010. GIORNATA INTERNAZIOLE DELLE PERSONE DISABILI.



3 DICEMBRE 2010. GIORNATA INTERNAZIOLE DELLE PERSONE DISABILI.
Dobbiamo dire basta ad ogni forma di discriminazione sociale che privano i disabili dei propri diritti. Non dobbiamo più sostenere la disuguaglianza, ma rafforza l'uguaglianza.
Ogni persona disabile è una RISORSA da amare.

2 DICEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE PER L'ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU'.



2 DICEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE PER L'ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU'.
Nel mondo a nostra insaputa ci sono ancora per persone, anzi uomini che lavorano e vivono in condizioni di schiavitù. Non dobbiamo restare indifferenti ma fare in modo che nel mondo non ci sia più schiavitù, ma solo dignità e libertà.

1 DICEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALL'AIDS.



1 DICEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALL'AIDS.
Nel mondo miolioni di persone sono affette da AIDS e muoiono perchè non hanno la possibilità di curarsi o perchè i politici del mondo non danno la possibilità a queste persone di curarsi. Sono anni che muoino persone innocenti che hanno aspettato un vaccino che non è mai arrivato.
Diciamo basta all'AIDS, doniamo a tutti la VITA.

30 NOVEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE.



30 NOVEMBRE 2010. GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE.
La pena di morte è un crimine che ogni giorno nel mondo viene compiuto come atto brutale contro la dignità umana. Aboliamo la Pena di Morte, Doniamo la vita.

Giornate Mondiali della Solidarietà...Ecco quello che sosteniamo nel mese di dicembre

NEL MESE DI DICEMBRE, COME IN TUTTO IL CORSO DELL'ANNO, SONO MOLTE LE GIORNATE MONDIALE PER LA SOLIDARIETA' PER RICORDARE E SOSTENERE I NOSTRI FRATELLI NEL MONDO. TUTTE QUESTE GIORNATE DI SENSIBILIZZAZIONE SOCIALE, SONO IMPORTANTI E DOBBIAMO FARE IN MODO CHE TUTTI NOI POSSIAMO APPLICARCI CONCRETAMENTE ED EDUCARE ALLA PACE E ALLA NON VIOLENZA, PERCHE' NON SI POSSONO PIU' ACCETTARE DISCRIMINAZIONI E TORTURE BRUTALI SUGLI UOMINI, LE DONNE, I BAMBINI. TUTTI DOBBIAMO ESSERE LIBERI DI VIVERE LA NOSTRA VITA SERENAMENTE IN PACE E LIBERTA'.
TUTTE LE GIORNATE DI SOLIDARIETA' DEL MESE DI DICEMBRE LE TROVERETE NELLA PAGINA EVENTI DI PACE.
QUESTO E' IL MIO MODO PER RESTARE VICINO A MIEI FRATELLI E PER SENSIBILIZZARE IL POPOLO MONDIALE CHE DI FRONTE ALLE BARBARIE CHE CI SONO NEL MONDO, RESTA SEMPRE INDIFFERENTE.

venerdì 26 novembre 2010

Storie di pace...Aung San Suu Kyi


QUESTA SETTIMANA NELLA PAGINA STORIE DI PACE TROVERETE LA STORIA DI AUNG SAN SUU KYI, POLITICA BIRMANA, CHE DA MOLTI ANNI SI BATTE IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI.

giovedì 25 novembre 2010


25 novembre 2010 Giornata Internazionale contro la Violenza alle DONNE.
LE DONNE SONO UNICHE, AMIAMOLE.
IL FUTURO E' DONNA, VIVIAMOLO.

mercoledì 24 novembre 2010

Haiti, il colera non da tregua. Sono 1344 le vittime. L'Onu è sotto accusa

Il colera non da tregua ad Haiti, così le vittime sono salite a 1344. Dall'inizio dell'epidemia sono stati registrati 56 mila casi. La popolazione accusa i caschi blu dell'Onu, decretandoli i portatori dell'epidemia. E' difficele schierarsi al fianco della popolazione haitiana che attacca cosi duramente, ma non è da escludere ogni possibilità, prendendo in esame una nuova forma di terrorismo, sprigionando virus nell'aria. Infatti il colera ad Haiti, mancava da circa 20 anni e risulta difficile pensare che il virus possa essersi rigenerato dopo che la popolazione di Haiti è alle prese con la ricostruzione del Paese dopo il tragico terremoto dello scorso anno. L'intervento dell'Onu sul territorio è stato molto marginale e gli haitiani hanno fatto e stanno facendo tutto da soli con le loro forze.

Attivista tibetano condannato a morte

Sonam Tsering, attivista tibetano, è stato condannato a morte da un tribunale cinese. Il giovane aveva preso parte, fra i leader, alle proteste di Lhasa nel marzo del 2008, in occasione del giro della fiaccola olimpica.

Proposta Letteraria...Il bambino con i petali in tasca


IL BAMBINO CON I PETALI IN TASCA di Anosh Irani

venerdì 19 novembre 2010

Storie di Pace...Temple Grandin


QUESTA SETTIMANA NELLA PAGINA STORIE DI PACE TROVERETE LA STORIA DI TEMPLE GRANDIN, DONNA AUTISTICA, DOCENTE UNIVERSITARIA A BOSTON.

giovedì 18 novembre 2010

Liberato dissidente cubano

Il governo cubano ha liberato Arnaldo Ramos, il primo di un gruppo di 13 detenuti politici che si sono rifiutati di partire in esilio. Ramos, 68 anni, economista, è il più anziano tra i 75 oppositori arrestati nel 2003.

lunedì 15 novembre 2010

Finalmente libera Aung San Suu Kyi

“Non perdete la speranza”. Bagno di folla ieri per il primo discorso dopo la libertà della leader birmana Aung San Suu Kyi.

Vestita di blu con un fiore giallo tra i capelli la dissidente birmana Aung San Suu Kyi, liberata sabato dalla giunta militare dopo 7 anni di arresti domiciliari, ha parlato ieri dalla sede del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, a Rangoon, davanti a 40 mila persone. “Non perdete la speranza – ha esortato alla folla – C’è democrazia quando il popolo controlla il governo. Accetterò che il popolo mi controlli. Dovete resistere per quello che è giusto. Alla base della libertà democratica deve esserci la libertà di parola.” L’icona della dissidenza birmana ha bisogno del suo popolo e ha detto di “non temere le responsabilità”, aggiungendo di “aver bisogno dell’energia della popolazione” e che ha intenzione di lavorare “per migliorare il livello di vita” in Birmania. “Se vogliamo ottenere quello che vogliamo, dobbiamo farlo nel modo giusto”. La leader democratica birmana ha detto di non nutrire ostilità nei confronti di chi la ha privata della libertà per tanti anni e di essere stata trattata bene. “Gli ufficiali della sicurezza mi hanno trattato bene. Voglio chiedere loro di trattare bene anche il popolo”, ha aggiunto.

Tra le prime questioni di cui si occuperà, secondo gli osservatori, ci sarà la revoca delle sanzioni internazionali, un provvedimento che in passato Suu Kyi aveva appoggiato, ma che ora ritiene colpisca il popolo e non la giunta militare.



sabato 6 novembre 2010

Attacco sventato

L’FBI ha arrestato in Virginia un americano di origine pachistana che progettava di far saltare in aria alcune stazioni metro dell’aria di Washington. L’uomo, 34 anni, aveva incontrato più volte negli ultimi mesi agenti sotto copertura che fingevano di essere emissari di Al Qaida. Il sospetto terrorista aveva detto agli agenti che intendeva uccidere più persone possibile in attacchi simultanei contro almeno quattro stazioni della metropolitana della capitale nel corso del 2011.

Torture, l’ONU chiede indagini a USA e Iraq

L’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay ha chiesto a Washington e Baghdad di indagare sulle accuse di torture emerse dai documenti riservati del Pentagono sulla guerra in Iraq diffusi dal sito Wikileaks. In un comunicato pubblicato su sito dell’ONU, la Pillay sottolinea che secondo i documenti gli americani hanno continuato a consegnare prigionieri agli iracheni pur sapendo che questi praticavano le la tortura. Secondo la Pillay, i documenti denunciano gravi violazioni delle leggi internazionali a protezione dei diritti umani e indicano come molti civili siano stati uccisi in maniera sommaria. Al momento l’Iraq non ha ratificato la sua adesione alla Convenzione contro la tortura e quindi i funzionari dell’ONU non possono esigere di ispezionare le carceri del Paese. Dal canto suo in alcune interviste, il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, rivela che “qualcuno, come Daniel Ellsberg, l’uomo che nel 1971 svelò i documenti del Pentagono sulla guerra del Vietnam, sostiene che la mia vita è in pericolo”. “Credo che un rischio ci sia – precisa -, piccolo ma non insignificante. C’è un rischio serio che venga processato e arresto. Stanno cercando di montare un caso di spionaggio contro di me e altri membri dell’organizzazione”. E in effetti alcuni esponenti della destra statunitense, irritati per la fuga di notizie riservate che il Pentagono non è riuscito ad arginare, propongono di trattare Assange come combattente nemico, ovvero spedirlo nel carcere di Guantanamo.

mercoledì 27 ottobre 2010

venerdì 22 ottobre 2010

Liu Xiaobo...Una nuova "Storia di Pace"


Nella pagina "STORIE DI PACE", questa settimana raccontiamo la storia di Liu Xiaobo, Premio Nobel per la Pace nel 2010, ma che dopo il prestigioso riconoscimento, è rinchiuso in un carcere del suo Paese, la Cina, perchè considerato un dissidente del regime comunista cinese.
SOSTENIAMO LIU, AFFINCHE' POSSA RITROVARE LA LIBERTA' PERDUTA...

mercoledì 20 ottobre 2010

Proposta Letteraria:


Buskashi Viaggio dentro la guerra di Gino Strada (Medico fondatore di Emergency, associazione che cura le vittime di guerra in molti Paesi del Medio Oriente e dell'Africa)

lunedì 18 ottobre 2010

NUOVE PAGINE SUL BLOG

A breve verrà attivata una nuova pagina:
"Video di Pace" nella quale potrete trovare tutte le canzoni che parlino di PACE, NON VIOLENZA e LIBERTA'.

