Post di Pace...

mercoledì 16 dicembre 2009

Ma si può portare pace nel mondo, sostenendo la non violenza?

Mi sono sempre questa domanda, e spesse volte ho pensato che una risposta non ci fosse, invece poi, quando ocn convinzione mi batto per un mondo migliore, mi dico che tutti insieme possiamo costriure un mondo di pace, sorretto dalla non violenza.
Qualche tempo fame il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, tante volte da me ossannato, ha espresso il suo concetto sulla non violenza, sostenendo che con la non violenza non si va avanti, e non si va a costruire un mondo di pace. Infatti qualche giorno dopo, sostiene l'aumento dei marines nelle missioni di "pace" in Afghanistan e Iraq.
Penso proprio che Obama, abbia una concezione del tutto sbagliata e non si rende conto della gravità delle sue parole. Prima si fa amare con le sue parole, i suoi discorsi, i suoi atteggiamenti, forse spinto dal colore della sua pelle, che ha segnato un "cambiamento" profondo per gli USA; ed ora che fa si ritira?
Io non condivido queste sue scelte politiche influenzate da una situazione politica drammatica, che tendenzialmente sta fondando le sue radici nell'ideale politico di destra, che in alcuni casi degenera in atti di vandalismo, azioni razziali e xenofobe, e storie drammatiche varie.
Dove è finita la democrazia?
La democrazia è una storia che va scritta insieme, lottando e difendendo un puro ideale, che si fondi sulla pace e sulla non violoenza,noi ci dobbiamo ribellare, ribellare, credere in qualcosa di concreto per quale lottare.
Basta con le storie di politici che una volta saliti sulla giostra, si fanno prendere dalla smania di governare e badare solo ai loro interessi, dimostriamo che c'è un popolo che si sa opporre democraticamente, un popolo che ha perso la sovranità popolare, che oggi con viva e ferma decisione dobbiamo riconquistare, dobbiamo ridare al mondo quel che il mondo non ha più.
Troppi anni, Troppi secoli, sono passati e nessuno ancora ha preso spunto dagli errori del passato cercando di non farli, e invece ci troviamo in questa situazione ogni giorno sempre di più.
io mi oppongo e sostengo con decisione la non violenza, unico mezzo per portare la pace nel mondo.

martedì 15 dicembre 2009

L'Honduras, esempio di democrazia per l'Italia

Non è costume occuparci delle vicende politiche italiane. Anche perché il panorama politico nostrano è tra i meno interessanti che ci siano al mondo: da trent'anni i nostri politici sono un'unica pastella, un blob indefinito il cui unico interesse è quello di preservare il posto occupato

Ma quando nel mondo c'è un colpo di Stato, non possiamo fare a meno di parlarne. E oggi in Italia c'è un colpo di Stato. Non è dato, in democrazia, che un Presidente del Consiglio dei ministri (non un premier, ché in Italia non esiste questa figura e i colleghi giornalisti dovrebbero pensare ai danni che fanno prima di fare andare la penna), che dovrebbe rispondere ad un Parlamento che è l'organo cui il popolo delega la gestione del potere, possa affermare che lui è eletto dal popolo, è duro, ha le palle, e che chi lo contesta è un pericoloso sovversivo.

Non è dato che possa affermare impunemente che sovversivo è l'organo supremo di controllo, la Corte Costituzionale.
In ogni altro posto del mondo, un primo Ministro che sostiene quel che ha sostenuto Berlusconi subirebbe una richiesta di impeachment, che tradotto è "messa in stato di accusa".

Se questo non è accaduto, è perché non c'è un potere di controllo sufficientemente forte. E quindi è saltato l'equilibrio sul quale si era fondata la democrazia fino a ieri. E dunque c'è stato un sovvertimento "violento" delle istituzioni per citare il Presidente Napolitano.

L'ultimo dei quali in ordine di tempo, nel mondo, è avvenuto in Honduras. Ma in quel Paese almeno qualcuno le barricate le ha fatte.


Da Peacereporter.it

lunedì 14 dicembre 2009

Ignobel per la pace

Da Peacereporter.it

Mentre Obama ritira il Nobel per la pace, il suoi soldati in Afghanistan continuano a uccidere civili innocenti

Amrul è un piccolo villaggio sulle montagne innevate di Laghman, un centinaio di chilometri nordest di Kabul, abitato da poche centinaia di pastori e contadini. Come ormai quasi tutti i villaggi dell'Afghanistan, Amrul è sotto il controllo dei talebani. "Perché gli danno una medaglia per la pace?". Lunedì notte, attorno alle due, decine di soldati delle forze speciali statunitensi accerchiano le case di argilla dell'abitato dove, secondo le informazioni raccolte, si nasconde un 'bombarolo' talebano ritenuto il responsabile di numerosi agguati dinamitardi contro i convogli delle truppe Usa. I talebani, appostati sui tetti delle abitazioni, aprono il fuoco e in un istante si scatena l'inferno. I soldati americani sparano contro tutto quello che si muove, sparando fanno irruzione in alcune abitazioni, uccidendo sette guerriglieri ma anche sei civili, tra cui una donna. Il mattino successivo, partiti i militari Usa, gli uomini di Amrul raccolgono i loro morti e li portano a Mehtarlam, il capoluogo della provincia, per protestare davanti al palazzo del governatore. Dal corteo funebre di protesta si alzano urla contro l'America, contro Obama: "Perché danno a Obama una medaglia per la pace? Dice di volerci portare sicurezza, ma ci porta solo morte! Morte a lui!", urla un parente delle vittime alle telecamere di Al Jazeera. "Morte a Obama! Morte all'America!", gli fa eco la folla attorno a lui alzando i pugni al cielo. La rabbiosa processione degli abitanti di Amrul avanza tra i campi Mehtarlam, ma alle porte della città trova la strada sbarrata dai soldati dell'esercito afgano, il loro esercito. I militari aprono il fuoco contro il corteto, uccidendo tre persone."Ci ha bombardato, ci ha tolto tutto! Non si merita quel premio". La notizia che "il nuovo presidente dell'America" ha ricevuto un importante "premio per la pace" lascia sgomenti la maggior parte degli afgani. Soprattutto quei tanti che hanno vissuto sulla loro pelle il 'nuovo corso' di Obama. Come i parenti delle vittime della strage di Bala Baluk: il villaggio in provincia di Farah che lo scorso maggio è stato raso al suolo dai cacciabombardieri americani. I morti civili, inizialmente negati dai generali Usa, furono 147. I sopravvissuti di quel massacro vivono ancora tra le macerie delle loro case. Una giovane donna se ne sta seduta sulla soglia di un’abitazione semidistrutta, con suo figlio sulle ginocchia. Indossa un velo nero e un abito nero luccicante di perline, ancora in lutto per la morte di un familiare. "Obama non si merita questo premio! Ci ha bombardati e ci ha lasciati senza niente, nemmeno una casa".
La rabbia del cobra. Nawzad è una piccola cittadina che sorge ai piedi delle montagne rocciose dell'Helmand settentrionale, saldamente controllata dai talebani. Da tre anni, prima i gurka nepalesi dell'esercito di Sua Maestà britannica, poi i marines americani, hanno provato a riconquistarla a più riprese, senza mai riuscirci: la città, semidistrutta dai bombardamenti alleati, è ancora saldamente in mano ai talebani. Ora i generali statunitensi hanno deciso di chiudere questo conto in sospeso.Venerdì scorso è scattata la più grande offensiva militare mai sferrata dagli alleati in questa zona: l'operazione 'Rabbia del Cobra'. Mille marines sono piombati sulla Valle di Nawzad con centinaia di carri armati ed elicotteri, ingaggiando l'ennesima battaglia con i talebani. Secondo le prime notizie diffuse dalla Mezzaluna Rossa afgana, ci sono già nove morti accertati tra la popolazione civile, fuggita in massa dalla zona dei combattimenti: circa quindicimila persone hanno abbandonato Nawzad e i villaggi vicini cercando rifugio più a sud, a Grishk e nel capoluogo provinciale, Lashkargah. Un numero di sfollati sufficiente a creare un allarme umanitario, visto che tutte le agenzie internazionali dell'Onu hanno abbandonato da tempo la provincia di Helmand. Un problema che per le forze alleate, semplicemente, non esiste: "In quell'area non c'erano più civili, quindi non c'è nessuno sfollato", ha tagliato corto William Pelletier, un portavoce militare Usa.
McCrystal, generale d'acciaio. Nei giorni scorsi, migliaia di cittadini statunitensi erano scesi in strada a San Francisco, Seattle, Chicago, Boston, Detroit e Minneapolis per protestare contro la decisione del presidente Obama di inviare altri 30mila soldati a combattere in Afghanistan. Piccole manifestazioni pacifiste, dietro le quali però c'è ormai una maggioranza, silenziosa, di americani che non sostengono più questa guerra. Una maggioranza che, all'annuncio dell'escalation, si era consolata con la promessa presidenziale di un ritiro delle truppe Usa da avviare nel giro di un anno e mezzo, a partire dal luglio 2011. Ma anche questa prospettiva consolatoria pare già tramontata: il generale David McCrystal, comandante delle truppe alleate in Afghanistan, ha subito corretto il tiro della propaganda della Casa Bianca: "Luglio 2011 per me non rappresenta un limite fissato, ma la data alla quale valuteremo come procedere. Come potremo ritirarci se la missione non sarà compiuta!", ha dichiarato il generale, chiarendo che, anzi: "Se la violenza dovesse aumentare, rendendo necessarie rinforzi addizionali, li richiederò. Non permetterò che considerazioni politiche influenzino la valutazione sul progresso della missione". Per la serie: siamo in guerra, e in guerra decidono i militari, non i politici. Guerra e democrazia, si sa, non vanno molto d'accordo. Né in Afghanistan, né in America.