Amref per donne e bambini del Kenya

Al via l'iniziativa triennale di "Amref" finanziata dall'Unione Europea in collaborazione con "Chak", Ministero della Sanità e comunità beneficiarie. L'obiettivo è di raggiungere 27 mila donne in età riproduttiva e fornire cure di base a 25 mila bambini under 5. Il centro sanitario è quello di Kamboo, nel distretto di Mankindu. L'inziativa costerà 777 mila Euro. Si punta poi a incrementare l'utilizzo di servizi pre-natali e di pianificazione, a migliorare la copertura immunitaria per i bimbi al di sotto di 1 anno nelle comunità rurali di Kitui Nord e Makindu nella Provincia Orientale del Kenya. Le regioni inteessate dall'intervento, sono tra le più povere del Paese, con il 56% della popolazione che vive in condizioni di assoluta povertà.

Pena di morte, dalla Cina agli Usa 43 Paesi la praticano

Nel mondo, sono 43 i Paesi che mantengono la pena di morte e il maggior numero di esecuzioni si registrato in Cina,Iran e Iraq; nella sola Cina, nel 2009, sono state eseguite 5000 condanne, pari all’88% del totale mondiale; in Iran sono state messe a morte almeno 402 persone e i dissidenti annunciano un amento delle esecuzioni (in attesa c’è anche Sakineh, la donna contro la cui lapidazione si è mobilitata l’opinione pubblica internazionale); in Iraq almeno 77 e in Arabia Saudita almeno 69. Il 10 ottobre 2010 si è celebrata l’ottava Giornata Mondiale contro la pena capitale, quest’anno dedicata agli Stati Uniti, dove dall’inizio dell’anno sono stati condannati 41 prigionieri e 3200 sono in attesa nel braccio della morte. “La pena di morte non può essere considerata un atto di giustizia”. Con queste parole il presidente, Jerzy Buzek, ha aperto la seduta della sessione plenaria del parlamento europeo che ha approvato una risoluzione per una moratoria mondiale sulle esecuzioni, battaglia che l’Italia sta conducendo da tempo: 574 i voti a favore, ma ci sono stati anche 25 “no”, tra cui quelli di Jean-Marie Le Pen e figlia, degli indipendentisti inglesi, di cinque conservatori e di un popolare (il finlandese Ville Itala).

Sostieni "Save the Children"...basta un semplice SMS



Manda un SMS al 45503
e puoi donare 2 euro a Save The Children per sostenere il progetto "Every One" e dire basta alla mortalità infantile. Inviando un SMS al numero 45503 dal tuo telefonino personale - per i clienti TIM, VODAFONE, WIND, 3 e COOPVOCE - o chiamando allo stesso numero da rete fissa TELECOM ITALIA.

giovedì 14 ottobre 2010

Bolivia, no al razzismo. Per legge

Una legge contro la diffusione di discriminazioni e razzismo. Nel mirino anche i media. Polemiche contro la decisione di Morales

Dopo l'approvazione da parte della Camera dei Deputati della nuova legge contro il razzismo e la discriminazione, in Bolivia è scattata inesorabile la corsa alla polemica. E come al solito la partita fra esecutivo e oppositori non vedrà esclusi i colpi bassi. Nodo della discordia un articolo che indica che "il media che autorizzerà e pubblicherà idee razziste e discriminatorie sarà passibile di sanzioni economiche e della sospensione della licenza".
La nuova normativa, che dovrà adesso andare in discussione al Senato, prevede che le pene siano dunque piuttosto elevate. Ed è stata proprio questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell'opposizione, che coglie al volo ogni occasione per attaccare l'esecutivo di Evo Morales. La nuova legge infatti, prevede che anche i mezzi di comunicazione siano soggetti a sanzioni in caso di diffusione di idee razziste o discriminatorie. Fatto che ha messo sul piede di guerra tutte le opposizioni del Paese che ritengono che la nuova misura vada ad intaccare la libertà di espressione.
L'accusa principale mossa a Morales è quella di voler zittire il dissenso e quindi di mettere il bavaglio anche ai mezzi di comunicazione non propriamente vicini al presidente. Fatto assolutamente rigettato da Morales e dai membri dell'esecutivo. "Il mio lavoro è quello di sradicare i razzisti che sono a capo dei mezzi di comunicazione. E questa norma darà fastidio solo a quelle persone che diffondono razzismo attraverso un microfono. Non metteremo a tacere i media e mai lo faremo" ha detto il presidente.
La battaglia politica è aperta e l'opposizione ha già fatto sapere che presenterà ricorso per la presunta incostituzionalità, soprattutto per gli articoli che si riferiscono ai mezzi di informazione della nuova legge. "E' come mettere una morsa ai media nello stile di Chavez, il presidente del Venezuela, anche se qui in Bolivia lo si sta facendo in un modo dissimulato" ha detto Mauricio Muñoz capo dell'opposizione alla Camera dei Deputati che ha anche sottolineato che Convergencia Nacional, gruppo di cui fa parte, "rifiuta categoricamente ogni forma di razzismo da qualsiasi parte provenga". Di diverso avviso Marinela Paco, presidente della Commissione per i diritti umani. "Le parole dell'opposizione sono menzogne" ha detto la Paco, che ha aggiunto come l'indignazione dell'opposizione sia la conferma di come "permettano, diffondano e amplifichino espressioni razziste e discriminatorie".

Spagna, si costituisce a Madrid la Commissione internazionale contro la Pena di Morte

L'obiettivo è il raggiungimento di una moratoria universale entro il 2015

La Commissione internazionale contro la pena di morte, guidata dall'ex direttore generale dell'Unesco, Federico Mayor Zaragoza, dal primo ministro spagnolo, Josè Luis Rodriguez Zapatero, il governatore del Nuovo Messico, Bill Richardson, e il ministro italiano, Giuliano Amato, verrà costituita formalmente oggi.
La commissione si raccoglierà alla vigilia del Giorno Mondiale e Europeo contro la Pena di Morte, che verra celebrato il 10 ottobre. L'obiettivo sarà ottenere una moratoria universale effettiva entro il il 2015 come primo passo per raggiungere l'abolizione totale della pena di morte.

Secondo Amnesty International, la pena di morte è stata abolita per tutti i reati in 94 paesi, mentre in altri dieci è stata abolita per tutti i reati salvo alcune eccezioni come in caso di guerra. Altri 35 paesi sono abolizionisti di fatto, mentre in 58 paesi è ancora applicata, ma solo in 25 paesi è stata applicata nel 2008. Quell'anno ci furono 2.390 esecuzioni in tutto il mondo e 8.864 condannati a morte.
L'idea della costituzione della commissione viene dall' iniziativa lanciata da Zapatero nel settembre 2008 davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ottenere una moratoria universale sulla pena di morte per il 2015 e il divieto delle esecuzioni dei ritardati mentali e dei minori di età nel momento del commettere il delitto.

Inaugurata la nuova pagina "STORIE DI PACE" con PEPPINO IMPASTATO


La prima storia che raccontiamo è la storia di Peppino Impastato che attraverso la radio, insieme ai suoi amici, ha lottato contro la mafia, senza aver mai utilizzato armi, ma attraverso il dialogo, la non violenza e la libertà di parola, che tutti abbiamo per esprimerci liberamente.

mercoledì 13 ottobre 2010

I dubbi di Fidel sul socialismo: dobbiamo cambiare modello

Castro in un’intervista: il sistema economico non è più adatto a noi.

Dopo due mesi dalla sua ricomparsa in pubblico, Fidel Castro parla per la prima volta sulla situazione di Cuba per dire che il modello economico in vigore a Cuba non è più appropriato al Paese. Castro non ha fatto riferimento al sistema socialista nel corso della lunga intervista rilasciata ad un giornale statunitense, nel corso della quale ha espresso il suo punto di vista su varie questioni internazionali. “Il modello economico cubano non è più adatto a noi”: è stata questa l’unica frase pronunciata dal leader rivoluzionario ottantaquattrenne su Cuba. L’isola da anni si dibatte tra gravi problemi economici, esplosi già agli inizi degli anni 90, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, principale partner commerciale di Cuba. Castro ha esposto le sue preoccupazioni nell’intervista al mensile “The Atlantic”. Fidel rispondeva al giornalista Jeffrey Goldberg che gli ha chiesto esplicitamente se il modello economico di Cuba, l’unico paese comunista dell’America Latina, si potesse ancora esportare in altri paesi. Di qui, appunto la risposta: “Il modello economico cubano non è più adatto a noi”. Questo è il primo riferimento che fa l’ex presidente alla situazione del Paese da quando è ricomparso in pubblico lo scorso 7 luglio, dopo quattro anni di assenza per malattia. Nelle sue apparizioni pubbliche Fidel ha parlato sul rischio che esiste, secondo lui, di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l’Iran. Tre settimane, poi, Fidel aveva stupito il mondo parlando per due ore ad un comizio in piazza all’Avana, davanti a decine di migliaia di cubani.
Un anno dopo essere arrivato alla presidenza, Raul Castro, 79 anni, ha promesso nel 2007 “cambi strutturali”. Nella prima sessione parlamentare di quest’anno, tenutasi ad agosto, lo stesso Raul ha annunciato che il governo continuerà ad affidare in gestione piccoli negozi ai loro dipendenti, andando dunque oltre le botteghe di barbiere, ma senza puntare ad una vera economia di mercato. Nell’annunciare l’aumento del numero dei liberi professionisti e la riduzione dei lavoratori statali, Raul Castro ha definito queste decisioni un “cambio strutturale” per rendere il sistema socialista “sostenibile” nel futuro.
Riforme e modificazioni, insomma, ma sempre nell’ambito del sistema socialista. Il governo di Raul sta studiando, “senza fretta”, un “aggiornamento del modello economico cubano retto dalle categorie economiche del socialismo e non del mercato”, ha dichiarato d’altra parte ai giornalisti il Ministro dell’Economia Marino Murillo. “Rimarrà la pianificazione centralizzata. La proprietà non sarà consegnata ai dipendenti”, ha sottolineato Murillo.
Nell’intervista Castro ha anche criticato il presidente iraniano Ahmadinejad esortandolo a smetterla di negare l’Olocausto e a diffamare gli Ebrei. “Credo che nessuno al mondo – osserva Castro – abbia ricevuto lo stesso trattamento riservato agli Ebrei. Non c’è niente a confronto dell’Olocausto”. Secondo il padre della rivoluzione cubana, il governo di Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo “l’unicità” della storia di Israele e provando a capire meglio perché Israele teme per la sua sopravvivenza.

martedì 12 ottobre 2010

NUOVE PAGINE SUL BLOG

SONO STATE ATTIVATE DUE NUOVE PAGINE:

"EVENTI DI PACE" nella quale parleremo e citeremo tutti gli eventi che si svolgeranno in favore della PACE e della NON VIOLENZA.