giovedì 10 dicembre 2009

tutte le guerre nel mondo...molte delle quali dimenti

Eccovi qui di seguito i dati forniti dai giornalisti di Peacereporter sui dati ONU, che riguardano il devstante numero di tutte le vittime di guerra, tutte le vite falcidiate in tutte le guerre che attualmente si combattono, molte delle quali dimenticate:

Conflitti nel mondo




Nel mondo sono in corso 25 conflitti. Il quadro della situazione all'inizio del 2009

Clicca sulla mappa per ingrandirla

MEDIO ORIENTE
1. Iraq 135.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 7.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 41.200 morti dal 1984

ASIA
4. Afghanistan 38.500 morti dal 2001
5. Pakistan (Pashtunistan) 12.000 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.300 morti dal 2004
7. India (Kashmir) 65.500 morti dal 1989
8. India (Assam) 51.800 morti dal 1979
9. India (Naxaliti) 7.200 morti dal 1980
10. Sri Lanka 83.000 morti dal 1983
11. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1948
12. Thailandia (Pattani) 3.500 morti dal 2004
13. Filippine (Npa) 40.500 morti dal 1969
14. Filippine (Mindanao) 71.000 morti dal 1984

AFRICA

15. Somalia 7.400 morti dal 2006
16. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994
17. R.D.Congo (Kivu) 6.000 morti dal 2004
18. Uganda 100.000 morti dal 1987
19. Sudan (Darfur) 301.200 morti dal 2003
20. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
21. Ciad 2.000 morti dal 2005
22. Nigeria (Delta) 14.800 morti dal 1994
23. Algeria 150.500 morti dal 1992

EUROPA

24. Russia (Cecenia) 50 mila morti dal 1999

AMERICA LATINA

25. Colombia 300.250 morti dal 1964

Una continua guerra...e la pace resta utopia...

Spesso tutti noi, pensiamo che le stupide guerre tra popoli siano l'unica soluzione per dare fine ad una rivoluzione, per riportare la democrazia, per risolvere una situazione di crisi. Molti però non si rendono conto che ogni guerra invece distrugge, porta rancore e lentamente e mestamente, miete vittime innocenti, che non hanno mezzi per difendersi, non hanno icbo per mangiare, non hanno una dignità.
Cosa, pouò fare della guerra un mezzo democratico per risolvere i problemi? Beh personalmente credo che ogni guerra, che viene combattuta, ogni guerra dmenticata, sia una inutile guerra. Da quando l'uomo è comparso sulla terra, ogni guerra non mai portato democrazia, ma bensi odio rancore e non hai risolto i problemi di un Paese, anzi la situazione e spesso degenerata ed andata sempre peggio. La storia che noi apprendiamo sui nostri libri di scuola, dovrebbe insegnare che dagli errori del passato si possano recuperare gli errori commessi senza più commerterli di nuovo, ma invece la storia, non la comprendiamo mai a fondo e restiamo nel silenzio, nell'ignoranza, dimenticando il passato e vivendo il presente, senza che nessuno abbia il coraggio di opporsi a questo sporco sistema che abbiamo creato con le nostre guerre orrende, piano piano, lentamente, con il futuro che sempre di più si avvicina, siamo arrivando ad un punto di non ritorno, continuando a combattere guerre inutili, mentre la pace resta solo utopia .

domenica 29 novembre 2009

Nigeria, il diritto d'essere curati

Il governo ha abrogato una legge che imponeva ai medici l'intervento della polizia prima di curare feriti da arma da fuoco

Il governo della Nigeria ha revocato una legge che proibiva ai medici di curare ferite da armi da fuoco prima che la polizia avesse redatto il proprio verbale.

La morte del vice caporedattore del quotidiano nigeriano Guardian, Bayo Ohu, ha destato grande scalpore in Nigeria e non solo per il fatto che non sono ancora chiare le ragioni della sua uccisione. Domenica 20 settembre Ohu era a casa con la famiglia, alla periferia di Lagos, quando un commando militare ha bussato alla sua porta per crivellarlo di colpi nel momento in cui è andato ad aprire. Il commando, che ha portato via solo un telefonino e il computer per simulare un furto, gli ha scaricato addosso almeno una decina di caricatori. Eppure, almeno tecnicamente, non sono stati gli assalitori ad ammazzarlo, dal momento che il giornalista è arrivato in ospedale ancora vivo. Sono stati i medici che ha trovato al pronto soccorso ad ucciderlo definitivamente, rifiutandosi di curarlo fino a quando non fosse intervenuta la polizia, nonostante perdesse moltissimo sangue.

Come Bayo Ohu, sono moltissime le persone che ogni anno in Nigeria, uno dei paesi più violenti al mondo, non ricevono in tempo le cure per ferite da armi da sparo e proprio l'aumento dei decessi e l'episodio di Ohu hanno spinto le autorità a metter in discussione una legge che era in vigore dagli anni '80. L'iniziativa è stata presa da un gruppo di politici, capeggiati dal senatore Osita Izunaso, che rivolgendosi al Senato ha definito "insensibile e inumana" una legge che permette ai "medici di rifiutarsi di curare un ferito sulla base di un rapporto di polizia". Oggi l'abrogazione del provvedimento.

"Come medici professionisti noi dovremmo curare come prima cosa, non dovremmo metter i soldi davanti alla vita dei pazienti. Non chiedete soldi o il rapporto della polizia. Date le cure di cui hanno bisogno" ha sentenziato il ministro della Salute Babatunde Osotimehin durante la conferenza stampa. Il vice ispettore generale della polizia, Uba Ringim, ha confermato che circolari con le nuove disposizioni sono state inviate a tutti i dipartimenti di polizia e a tutti gli ospedali ripentedo che la priorità dovrà essere quella di salvare vite umane. "Ciò che è importante è proteggere le persone, curarle, dare a loro tutte le attenzioni di cui hanno bisogno e solo dopo contattare la polizia per dare tutte le informazioni". D'ora in avanti rifiutarsi di curare un paziente o riterdarne il soccorso verrà considerato un crimine, punibile anche con la detenzione in carcere.

lunedì 23 novembre 2009

Voglio tornare a vivere di pace...sento nel cuore la voglia di libertà...