"STORIE DI PACE" nella quale ogni settimana si parlerà di uomini e donne che hanno dedicato o che dedicano la loro vita alla PACE e alla NON VIOLENZA


A BREVE TERMINE VERRANNO AGGIUNTE ALTRE PAGINE PER RENDERE QUESTO BLOG SEMPRE PIU' AGGIORNATO E AL PASSO COI TEMPI, SPERANDO CHE TUTTI INSIEME, OPERATORIDI PACE E NON POTREMO LOTTARE PER COSTRUIRE UN NUOVO MONDO DOVE PACE E NON VIOLENZA SIANO ALLA BASA DEL NOSTRO SANO VIVERE.

IO STO CON EMERGENCY

PER INAUGURARE LA NUOVA PAGINA DEL SITO DEDICATA AD INIZIATIVE ED EVENTI A FAVORE DELLA PACE E DELLA NON VIOLENZA, SOSTENIAMOI LA CAMPAGNA DI EMERGENCY, CHE DA ANNI INTERVIENE NEI PAESI IN GUERRA PER CURARE I FERITI, PER LA COSTRUZIONE DI UN'OSPEDALE IN SIERRA LEONE.



Manda un SMS al 45506
Dall'11 al 31 ottobre puoi donare 2 euro a Emergency inviando un SMS al numero 45506 dal tuo telefonino personale - per i clienti TIM, VODAFONE, WIND, 3 e COOPVOCE - o chiamando allo stesso numero da rete fissa TELECOM ITALIA.

L’Afghanistan ci costa 51 milioni al mese, Strada: “E non sanno neppure dove si trova”


L’Afghanistan ci costerà 51 milioni al mese, quest’anno. A fronte dei 45 dell’anno scorso. In febbraio il Senato ha votato il rifinanziamento della missione, e da giugno la spesa sarà ancora più alta. La Russa l’ha detto: arriverà un altro migliaio di sodati. Eppure l’invio e la permanenza del nostro contingente, a fronte del “pantano” che la missione si sta dimostrando essere, sembra collimare sempre meno con l’articolo 11 della Costituzione, quel “L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” fin troppo ignorato.
Gino Strada, di Emergency, è del tutto contrario alla riconferma dell’invio di nostri soldati. ”Vivo questo voto con l’animo disgustato da questa classe politica, che definisco di delinquenti politici. Perché quando una classe politica, la stragrande maggioranza del parlamento, vota contro la Costituzione del proprio paese, delinque contro la propria Costituzione, quindi il termine è appropriato. Oltre questo – ha continuato Strada – c’è lo sdegno per chi non vuol vedere la strage di civili che sta avvenendo in questi giorni, proprio in queste ore, dove si stanno compiendo crimini di guerra inauditi. Non solo si massacrano civili ma si impedisce che i feriti vengano evacuati negli ospedali. Di questo, ovviamente, abbiamo numerose testimonianze, da parte dei pochi che sono riusciti a superare i cordoni che le forze di occupazione hanno disposto intorno ai luoghi dei bombardamenti. Chiediamo ancora, con forza, che si apra un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile di Marjah“.
Il capo dell’associazione volontaria ha poi un appunto da fare sui mezzi del contingente italiano. Il ministro della Difesa aveva assicurato: i nostri velivoli non possono portare agli errori cui hanno condotto i militari americani. ”Al ministro chiedo, e allora cosa sono i nostri, aerei da turismo? – ha commentato, duro, il medico – Cosa fanno, portano in giro i turisti a vedere i bombardamenti? Cosa ci fanno gli aerei militari in zone dove si sta bombardano? Sono affermazioni ridicole. Piuttosto, possiamo indicare alcuni dei pericolosi terroristi feriti dalle operazioni militari nella zona di Marjah. Feriti, perché i morti non li vediamo. Un ragazzo di 10 anni di nome Fasel, una bambina di 12 di nome Rojah che stava prendendo acqua al pozzo e si è presa una pallottola in un fianco, Said, di 7 anni, con una pallottola nel torace, un bambino di 9 anni di nome Akter che stava guardando dalla finestra quando gli hanno sparato in testa… questi sono i talebani“.
“I nostri politici – ha detto Gino Strada – non sanno niente dei talebani, non sanno di cosa parlano. Non saprebbero nemmeno indicare l’Afghanistan su una cartina muta. Purtroppo, questa è la gente che prende decisioni costano la vita a tanti afgani. E che costa una quantità di soldi impressionanti agli italiani. Siamo un paese dove si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro e si buttano via centinaia di milioni in una guerra per sostenere questo piuttosto che quel governo afghano. Mi piacerebbe avere un parlamento decente. Sull’Afghanistan continuano a dire agli italiani bugie clamorose, palle gigantesche. L’unica cosa da fare è smettere di sostenere questa classe politica. Io, personalmente, mi rifiuto di andare a votare. Lo farò quando ci saranno politici degni di questo nome”.

Cordoglio per i nostri quattro militari. E' giunta l'ora di dire basta.

Oggi 12 ottobre 2010, si stanno svolgendo i funerali di stato dei quattro militari italiani uccisi sabato scorso in un nuovo attentato dei talebani. Estremo cordoglio per questi ragazzi mandati a morire in una guerra senza motivo. Noi diciamo basta, non possiamo più permetterci di mietere altre vitime innocenti, altri soldati mandati a morire. E' giunto il momento di dire basta e far capire ai nostri politici che la loro guerra è una guerra ingiusta, una che combattono senza il nostro consenso, senza che rispettino la nostra Costituzione. L'Italia ripudia la guerra e i nostri politici sono dei pezzi di MERDA.
NON POSSIAMO PERMETTERE CHE QUESTI PERSONAGGI CONSENTANO TUTTO QUESTO INGIUSTAMENTE.

CORDOGLIO CARI FRATELLI, UN MESSAGIO D'AMORE VA ALLE VOSTRE FAMIGLIE CHE HANNO SEMPRE CREDUTO IN VOI. TUTTO DEVE FINIRE, NON PIU' GUERRE INGIUSTA PER UNA CAUSA IRRONEA. BASTA CON CHIACCHIERE INUTILI, BASTA CON LA GUERRA PER LA CONQUISTA DEL PETROLIO, SPACCIATA PER UNA GUERRA AI TALEBANI, CHE SONO CAPRI ESPIATORI DI QUESTA INGIUSTA GUERRA.

sabato 2 ottobre 2010

Giornata mondiale della nonviolenza: assicurare i diritti umani




Si celebra oggi, 2 ottobre, la 'Giornata internazionale della nonviolenza'. Istituita dall''Onu lo scorso anno, la giornata - che ricorre nell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi - intende "promuovere una cultura della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza". "L'ispirazione che ci viene dal Mahatma Gandhi è oggi necessaria più che mai" - evidenziava il Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-Moon lo scorso anno inaugurando le celebrazioni della giornata.

Nel suo messaggio per la Giornata odierna Ban Ki-Moon sottolinea lo "speciale significato" della ricorrenza quest'anno in cui si celebra il 60° anniversario della 'Dichiarazione Universale dei diritti umani'. "C'è un profondo filosofico legame tra i principi fondamentali dei diritti umani racchiusi nella Dichiarazione Universale e quelli praticati dal Mahatma Gandhi" - afferma Ban Ki-Moon mettendo in risalto che "la risposta per il Mahatma Gandhi è da trovarsi nell'agire" - cioè secondo le parole del Mahatma - "un'oncia di azione ha più valore di tonnellate di predicazione". "E' nostro impegno assicurare che i diritti proclamati nella Dichiarazione Universale diventino una realtà viva, che siano conosciuti, compresi e goduti da tutti e ovunque" - continua Ban Ki-Moon. Ricordando che "i diritti di troppi popoli sono tuttora violati il Segretario Generale dell'Onu conclude sottolineando che "proprio per questo l'eredità del Mahatma Gandhi è oggi più importante che mai".

In occasione della Giornata ha preso il via il progetto "Interventi civili di pace", frutto di un coordinamento tra sette diversi soggetti della società civile italiana attivi nel campo dell'educazione alla pace e alla nonviolenza e dei diritti umani.

Numerosi gli eventi e le manifestazioni nel mondo e anche in Italia: in particolare vanno ricordati quelli promossi e segnalati dal movimento Umanista che dal 17 al 19 ottobre celebrerà il Forum Umanista Europeo con il convegno "La forza della nonviolenza". A Firenze nell'ambito della campagna 'Il prossimo sono io' verranno esposte in Piazza della Signoria le centinaia foto di persone che si sono fatte fotografare per denunciare le "politiche della sicurezza" che colpiscono gruppi circoscritti e minoranze, finendo per negare i diritti di tutti.

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo presenta sul settimanale online "La nonviolenza è in cammino" diversi interventi di approfondimento e attualità sulla nonviolenza.