Ho ancora sconforto nel mio cuore, quando alla televisione continuo a sentire tragiche notizie dall'Afghanistan e dall'Iraq, dove i "para (culi) militari" in "missione di pace", continuano a fare vittime innocenti tra le popolazioni di questi due paesi, che da anni si vedono sotto assedio delle continue bombe e proiettili delle mitragliette americane, italiane, inglesi e di tutti quei paesi maledetti che sono in "missione di pace". Io resto incredulo che ancora oggi, nel 2009, si sostiene il valore di creare una democrazia con le armi, mietendo vittime ingiustamente. Non solo queste due "missioni di pace" sono palesemente delle guerre, ma i nostri politici di destra o sinistra che siano, fanno finta di non sapere. Davvero incredibile da credere che tutti appoggino tale scempio mediatico. Si proprio cosi, perchè queste due guerre sono le uniche due che vengono commentate nel paese italiano del quale non mi sento più parte da tempo. Vengono trattate però in modo scorretto xkè quando fanno i loro servizi inutili dicono più o meno così: "...Attacco a dei poveri para militari di nazionalità...che sono qui in missione di pace...". Io allora quando sento queste notizie dico: "MA VAFFANCULO..." Gli sporchi militari che sono li in guerra prendono stipendi alti e di certo non portano fiori ai poveri cristi che ogni giorno uccidono.
Perchè le televisioni di stato, che ormai fanno sotto il regime di un solo politico italiano, non parlano mai di quante vittime hanno fatto i militari di merda in "missione di pace"?
BASTA VI PREGO POLITICI CARI, PROVATE A CAMBIARLO IL MONDO, NON A CONQUISTARLO...UNITI E SOTTO UN'UNICA BANDIERA, GODIAMOCI QUESTA FANTASTICA VITA...

lunedì 16 novembre 2009

Io non andrò al "No Berlsconi day"

Sn giorni che gira la notizia di un No Berlusconi day, che si dovrebbe tenere a dicembre, ma non so bene quando in quanto la questione non ha suscitato il mio interesse. Secondo me è inutile manifestare o comunque realizzare una giornata di protesta solo contro il presidente del consiglio, xkè ritengo ke non sia politicamente corretto. Purtroppo tutti noi italiani, fossilizziamo troppo la questione su Silvio Berlusconi, ritenendolo è il solo colpevole della scorretta politca italiana. La realtà però è un'altra, berlusconi è il primo ke contestiamo in quanto capo del consiglio dei ministri, perciò ci attacchiamo a tutto ciò ke fa o ke commette. Il problema è ke purtroppo si è contornato di gente poco alfabetizzata ke pensa di fare solo i suoi porci comodi senza guardare alle sorti del paese ke sta vivendo un forte periodo di crisi. Oggi però non c'è neanche un'opposizione che possa contrastare il Berluscon pensiero, anzi ne fa pienamente parte. E' inutile che i signori Bersani e Franceschini si fanno paladini della giustizia e della libertà. La politica italiana è tutta una merda a destra e sinistra, perchè si fanno i loro porci comodi, comprando villone di merda e yot del cazzo. POLITICI ITALIANI, SE COSI' VI POSSIAMO CHIAMARE MA NON NE SAREI CONVINTO, DOVETE CAMBIARE SISTEMA SE VOLETE UN MONDO MIGLIORE. DATO CHE VOI IL MONDO MIGLIORE NON LO VOLETE, PERCHE' PENSATE SOLO AI CAZZI VOSTRI, E' ORA CHE VI LEVATE DALLE PALLE, MOLTI DI VOI HANNO RAGGIUNTO L'ETA' DI PENSIONAMENTO....ANDATE VIA SENZA DISCUTERE

venerdì 6 novembre 2009

E se nel mondo ci fosse bisogno di te?

Sembra strano pensare, che ancora oggi si possa restare impassibili, di fronte ad una guerra che distrugge le vite umane e che porta discriminazione e odio. E pure molta gente resta in silenzio, non ha il coraggio di parlare o esprimere il suo ideale sulla guerra e così continuiamo a vedere tante guerre che ledono i diritti. Non importa per quale causa sono conbattute, non importa chi dichiara guerra, non importa in che modo si combatte una guerra...tutte le guerre restano pur sempre guerre e non si può accettare la violenza e le barbarie che ogni portano. Bisogna vivere di nuovi ideali, fondati sul dialogo e la collaborazione, senza ledere il pensiero altrui, ma trovare un accordo un punto d'incontro per ritrovare una giusta via da poter scegliere insieme. Dobbiamo credere in un ideale, che non ha colore né simbolo politico, ma che sappia accomunare tutti sotto una stessa bandiera, la bandiera della pace. Cerchiamo la pace nascosta nei nostri cuori e diffondiamola con coraggio nel mondo che è stanco di tutte queste brutali guerre.

mercoledì 4 novembre 2009

Tutto tace...e nessuno sa che nel mondo ci sono tante guerre dimenticate

Dicono che la guerra serve per portare la pace, e che senza guerra non ci puo essere pace. Ma non è così, xkè le guerre portano solo odio e violenza, distruzione e discriminazione. Non esiste guerra giusta che si possa combattere. Oggi nel mondo si contano più di 137 guerre dimenticate che, secondo i nostri squallidi politici, non hanno il diritto di essere citate e intanto senza che nessuno lo sa, muoiono migliaia di persone al giorno. Ma tutto tace, perchè non dobbiamo sapere fatti di cronaca cosi drammatici che non fanno audience nelle nostre reti televisive super controllate. L'informazione non può dare certe notizie perchè risulti essere scomodo al sistema, quindi e bene denunciare queste guerre, tirarle fuori e farle vedere alla gente, queste guerre hanno bisogno di essere citate, perchè forse un giorno qualcuno possa farle cessare per sempre. La pace non si porta con delle stupide guerre, ma con la non violenza e l'amore, segno concreto del nostro messaggio di pace. IO MI DISSOCIO DA OGNI GUERRA E SOSTENGO FORTEMENTE LA PACE, DIFENDENDO IL MESSAGGIO DELLA NON VIOLENZA.

martedì 3 novembre 2009

Libero di poter pensare liberamente

Che cos'è la libertà? Dove finisce la mia libertà?
Sono queste le domande che tutti noi ogni giorno ci poniamo ma non sappiamo trovare una risposta. La libertà non è soltanto un diritto stampato sulle Costituzioni di tutto il mondo, o una parola scritta, così per caso sui nostri libri. La libertà è un elemento sul fondare la nostra vita, purchè non leda la dignità dell'altro, discriminando e portando odio. Io devo sentirmi libero, non perchè sento la necessità di criticare l'altro per qualche atto sbagliato che commette, ma la libertà è libertà quando liberamente e senza pregiudizio politico o culturale o religioso, posso dirgli all'altro che sta sbagliando strada o modo di fare e con il dialogo pacifico posso aiutarlo a ritrovare la giusta strada verso la democrazia, verso la sua libertà. La libertà non ha colore politico, la libertà non è deve essere considerato un diritto sul quale si batte solo ed esclusivamente la sinistra o come dicono i pensatori e i fautori della destra, "i comunisti".
No dico no, sei io sono di sinistra o sono di destra non ha importanza, l'unica cosa che conta è la libertà di poter pensare liberamente senza che nessuno possa criticarti. La libertà si fonda sul libero pensiero che si concretizza pacificamente nel mio vivere quotidiano. Credo che tutti noi possiamo essere in grado di sostenere ed affermare e difendere la libertà, ma per renderla viva e concreta dobbiamo costruirla insieme e farla diventare realtà attraverso i gesti pacifici e che trasmettono solo amore. La libertà dovrebbe fondarsi sulla non violenza, non c'è libertà se nel mondo c'è violenza, non c'è logica di violenza che possa portare la libertà.
costruiamo la libertà e potremo tornare a vivere in un mondo con tanta dignità e senza più leggi razziali, discriminazioni e razzismi, senza più violenza, ma solo amore, pace e libertà

mercoledì 7 ottobre 2009

IL LODO ALFANO E' ANTICOSTITUZIONALE...MA IL SILVIO NAZIONALE NON MOLLA E CONTINUA A FARE LE SUE SOLITE FIGURE DI MERDA...