"Antica come le montagne ma attualisssima, la nonviolenza" - afferma Michele Boato. In tempi di Irak, Afghanistan, Georgia, persecuzione dei rom, minaccia nucleare, ecc. ecc. la nonviolenza è un faro che ci deve guidare sia nelle nostre azioni, che nella valutazione di cio che succede nel mondo: stare dalla parte dei più deboli, dire la verità senza terrorismi di alcun genere, nella fiducia che anche il peggior "nemico" può cambiare, che la coscienza dei subalterni può ribellarsi, che la verità è rivoluzionaria. E' la forza della verità il cuore della nonviolenza così come Gandhi ce l'ha trasmessa, ma prima di lui Gesù Cristo, Ildeagarda da Bingen, Francesco e Chiara d'Assisi, Tolstoj, e una infinita processione di persone più o meno sconosciute, che ha difeso la terra, i poveri, i lebbrosi, gli extracomunitari. E' la nonviolenza il cuore del vero progresso, quello dei diritti, del ben-essere, della pace e della cooperazione".

"Di fronte alla insidiosa e strisciante scia di violenza che serpeggia un po' ovunque non basta più sedersi a discutere sul da farsi. Bisogna agire, bisogna farsi sentire, bisogna non temere di far vedere che il popolo della nonviolenza esiste e resiste" - sottolinea suor Elisa Kidane nel suo intervento. "Nonviolenza, ce lo insegna Gandhi, non è latitanza dagli impegni sociali e politici. Di fronte alla insidiosa e strisciante scia di violenza che serpeggia un po' ovunque bisogna mettersi in marcia, avere il coraggio di camminare in mezzo alla gente, di entrare in tutti quei luoghi, quali la scuola, le università, le fabbriche, una volta fucine di cambi sociali in favore dei più deboli. Bisogna riappropriarsi dell'impegno morale di impedire che il male prevalga su questa nostra umanità, il cui unico sogno è di vivere dignitosamente. E' l'imperativo della nonviolenza. Sull'esempio di quelle miriadi di persone, in tutti i sud del mondo, che ogni mattina, nonostante il fardello che sono obbligate a portare sulle spalle, riprendono il cammino del coraggio e tracciano sentieri e mete per dare un volto nuovo a questa società, sazia di benessere e stanca di sognare".

"Il ricordo del Mahatma Gandhi è ancora una volta occasione per accendere l'attenzione sulle tante violenze del nostro tempo; un'occasione per dire tanti no e un solo grande si': un'occasione per dire sì alla pace" - ribadisce Leoluca Orlando. "La pace è no alla guerra, ed è sì al rispetto della persona umana. Nonviolenza e pace si intrecciano vicendevolmente nel messaggio gandhiano in un tempo nel quale l'umanità si acquieta nel constatare e nel tentare di perseguire il no alla guerra, ma incapace di andare oltre, incapace di cogliere - come oggi ci ricordiamo di esser nostro dovere cogliere - l'obiettivo di vivere in un mondo senza violenze, senza guerre ma capace di vivere anche compiutamente il rispetto della persona umana, di ogni persona umana; il rispetto di quelli che sono - troppo volte mortificati - i diritti umani".

martedì 21 settembre 2010

Proposta Letteraria:



Lungo cammino verso la libertà. di Nelson Mandela (Premio Nobel per la Pace e la non violenza)

Benedetto XVI e la Palora di Dio per sostenere la non violenza

"ROMA (19 settembre) - Nel giorno in cui il Papa ha espresso «orrore e vergogna» per il nazismo e la guerra, i sei uomini arrestati venerdì a Londra in quanto sospettati di voler attentare alla vita di Benedetto XVI sono stati rilasciati perché non rappresentavano «una minaccia fondata»: lo ha annunciato la Bbc on line citando fonti di Scotland Yard." da "Il Mattino"

La situazione sta diventando insostenibile e nessun politico sembra rendersene conto, o forse fa finta di non rendersene conto. Anche Papa Benedetto XVI ha espresso, nei giorni scorsi, il suo forte e chiaro messaggio di pace e non violenza, contestando duramente il nazismo, il terrorismo e la guerre che minacciano ogni giorno milioni di persone. Il Papa, che sempre nei giorni scorsi e' stato in visita a Londra, è stato vittima di un presunto attentato, fortunatamente sventato. ecco perciò che la difficile situazione in Iran e il suo esasperante leader, l'incomprensibile vicenda della guerra in Afghanistan, e tutti gli episodi che si delineano in credenze pseudo religiose, comportano un forte disequilibrio nel mondo, che resta impassibile e senza una piena coscienza democratica.

NON SI PUO' ANDARE AVANTI COSI' DOBBIAMO FARE IN MONDO CHE BENEDETTE XVI SI IMPEGNI, ATTRAVERSO LA PAROLA DI DIO, A DIFFONDERE NEL MONDO UN NUOVO MESSAGGIO DI PACE, CHE POSSA TROVARE NELLA RELIGIONE CATTOLICA/CRISTIANA, UN PRINCIPIO FONDAMENTALE DELLA NON VIOLENZA. ATTROAVERSO LA PAROLA DI DIO, SARA' POSSIBILE INTAVOLARE UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE PACIFICO E DI PUREZZA PER RIPORTARE LA PACE CHE NEL MONDO E' ANCORA UTOPIA.

lunedì 20 settembre 2010

Cordoglio per il militare italiano scomparso

Ancora un'altra vittima del terrorismo, ancora un'altro soldato italiano mandato a morire per la Patria, dai politici PEZZI DI MERDA. Oggi ci saranno i funerali dell'incursore militare ROMANI, ferito in un agguato e poi morto poche ore dopo per le troppe emorragie interne. Nessun politico, in questi giorni, salvo il vano tentativo del Presidente della Repubblica Giorgio "Superman" Napolitano che non viene ascoltato, ha dato il suo cordoglio, nessun commento sull'indennizzo richieste dalle famiglie per le vittime di guerra. Nessun passo indietro sulla posizione pro-guerra. Il "finto" ritiro delle truppe americane, che ci ha illuso, cosi come la politica di Obama, non fa notizia e nel silenzio si continua a combattere una guerra assurda, senza alcun motivo vero. Cercano Bin Laden?!?!?!?!?!? Ahahahahahahahahahahahah. Che idioti!!!!!!!
Tutta una montatura per farci credere che lottano contro il terrorismo. Ma la vera causa, e non smetterò mai di dirlo, è solo una questione politica, affari da denaro sporco, affari milionari per la monopolizzazione dell'Oro nero.
E la guerra in IRAQ? NON FA PIU' NOTIZIA. Condannato alla pena di morto, Saddam Hussein, continuano ad uccidere civili, ingiustamente e oramai neanche si contano più le vittime. Non possiamo permettere che queste guerre, che i politici chiamano ancora "missioni di pace", possan diventare nuove guerre dimenticate. Dobbiamo fermarli, dobbiamo far sentire la voce, non possiamo permettere a questi STRONZI politici, di farsi i CAZZI loro.

NON SI PUò, OGGI CI RITROVIAMO QUI A PIANGERE IL NOSTRO SOLDATO E OGNI GIORNO VORREMMO CHE FOSSE L'ULTIMO, MA A MALINCUORE NON SARà COSì E PRESTO, LA GUERRA CONTINUA, E PIANGEREMO ALTRI EROI.

venerdì 10 settembre 2010

I dubbi di Fidel sul socialismo: "Dobbiamo cambiare modello"

Castro in un intervista: "Il sistema non è più adatto a noi"

L'Avana
Dopo due mesi dalla sua ricomparsa in pubblico, Fidel Castro parla per la prima volta sulla situazione di Cuba per dire che il modello economico in vigore a Cuba non è più appropriato al Paese. Castro non ha fatto riferimento al sistema socialista nel corso della lunga intervista rilasciata ad un giornale statunitense, nel corso della quale ha espresso il suo punto di vista su varie questioni internazionali. "Il modello economico cubano non è più adatto a noi": è stata questa l'unica frase pronunciata dal leader rivoluzionario ottantaquattrenne su Cuba. L'isola da anni si dibatte tra gravi problemi economici, esplosi già agli inizi degli anni 90, dopo il collasso dell'Unione Sovietica, principale partener commerciale di Cuba. Castro ha esposto le sue preoccupazioni nell'intervista mensile "The Antlantic".
Fidel rispondeva al giornalista Jeffrey Goldberg che gli ha chiesto esplicitamente se "il modello economico di Cuba", l'unico paese comunista dell'America Latina, si potesse ancora esportare in altri paesi. di qui appunto la risposta: "Il modello economico cubano non è più adatto a noi". Goldberg ha intervistato Fidel la settimana scorsa all'Avana.
Questo è il primo riferimento che fa l'ex presidente alla situazione del Paese da quando è ricomparso in pubblico lo scorso 7 luglio, dopo quattro anni di assenza per malattia. nelle sua apparizioni pubbliche Fidel ha parlato sul rischio che eisste, secondo lui, di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l'Iran. tre settimane fa, poi, Fidel aveva stupito il mondo parlando per due ad un comizio in piazza all'Avana, davanti a decine di migliaia di cubani.
Un anno dopo essere arrivato alla presidenza Rual Castro, 79 anni, ha promesso nel 2007 "cambi strutturali". Nella prima sessione parlamentare di quest'anno, tenutasi ad agosto, lo stesso Raul ha annunciato che il governo continuerà ad affidare in gestione piccoli negozi ai loro dipendenti, andando dunque oltre le botteghe di barberie, ma senza puntare ad una vera economia di mercato. nell'annunciare l'aumento del numero dei liberi professionisti e la riduzione dei lavoratori statali, Raul Castro ha definito questa decisione un "cambio strutturale" per rendetre il sistema socialista "sostenibile" nel futuro. Riforme e modificazioni, insomma, ma sempre nell'ambito del sistema socialista. il governo di Rual sta studiando, "senza fretta", un "aggiornamento del modello economico cubano retto dalle categorie economiche del socialismo e non del mercato", ha dichiarato d'altra parte ai giornalisti il ministero dell'Economia Marino Murillo. "Rimarrà la pianificazione centralizzata. La proprietà non sarà consegnata ai dipendenti, ha sottolineato Murillo.
nell'intervista Castro ha anche critcato il presidente Ahmadinejad esortandolo a smetterla di negare l'Olocausto e diffamare gli ebrei. "Credo che nessuno al mondo - osserva Castro - abbia ricevuto lo stesso trattamento riservato agli ebrei. Non c'è niente a confronto dell'Olocausto". Secondo il padre della rivoluzione cubana, il governo di Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo "l'unicità" della storia di Israele e provando a capire meglio perchè Israele teme per la sua sopravvivenza.

mercoledì 18 agosto 2010

Afghanistan, nuove vittime innocenti, ancora silenzio...

E' il 18 agosto 2010, ancora un giorno di lutto nella lontana Afghanistan, ancora un giorno di silezio da parte dei politici che hanno voluto questa orrenda guerra. Ieri in un attentato terroristico sono state spezzate le vite di molti ragazzini costretti ad un addestramento forzato per diventare terroristi kamikaze di un domani lontano. Questo folle gesto è stato compiuto proprio da un kamikaze che si è fatto saltare in area proprio nella più importante "scuola" di addestramento per terroristi. Non si è capito il perchè del gesto, ma resta pur sempre un attentato, resta pur sempre un folle gesto in guerra assurda, che molti soldati combattono da 9 lunghi anni.
Ovviamente i politici come Obama, Berlusconi, Cameron (il nuovo Primo Ministro inglese) non hanno minimamente affrontato il problema. Non hanno nemmeno espresso il loro cordoglio, che arriva prontamente quando muoiono solo i soldati impegnati in guerra. E allora? Quanti sono i civili innocenti uccisi? Questo purtroppo non lo sapremo mai, perchè tutti i telegiornali e tutti i quotidiani, che hanno libertà di stampa e di informazione, non possono dare questa notizia perchè sono manipolati da persone che seguono l'ideologia di filo-berlusconiana, che vieta a tutta la stampa di non dare certe notizie.
E intanto laggiù in Medio Oriente continuano a morire persone, continuano a combattere soldati che non sanno più neanche il motivo di questa orrenda guerra.
Fermiamo questa guerra, ma facciamolo in modo concreto, portando la pace e la democrazia, con il dialogo e l'amore, perchè sono gli unici mezzi per poter dare un senso a un nuovo mondo possibile.

mercoledì 23 giugno 2010

Dimissioni generale USA. Tra false promesse e morti innocenti la guerra continua e tutti sono daccordo.

E' di ieri martedi 22 giugno la notizia delle dimissioni di un generale dell'esercito statunitense che dopo le pesanti accuse rivolte al suo presidente Barack Obama, ha deciso di dimettersi. tra le accuse rivolte dal generale al presidente vi è il fatto che Obama nella campagna elettorale per la candidatura a Presidente degli Stati Uniti aveva promesso grandi riforme sociali e a favore della pace e la non violenza, incentivando anche il ritiriro delle truppe, nel giro di due anni, dall'Afghanistan e dall'Iraq.
Nel novembre 2008, Obama viene eletto dal suo popolo, cosi diventa il primo presidente nero della storia americana. Inizia bene e poi lentamente entra con carattere nelle dinamiche politich mondiali, continuando a promettere cose che stravolgeranno la politica americana e mondiale. Cosi sono passati quasi due anni dall'inizio del suo mandato è di quel utopico e bizzarro ritiro delle truppe dagli stati di guerra, che tanto aveva fatto parlare, non se ne vede ancora l'ombra. Un'utopia?!?!?!?!!? Questo non possiamo dirlo, resta il fatto che un generale dell'esercito ha avutole palle di confessare la verità che tutti nascondo; ha messo in luce quelli che sono i difetti di ogni politico, che promette grandi cose e grandi eventi e poi quando viene eletto non si ricorda più di quel ha detto prima delle elezioni. Così si stravolge di nuove la situazione guerra in Afghanistan e in Iraq, dove le truppe internazionali sono in guerra, mentre i politici ancora ci vengono a dire che i nostri militari sono in missione di pace. Come può durare una missione di pace 10 anni?!?!!?!?!?!??
ORA BASTA POLITICI, ANDATA A FANCULO, NON BEVIAMO PIU' LE VOSTRE STRONZATE. FATE TORNARE I NOSTRI MILITARI IN PATRIA E DIAMO LA POSSIBILITA' A TUTTI QUESTI PAESI DI FONDARSI UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA DA SOLI, SENZA LA FORZA DELLE ARMI. TORNO A RIPETERE:
LA PACE NON SI PORTA CON LE ARMI, MA CON IL DIALOGO A L'AMORE...

lunedì 14 giugno 2010

La guerra infinita al terrorismo

Dall’11 settembre al fallito attentato di Detroit, la storia in cinque atti di un conflitto sanguinoso. Che oggi ha nuovi scenari ma sempre le stesse vittime: le persone comuni.

Siamo ormai all’ottavo anno di un conflitto estenuante, più lungo della prima e della seconda guerra mondiale. Complesso, multidimensionale e polivalente come queste due guerre, è un conflitto a cui manca una narrazione. È caotico e difficile da definire. Ed è anche anonimo, cosa che non dovrebbe sorprenderci: poche guerre hanno avuto un nome mentre erano ancora in corso. Ma dopo l’ennesima settimana dominata dalle notizie di un nuovo allarme terrorismo – stavolta a causa di un giovane nigeriano, addestrato nello Yemen e legato ad Al-Qaeda, che ha cercato di far saltare in aria un aereo di linea statunitense – vale la pena di provare a fare un passo indietro per osservare lo svolgimento del conflitto nel suo complesso. Così potremmo provare a stabilire a che punto siamo e che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro.
La guerra al terrorismo si può dividere in cinque atti. Il primo è cominciato con l’11 settembre 2001, subito seguito dalla guerra in Afghanistan. Il secondo è coinciso con il momento di calma relativa tra il 2002 e il 2003. In questo periodo ci sono stati degli attentati e i combattimenti in Afghanistan sono proseguiti, ma gli scenari apocalittici che molti avevano temuto non si sono realizzati.
Poi, con l’attacco all’Iraq, è arrivato il terzo atto, con un netto intensificarsi del conflitto, rimasto fino a quel momento relativamente circoscritto sia nella portata degli scontri sia nell’estensione geografica. In quel momento è sembrato che i pessimisti avessero ragione. Un’ondata di radicalismo ha contagiato il mondo islamico e, mentre l’Iraq precipitava nel caos, gli attentati si moltiplicavano in tutto il Medio Oriente. La violenza ha toccato anche l’Europa, con gli attentati in Spagna e Gran Bretagna. Allo stesso tempo si sono aggregati le divisioni tra le diverse comunità religiose, e il linguaggio dei politici e dei mezzi d’informazione si è fatto più aggressivo.
Quando i giovani delle metropoli francesi si sono ribellati si è parlato di un’intifada europea, mentre dopo la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto in un quotidiano danese, nei paesi musulmani migliaia di persone sono scese in piazza per protestare. Sono stati i giorni più bui di tutto il conflitto.
Nel quarto atto, invece, la situazione è migliorata: perfino nel caos più drammatico alcuni elementi hanno preso una piega positiva. L’atteggiamento dell’opinione pubblica islamica, per esempio, è cambiato. Milioni di musulmani hanno cominciato a condannare gli attentati. Questo non significa che avessero dimenticato l’indignazione nei confronti degli Stati Uniti, di Israele e dell’occidente o che avessero accettato la globalizzazione. Quei musulmani avevano semplicemente smesso di considerare le tattiche di Al-Qaeda come armi legittime.
Uno degli esempi di questa trasformazione è arrivato dalla Giordania: prima degli attentati dl novembre 2005 ad Amman, secondo i sondaggi, quasi due terzi dei giordani condividevano le azioni di Osama bin Laden. Dopo gli attacchi, la quota era scesa al 24 per cento. Nel 2005 in Turchia i sostenitori di Bin Laden erano il 3 per cento, contro il 15 per cento di tre anni prima. La stessa cosa è avvenuta in Marocco, in Arabia Saudita e in Egitto: finché la violenza era lontana, astratta, le tattiche di Bin Laden si potevano condividere. Ma quando le persone hanno cominciato a veder morire i loro soldati, i poliziotti e i vicini di casa, la situazione è cambiata.
Nel 2007 si è registrato un certo miglioramento anche in Iraq. Quell’anno il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha deciso di inviare nuove truppe, con un radicale cambiamento di strategia adottato proprio mentre erano in corso solo tre svolte cruciali. Innanzitutto, gli sciiti avevano conquistato con relativa facilità gran parte dello spazio, geografico e politico, che potevano sottrarre ai sunniti, e la guerra civile si stava esaurendo. In secondo luogo, i miliziani sciiti che avevano combattuto contro i sunniti e americani si erano fortemente indeboliti a causa di problemi di organizzazione e disciplina. Ma la svolta più significativa è stata la terza: le comunità sunnite si sono rivoltate contro i militanti affiliati ad Al-Qaeda.
Costrette a scegliere tra loro interessi e l’ideologia dell’organizzazione, le tribù hanno preferito i primi. In sostanza hanno rifiutato sia la libertà che gli americani cercavano di imporre con i carri armati sia la visione del mondo di Al-Qaeda, altrettanto estranea al contesto culturale locale. In Europa, una più rigorosa organizzazione dei servizi di sicurezza, una maggiore attenzione verso la complessità del problema, la crescente maturità del dibattito pubblico e la scelta del nuovo governo britannico, guidato fa Gordon Brown, di accantonare il linguaggio fortemente ideologizzato dell’era Blair hanno consolidato i progressi fatti.

L’ultimo atto

L’uscita dall’abisso in cui si era precipitati a metà decennio è stata lenta ma costante. E oggi, all’inizio del 2010, nel mondo musulmano il sostegno a Bin Laden non fa che diminuire, mentre in occidente la violenza, seppure ancora allarmante, non viene più percepita come una minaccia per l’esistenza della nostra società. Che succederà nel quinto atto? La prima risposta riguarda l’Afghanistan. Mentre l’attenzione si concentrava sui fronti secondari, i taliban hanno riconquistato vaste zone del paese. Con l’aumento delle truppe statunitensi, ci saranno nuovi combattimenti, ma il ritiro è previsto per il 2011. gli occidentali sono stanchi e vogliono, se non la pace, almeno un coinvolgimento meno impegnativo. Gli scontri dei prossimi mesi potrebbero essere l’ultimo sussulto del conflitto.
Oggi è possibile immaginare un futuro non troppo lontano in cui le notizie provenienti dai fronti della lotta al terrorismo non occuperanno più le prime pagine dei giornali ogni giorno. Sarà possibile, allora, dare un nome a questa guerra? In generale sono i vincitori a decidere come chiamare i conflitti. Ma in questo momento è difficile trovare chi possa rivendicare la vittoria. Al-Qaeda ha perso molti dei suoi leader e non ha ottenuto quasi nessuno dei suoi obiettivi. Il radicalismo islamico rimane un fenomeno disorganico, le masse musulmane non sono insorte, l’istituzione di un califfato non è imminente e l’occidente non sta è stato indebolito come Al-Qaeda sperava. Gli unici governi che sono stati rovesciati nel mondo islamico sono stati quelli deposti dalle potenze occidentali, e la crisi finanziaria ha fatto più danni all’economia globale dell’11 settembre e di tutti gli attentati dello scorso decennio. L’economia statunitense ha dimostrato grandi capacità di ripresa, e anche in Europa gli scenari più terribili non si sono avverati.
Tirando le somme, si può dire che le società e i sistemi politici occidentali supereranno quest’ondata di violenza radicale come hanno superato le precedenti. Del resto, neanche in Medio Oriente c’è stata la catastrofe pronostica da alcuni osservatori. Comunque è difficile sostenere che a vincere sia stato l’occidente. Le minacce rimangono, le cause profonde del terrorismo non sono state affrontate e i progressi ottenuti sono tutt’altro che solidi. Nel dicembre del 2004, dopo la rielezione di George W. Bush, la rivista ufficiale dei servizi segreti statunitensi prevedeva una duratura “prosecuzione del predominio americano”. Nel 2009 quegli stessi servizi hanno annunciato che gli Stati Uniti stanno perdendo potere in un mondo sempre più multipolare. Se questa è una vittoria, l’America non potrà permettersene altre.
Gli sconfitti di questa guerra non sono invece difficili da individuare. Si tratta tutte le persone che si sono trovate sotto il fuoco incrociato degli scontri: le vittime dell’11 settembre, di Londra e di Madrid, quelle delle violenze settarie di Baghdad, gli uomini e le donne uccisi in Afghanistan dai missili statunitensi e dai kamikaze. E poi le persone giustiziate da Al Zarqawi, quelle che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non sono gli sconfitti, però, a decidere che nome dare alle guerre. L’unica cosa che si può prevedere con una ragionevole certezza è che nessuno troverà presto un nome appropriato per questo conflitto in cinque atti ancora senza titolo.

lunedì 7 giugno 2010

No al bavaglio, non si può andare così...

Ci siamo, e quasi tutto pronto e nessuno dice niente, nessuno provàm per lo meno a ribellarsi e di fronte a questo scempio, vediamo il tacito consenso delle televisioni e dei giornali schiavi del sistema politico italiano. Non bastano le paroel di Milena Gabanelli, non basta la lettere di protesta di Adriano Celentano, oggi su "La Repubblica". La legge sulle intercettazioni, o meglio nota come "Legge bavaglio", sta per essere votata definitavamente al Senato. Ecco allora che un nuovo emendamento ad (Berluska) personam, sta per essere approvato. Un nuovo passo verso una situazione politica italiana schifosa. Nessuno dice niente, Santoro viene cacciato perchè considerato scomodo solo perchè racconta la verità, Vespa tagliato per i pochi ascolti, Gabanelli, Iacona e tutte le trasmissioni di denuncia ridotte all'osso. I politici con questo nuovo schifoso emendamento stanno uccidendo la libertà di stampa, che non avrà più il diritto di poter dare testimonianza della schifo che ogni giorno compioni i politici italiani.
Sempre di più si arriva ad una situazione infelice di regime per la nostr bella Italia, che ha perso il senso della democrazia, che ha perso la sua identità popolare, che si riaccende solo quando in tv ci sono le partite della nazionale di calcio.
E' una vergogna, non si può andare avanti cosi, dobbiamo continuare a credere che possiamo riconquistarci la democrazia, riprenderci il diritto di pensare liberamente. LA LIBERTA' E' SACRA COME IL PANE.

martedì 1 giugno 2010

Non servono più le parole

Un nuovo attacco alla pace è compiuto, e questa volta in acque internazionali ai danni della "Flotta per Gaza". Una flotta navale, nata con l'intento di portare la Pace nella striscia di Gaza attraverso un viaggio in nave che sarebbe dovuto concludersi tra pochi giorni. Il viaggio ora si concluderà, ma non come speravamo, o forse si, visto che la Pace nessun politico la vuole. La Flotta per la Pace era ed è, nonostante l'attacco subito dall'esercito israeliano nel quale hanno perso la vita 19 persone, un chiaro messaggio di pace e non violenza, nato per tentare di portare la pace nella striscia di Gaza, ormai da troppo tempo dilaniata dai violenti e sanguinosi scontri tra israeliani e palestinesi, una dura battaglia che non avrà mai fine, fino a quando i politici continueranno a gestire i loro sporchi affari di guerra.
Questo violento attacco è il risultato di tutte le tnesioni che ci sono in queste terre ed è un evidente dissenso contro la Pace, che resta utopia. Ora basta non servono più le parole, bisogna fare fatti e attivarsi alla risoluzione dei problemi nella striscia di Gaza.
Subito il mondo politico scossa da questo attentato, si è riunito, in qualità di ONU, in consiglio straordinario per cercare una situazione di emergenza per sedare gli animi. Il ministro degli esteri Frattini, esprime il suo cordoglio e spinge tutti alla ricerca del dialogo e della pace, che lui e sui mandanti non vogliono. Parole troppo comode, troppo scontate, inutili fino a quando l'Italia e l'ONU avranno le mani in pasta in tutte le guerre.
Bisogna lottare duramente contro i nostri politici cercando di fargli capire che per portare la Pace non servono le armi, ma il dialogo, l'amore e la volontà di riuscire a costruire un mondo nuovo dove non ci sia odio e violenza, discriminazione e razzia.
Non sono qui per fare la morale, posso sembrare scontato, ma almeno io provo a credere in una pace concreta che possa sedare i violenti animi di questo mondo pieno di odio, che Dio ci ha donato e che non riusciamo a mantenere puro e pacifico come lui lo ha immaginato. Questo mondo lo stiamo distruggendo con tutte queste inutile guerre. Dobbiamo ritrovare la serenità e la giusta via per portare la pace.

mercoledì 19 maggio 2010

Un carico da 90...

In attesa che le salme dei due militari uccisi brutalmente in Afghanistan, facciano ritorno in Italia, e dopo che il Presidente del Consiglio dei Ministri dichiara che le truppe italiane resteranno ancora in Afghanistan, ecco che interviene anche il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, che mettendoci sopra un bel carico da 90 sulle parole del Premier Berlusconi, afferma l'aumento dei militari in Afghanistan per fronteggiare la minaccia talebani e per rafforzare il "difficile" compito delle missioni di pace che saliranno a circa 4000 unità. Missioni di pace!?!?!?!?!?!??!?!?! Ancora oggi dobbiamo sentire dire queste parole, ancora dobbiamo sentir parlare di missioni di pace dopo 9 lunghi anni di guerra (mai dichiarata ufficialmente) in Afghanistan.
Inpensabile, come si può dare ancora adito, alle tante parole di questi nostri politici che continuano a finanziare una guerra atroce. Non si può permettere ai politici di scherzare con la vita di uomini che vanno a morire per i loro sporchi affari mentre loro restano comodi sulle loro poltrone.
Sono passati 9 anni da quel maledetto 2001, quando ci fu l'attentato alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono a Washington. 10 lunghi anni con un solo unico scopo, fare la guerra, fare una nuova guerra da finanziare, altro che missioni di pace.
Ma è possibile che non c'è un modo per dire basta a queste guerre, è possibile che nessuno si renda conto del male che i politici stanno provocando con queste guerre, mietendo vittime innocenti che si trovano in mezzo al loro sporco gioco? Io credo che tutto è possibile se di mezzo c'è il petrolio, c'è il denaro e c'è il voler conquistare tutto il mondo.
E' una vergogna. Io mi dissocio da qualunque guerra che si combatte nel mondo. Le guerre non sono nel mio nome. Io sono pacifista, rivoluzionario non violento, portatore sano d'amore e di libertà.

martedì 18 maggio 2010

E adesso?

17 maggio 2010, ennesimo attentato a giovani militari italiani in Afghanistan. Siamo ad Herat, due giovani militari vengono uccisi dai talebani in un'attentato sulle astrade afghane. Un "Lince" uno dei mezzi blindati dell'esercito italiano, viene fatto saltare da una bomba fatta saltare al passaggio del mezzo. Il bilancio è di due morti e due feriti gravi, le vittime sono giovani militari mandati in guerra dai loro generali, per combattere una guerra che nessuno dichiara, ma è pur sempre una guerra. E allora noi cosa facciamo, continuiamo a pensare che in Afghanistan si stanno attuando missioni di pace, e i nostri politici affermano che i militari devono restare sul loro posto di guerra. Non è giusto che dei poveri ragazzi vcadano a morire per gli sporchi affari di politici che non sanno il vero valore della loro vita. La vita non ha prezzo, è sacra e va rispettata, perchè nessuno può permettersi di scegliere il nostro destino. Il destino che ci costruiamo si fonda sulla libertà di credere che la nostra vita vada vissuta in libertà. Io non mi riconosco in questa italia, che si dichiara patriottistica e poi non si rende conto dello schifo che fanno i nostri politici. Come diceva il grande Giorgio Gaber "io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono..."
RITIRATE LE TRUPPE O VOI CHE POTETE. RIDATE LA DIGNITA' A UOMINI CHE COMBATTONO INGIUSTAMENTE LA VOSTRA FOTTUTA GUERRA. SE CI TENETE TANTO A COMBATTERE QUESTA GUERRA, CARI POLITICI, ANDATECI VOI, IMBRACCIATE IL FUCILE E PARTITE. NON POSSONO MORIRE GIOVANI ITALIANI PER I CAZZI VOSTRI. VAFFANCULO. ADESSO E' TROPPO, RITORNO DELL'ESERCITO IN ITALIA IMMEDIATO.

lunedì 17 maggio 2010

16 maggio 2010 Marcia per la pace Perugia Assisi. Una risposta concreta per sostenere la Pace e la Non Violenza

Il 16 maggio 2010, è passato nel silenzio e nel mefreghismo, perchè non tutti sanno che si è svolta la Marcia per la Pace Perugia Assisi, appuntamento storico per tutti i sostenitori della Pace e della Non Violenza. I pochi giornalisti che ne parlano dicono erano circa 100 mila, il che significa che secondo loro erano anche meno a partecipare a questo evento. In effeti non mi stupirei di sentire questi numeri cosi bassi se si pensa che il 75% della nostra informazione e nelle mani di Silvio Berlusconi, non mi stupisce che sia dato poco spazio a questo evento cosi importante. Io personalmente, senza fare alcuna critica a nessuno, ma conoscendo il movimento del quale faccio0 parte e del quale sono pieno sostenitore, dico che era molti di più dei "circa 100 mila" dichiarati. Siamo una massa silenziosa che sa farsi sentire, liberamente senza l'uso delle armi, siamo un popolo pacifico che non ha mai smesso di lottare per riuscire a portare la pace in questo orrendo mondo pieno di guerre e di odio razziale. Quest'anno non sono riuscito a partecipare, ma con il cuore ero lì, insieme ai miei compagni pacifisti, perchè tutti noi popolo sano e con dei valori precisi, sappiamo cosa vuol dire amare e sappiamo amre questo mondo per Dio lo ha creato, e lo rispettiamo, perchè il mondo che ci è stato dato in custodia, deve essere amato e curato. Dobbiamo guardare al futuro, costruendo un mondo migliore, riparando agli sbagli fatti in passato e dobbiamo riuscire, o quanto meno tentare di portare la pace e la non violenza, seguendo il messaggio di Gesù, brutalmente crocifisso da un popolo "cieco" che non ha compreso la sua venuta nella sua Gerusalemme che lo ha tradito, o ancora il messaggio di Gandhi, che ha portato una rivoluzione pacifica che ha cambiato le sorti della sua India e che forse poteva tnetare di cambiare il mondo. Ma cosi non è stato, anche Gandhi fu ucciso e non riuscire a portare al mondo il suo messagio di non violenza. Tutti insieme dobbiamo lottare pacificamente affinchè la pace non resti utopia o un sogno irrealizzabile, ma deve diventare un gesto concreto d'amore nel quale tutti noi dobbiamo identificarci.
Io sono per la Pace e per la Non Violenza, ora e sempre per la Libertà.

giovedì 29 aprile 2010

Afghanistan, gli altri cinque cooperanti di Emergency non in stato di arresto sono adesso a Kabul

A sbloccare la situazione è stata la mediazione dell'ambasciatore italiano in Afghanistan, Claudio Glaentzer

Sono arrivati a a Kabul, capitale dell'Afghanistan, i cooperanti di Emergency che non sono stati prelevati dalla sicurezza afgana ma che erano comunque rimasti bloccati a Lashkar Gah. Tra i sei, il logista di Kabul che era andato a Lashkar Gah subito dopo l'irruzione in ospedale, quattro donne e un uomo che lavoravano in ospedale. In seguito alle operazioni che hanno portato al prelevamento di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, i cinque erano rimasti asserragliati nella casa dell'organizzazione di Gino Strada. A sbloccare la situazione è stata la mediazione dell'ambasciatore italiano a Kabul Caludio Glaentzer.

Ancora non si hanno notizie sulla sorte e sulla posizione giuridica di Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani. A quasi tre giorni dall'irruzione in ospedale, nessuna notizia è ancora stata fornita.

Il ministro Frattini ha annunciato che scriverà una lettera al presidente Karzai. La missiva, sostiene il titolare della Farnesina, sarà recapitata domani dall'inviato speciale del ministro. Domani Frattini riferirà alle commissioni Esteri di Camera e Senato in sessione congiunta a partire dalle 15. Sempre domani è prevista una audizione del Copasir, che ascolterà il capo dell'Aise, il servizio segreto militare.

giovedì 15 aprile 2010

Andare avanti con convinzione...

La dura avversione contro questo governo continua, e continuo sempre di più a non riconoscere nei partiti e negli ideali che lo fondano. In questa schifosa giostra che è la politica italiana, tutti i sono daccordo e continuano a farsi i loro sporchi interessi. Continua la sua schifosa marcia, il carroccio leghista e continua ad aumentare sempre di più la sua andatura e sta iniziando a galappoare nelle viscere della nostra Italia. Continuando di questo passo ben presto si arriverà al federalismo e poi ancora al totalitarismo, perchè è questo quello che i politici voliono, è questo che vuole la popolazione italiana che non ha mai avuto una sua identità nazionale. Evidentemente, non serve a niente la lotta dei compagni morti per la libertà, per i compagni che con la lotta nella vita quotidiana hanno cercato sdi rialzare le sorti del nostro paese. A cosa sono servite le lotte di Peppino Impastato, Guido Rossa, Walter Rossi e tutti coloro che hanno difeso con convinzione il loro ideale?
Forse non è servito a niente ma io di certo continuo la mia lotta seguendo il loro esempio, continuo la mia lotta pacifica portando l'amore nella mia quotidianeità, sognando un'Italia democratica in un futuro migliore.

venerdì 9 aprile 2010

Non fermiamoci qui...

E' appena passata una settimana dalle elezioni regionali, che hanno visto un aumento drastico di Regioni Governate dal centro - destra; infatti se prima erano solo 7, ora siamo passati a 13 e risulta essere un dato sconcertante. La cosa più sconcertante però è che nelle regioni del nord, abbia riscosso un grande successo la Lega Nord che in questi mesi ha condotto e difeso una politica discriminatoria e razziale contro gli immigrati. Stupisce infatti che in Piemonte, Mercedes Bresso non sia riuscita a riconfermarsi governatrice ed è stata superata anche se dico dal quel ciarlatano di Roberto Cota, ignorante leghista e burattino di Bossi. Le vittorie che fanno ancora più scalpore, sono le vittorie di Polverini del Pdl, nella regione Lazio, altra trucidona romana che non si capisce da dove sia spuntata fuori, e ancora le vittorie di Caldoro in Campania e sconcertante e la vittoria di Del Corvo (Pdl) sulla Pezzopane (Pd) alle elezioni relative alla presidenza della provincia di L'Aquila.
Ma come? Non può essere? Griderà qualcuno...
Invece, purtroppo è proprio così la destra, continua a vincere senza problemi, anzi con tanti problemi, ma a quanto pare in Italia, più cis ono problemi più si appoggia chi li crea. Non è bastato alla Campania le cazzate sulla spazzatura, che hanno suscitato molte scontri, saenza considerare che poi la merda c'era anche con Bassolino. Non è bastato ai cittadini aquilani essere presi in giro con il progetto case, dove vi rimarranno per anni, a far decadere almeno in parte lo stropotere di destra. a L'Aquila, il 6 aprile 2009, poco più di un anno fa un devastante terremoto che ha provoacato centinaia di vittime e subito tutti sono corsi in aiuto e poi menzogne, menzogne e menzogne si sono susseguite a scandali. Dopo un anno gli aquilani, hanno votato per il centrodestra, evidentemente sono contenti così.

Le elezioni in Puglia, hanno riconfermato la volontà di farsi governare da Nichi Vendola, che il Pd non voleva, tanto che ha fatto le primarie, ma non c'è stata storia. Nichi Vendola, con il suo partito Sinistra Ecologia e Libertà ha riscosso tanti successi meritati e forse oggi in questi Italia di politici corrotti, è l'unica valida alternativa al centrodestra. In Puglia è da notare anche l'impegno e l'esempio di Michele Rizzi che ha voluto presentarsi come valida alternativa a questo scempio italiano, speriamo che spinti su questa onda di ideologia coerente come quella di Michele Rizzi, si possa un giorno cambiare modo di pensare e rendersi conto che in Italia così non va.

venerdì 12 marzo 2010

L'Italia è una repubblica fondata sullo sciopero, la mancanza di serietà, il menefreghismo e l'ignoranza...

Oggi è 12 marzo 2010 e in Italia, ci stiamo avvicinando sempre di ad una situazione critica di non ritorno, una situazione dove piano piano i nostri politici stanno disgregando la nostra Costituzione, che abbiamo conquistato con il sangue di tanta e tante gente che si è battuta per demolire una monarchia che ha governato fino alla fine della Secondo Guerra Mondiale. La nostra Costituzione è il punto di arrivo della lunga storia italiana, che è iniziata con le guerre di indipendenza e si è conclusa con la guerra mondiale. Insomma, tutto il sacrificio fatto, le battaglie sociali e le lotte per i quali i nostri cari antenati si sono battuti, rischia di diventara carta straccia. Tutto questo perchè i politici attuali pensano solo ai loro sporchi interessi e dove c'è una destra forte e determinata a prendere il sopravvento per riuscire a creare il suo REGIME DITTATORIALE, silenziomente, c'è una sinistra INDIFFERENTE, che approva tutto questo perchè conviene anche a loro.
Ogni giorno un nuovo decreto "salvaculo" del presidente degli italiani (tranne mio ke nn lo riconosco come tale) Berlusconi, che non sa accettare le sporche verità raccontate su di lui, tralaltro documentate con intercettazioni, video, foto e documenti vari che lo testimoniano. Infatti codesta persona, nega l'evidenza di fronte a tutto ciò che si dice, e per non cadere giù dal precipicipizio di un franoso GOVERNO, cerca sempre nuovi escamotage per salvare come detto il suo culo.
Ultima novità, ma di gravità inaudita il decreto salva liste, approvata dalla sua ASSEMBLEA COSTITUENTE (dico cosi del nostro PARLAMENTO, xkè l'atteggiamento di Beluscoglioni, ricorda molto del testa di cazzo di MUSSOLINI), dopo che i suoi scagnozzi non si sono presentati alle concellerie per depositare le liste del PDL. Ha fatto ricorso ai vari organi di giustizia, che hanno rispettato la Costituzione, cosa che non di certo Berlusconi, ed ora ha il coraggio di dire che sono tutti comunisti e sono tutti contro di lui, perchè stanno avendedo un comportamento non costituzionale.
IO CARO BERLUSCOGLIONI. DIKO KE HAI ROTTO IL CAZZO, CON LA TUA POLTICA DI MERDA E TUTTI GLI STRONZI E LE TROIE KE PORTI CON TE. IL PARLAMENTO NON E' UN TEATRO DOVE PUOI FARE I TUOI GIOKI EROTICI DEL CAZZO. NON PUOI ROMPERE I COGLIONI CON TUOI PIANTI ED ACCUSARE TUTTI NOI KE SIAMO GENTE KE SA DFIFENDERE IL VALORE DELLA NOSTRA COSTITUZIONE. IL POLITICO NON LO SAI FARE E NON LO PUOI FARE PERCHE' SEI PLURIPLURIPLURIINDAGATO E TI SEMPRE SALVATO IL CULO, MERITI L'ERGASTOLO PER TUTTE LE CONDANNE KE HAI. IO CREDO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA KE GLI ITALIANI HANNO CONQUISTATO 60 ANNI FA, SCEGLIENDO DI FONDARE UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO E DOVE LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO.
ALLORA TI DICO KE SE SIAMO TUTTI CONTRO DI TE, ALLORA VUOL DIRE KE HAI RAGIONE, SIAMO TUTTI COMUNISTI; QUINDI SICCOME I COMPAGNI SONO TANTI, PER KI LI TOCCA SONO CAZZI DA KAGARE. ORA SONO CAZZI TUA ATTENTO AD OGNI PASSO FALSO KE FAI. VIVA IL COMUNISMO E LA LIBERTA'

martedì 9 marzo 2010

ITALIA POPOLO DI RAZZISTI E IGNORANTI...

E' vergognoso credere, che un Paese come l'Italia che in passato, nel corso della storia abbiamo avuto grandi, anzi direi leggendari artisti, che ci insegnavano la nostra cultura, vedi Leonardo Da Vinci, Caravaggio, Verdi e tanti altri...invece oggi molti italiani sono una massa di ignoranti, analfabeti e razzisti, che va dietro a dei politi ancor più anafalbeti ignoranti e razzisti. Non ci si rende conto ke più il tempo passa più diventiamo ignoranti e continuiamo a non capire un cazzo.
Quando si è ignoranti, si diventa razzisti, perché si pensa di sapere e si prevarica il pensiero altrui e non si accettano le altrew minoranze etniche.
Io mi vergogno di essere italiano, di fronte alle tante accuse ingiuste fatte contro poveri ragazzi che appartengono ad etnie diverse e li gli italiani ignoranti li chiamo negri, zingari o peggio ancora. Io credo che tutti questi poveri ragazzi sono nostri fratellie dobbiamo accettarli per come sono scoprendo con dignità la loro cultura per prendere spunto e trovare nuovi stimoli. Chi è ignorante non percepisce che gli zingari o i rom che dir si voglia, sono anche ITALIANI e dobbiamo accettarli per quello che sono, come ad esempio Andrea Pirlo, giocatore del Milan di Berluska, che tralaltro vuole mandarli via dall'Italia ignorando il fatto che non può farlo, e Moira Orfei, nota circense, che tutti conosciamo per i suoi film con i vari De Sica, Mangano e tanti altri attori/trici italiani/e.
L'ITALIA RESTERA' PER SEMPRE UN POPOLO DI IGNORANTI SE NON CAPIRA' LA DIFFERENZA TRA BENE E MALE, TRA ACCETTAZIONE E DISCRIMINAZIONE, TRA QUALUNQUISMI E REALISMO. BISOGNA CONTINUARE A CREDERE E A SOSTENERE L'INTEGRAZIONE, CHE NESSUNO HA MAI APPLICATO E DOBBIAMO FARLO ORA, PRIMA CHE L'IGNORANZA E, AGGIUNGO IO, LA DEFICENZA POSSANO PRENDERE IL SOPRAVVENTO. BASTA, E' FINITO IL TEMPO DI FARE IL POPOLO SUDDITO/SCHIAVO, PERCHE' L'ITALIA HA PERSO LA SUA VERA IDENTITA' CULTURALE. IL POPOLO ITALIANO E SUDDITO DI TUTTI I GOVERNI DEL CAZZO, DESTRA O SINISTRA CHE SIA, CHE HANNO DISTRUTTO LA NOSTRA CULTURA E CONTINUANO A FARLO SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGA. STIAMO PER TOCCARE IL FONDO E TRA POCO NON AVREMO PIU' LE FORZE DI POTER REAGIRE E RICOMINCIARE A NUOTARE PER RITROVARE LA NOSTRA VERA IDENTITA'.

giovedì 18 febbraio 2010

RINVEDICARE IL PROPRIO IDEALE....FAR CAPIRE CHE TUTTO PUO' CAMBIARE SE LOTTIAMO CON LA NON VIOLENZA...(Parte I)

Dicono che la pace non serve a niente, che la pace non puo' essere raggiunta in nessun modo, che la pace si porta solo con un guerra. Beh io credo di no, la guerra nn puo' portare pace, perchè non esiste arma che porta pace, anzi ogni arma porta distruzione, discriminazione e povertà. Ogni giorno una guerra nel mondo distrugge milioni di persone ingiustamente. Ogni giorno restiamo indifferenti di fronte a tutto questo scempio che non deve restare tale, dobbiamo cercare cosi di portare la pace attraverso i nostri gesti quotidiani, con la forza dei nostri pensieri, perchè non è possibile pensare che la guerra è a soluzione per risolvere questioni.
Ogni girono l'odio razziale che spinge la gente a discriminare, mi fa venire il ripudio perchè tutti coloro che odiano sono egli stronziche non capiscono un cazzo.
Ogni giorno dobbiamo trovare in noi stessi la forza di andare avanti con forza e dedizione, speranza e convinzione, per cercare di ritrovare l'amore perso agli albori della nostra esistenza. Se davvero ci fosse un DIO sarebbe già sceso sulla terra e avrebbe portato il messaggio di pace che nessuno porta nella propria quotidianeità. Se davvero chi ha scritto la BIBBIA, che sembra una bella favoletta da raccontare ai bambini, non deve considerae GESU' il figlio di DIO, ma un uomo che con il suo esempio di vita semplice ha cercato di portare la pace nel suo popolo, ma non è stato capito e venne crocifisso.
Credo allora che GESU', così come GANDHI, ERNESTO "CHE" GUEVARA, EMILIANO ZAPATA e tutti gli altri uomini che hanno tentato la RIVOLUZIONE, sono esempio di PACE CONCRETA SENZA USO IMPROPRIO DI ARMI.

martedì 16 febbraio 2010

VERGOGNA ITALIA...

Ormai cosa certa è che l'Italia è un Paese di MERDA, un Paese dove non puoi fare un cazzo senza esser controllato, un Paese di merda dove vi è un REGIME silenzioso, che nessuno accetta. Se non sei uno SPORCO CORROTTO DI MERDA PLURINDAGATO, non conti un CAZZO. Tutti i politici di merda fanna intrallazzi tra cemento e troiette e noi restiamo in silenzio consentendo loro di fare questo skifo. Non si può andare avanti in questo maniera, appoggiando la "poltica" di PEZZI DI MERDA che fanno solo i loro interessi. POLITICI DI MERDA, come BERLUSCONI, ALFANO, TREMONTI e tutta la MERDOSA COMPAGNIA, non hanno rispetto per la nostra COSTITUZIONE che ogni giorno perde valore valore di fronte alle leggi del CAZZO emanate da questi FIGLI DI PUTTANA.
Sono degli SPORCHI RAZZISTI del Cazzo che nn accettano il prossimo e lo vogliono fare fuori con l'appoggio della CHIESA, tutta FEDE, SPERANZA e CARITA' e poi vedi papa NAZINGER (MALEDETTO XVI) con la cavezza d'oro al collo che parla ai suoi sudditi di pace e amore.
IO DICO DI FRONTE A TUTTO QUESTO SCEMPIO, VERGOGNA...IO MI DISSOCIO, E' FACILE PARLARE BENE RAZZOLARE MALE, NESSUNO SE NE FOTTE DELLE VOSTRE PAROLE DEL CAZZO, CARI POLITICI, CARDINALI E PAPI DEL CAZZO, SE POI NON FATE UN CAZZO PER CAMBIARE QUESTO MONDO. SE IL MONDO NON CAMBIA E' PER COLPA VOSTRA CHE NON CAPITE UN CAZZO DEI PROBLEMI DELLA GENTE. COSI' TUTTI VOI COMPRESI PIERLUIGI BERSANI E LA BONINO CON LOA FACCIA DA CAZZO, NON SPARATE CAZZATE, LIBERATEVI DELLE VOSTRE BARCHE E TUTTI I VOSTRI PODERI E FORSE QUALCOSA CAMBIERA'...VAFFANCULO A TUTTI POLITICI O PRELATI DEL CAZZO CHE SIETE, DIS DESTRA O DI SINISTRA LA MERDA SIETE SEMPRE E SOLO VOI.