E' una vergogna. Oggi e' un giorno importante perche' la Corte Costituzionale ha decretato il lodo Alfano, che prevede l'intoccabilità delle più alte cariche di Stato, anticostituzionale. Dopo tale decisione, il presidente del consiglio silvio berluscoglioni, intervistato dai giornalisti, dice: "La Corte Costituzionale è rossa, è di sinistra; il 72% dei giornali e telegiornali è di sinistra. Siete tutti contro di me, non capisco perchè dovrei dimettermi. L'esito della sentenza era prevedibile e me lo aspettavo..." Poi sempre più preso dal panico e con il volto pieno di paura continua: "...Si sa da che parte sta il Presidente della Repubblica, è a favore della Costituzione...Io me ne frego di quello che dice il Presidente della Repubblica, continuo ad andare avanti...Tutti i processi contro di me sono una farsa..."
Questo è solo parte dell'intervista sconcertante rilasciata da Berluscoglioni, per evitare di fare troppe polemiche, non crediamo alle nostre orecchie. Stiamom finendo nel baratro e continuando così non ci sarà più ritorno. Dobbiamo fermare qualcosa, non si può andare avanti così. VERGOGNATI SILVIO...E' ORA CHE TI DIMETTI ALLA TUA ETA' DOVRESTI ANDARE IN PENSIONE, CHE HAI PERSO COLPI E NON TI RICORDI PIU' QUELLO CHE FAI. VAI IN PENSIONE CHE STARE A RIPOSO TI FA BENE.

lunedì 5 ottobre 2009

CONTINUARE CON CONVINZIONE

Una "silenziosa" manifestazione in difesa dell'articolo 21, del quale, l'attuale governo di destra, con la sua politica becera, vuole demolire, è passata sotto tono, senza che nessuno ci degnasse di un piccolo accenno durante i nostri sporchi telegiornali, che non sanno più che pesci prendere. Io invito caldamente, tutti a non dare spago a questa indecenza, anzi invito tutti i giornalisti seri, e devo dire che io ne conosco tanti, continuino a fare il loro lavoro con serietà, fregandosene altamente delle sporche ragioni dei politici, che hanno mania di protagonismo e fanno a gara a chi compare di + in televisione. non si può accettare la libertà di stampa è appunto libera e deve restare tale. Io mi dissocio dal giornalismo di partito, voglio un giornalismo popolare, che racconti la verità e che non dia notizie pilotate dalla nostra sporca politica italiana.

domenica 4 ottobre 2009

VERGOGNA...

Ieri, 3 ottobre 2009 a Roma c'è stata la manifestazione a favore della libertà di stampa, ma oggi nessun telegiornale ne ha parlato. Vergogna, la tv spazzatura italiana non si è degnata di dare spazio a questa importante manifestazione alla quale hanno partecipato 300 mila "farabutti", cosi come ci ha chiamati Berluscoglioni. Neanche il tg3 si è degnato di dare tale notizia. La televisione italiana è tutta merda controllata, da un merda ancora più gigante che conosciamo bene. Ma non tutti sanno che la merda si secca al sole e verrà schiacciata dall'onesta. A tutte le merde che diventeranno secche che sono al governo ed in tv, io dico vergogna.
VIVA LA LIBERTA' DI STAMPA,

mercoledì 30 settembre 2009

VOGLIA DI LIBERTA', L'ITALIA ORMAI E' SOTTO IL REGIME DI BERLUSCONI, MA STATE ZITTI CHE GLI ITALIANI NON SE NE SONO ANCORA ACCORTI

E' già, proprio cosi, l'Italia, la nostra bella Italia è sotto regime, il regime di destra nato con la demenziale politica di Silvio Berlusconi. Berlusconi, imprenditore ignorante, che occupa incontrastato la scena politica italiana, ormai da molti anni, non siscoraggia di fronte alle continue accuse rivolte nei suoi confronti. Anzi, si sente sempre più forte e intoccabile con l'emazione delle sue leggi fascistissime. Non a caso, le chiamiamo leggi fascistissime, perchè gli utlimi decreti proposti, e successimente approvati dal Parlamento italiano, che lo appoggia, sono sicuramente di stampo razzista e discriminatorio per la nostra società. Primi su tutti a farne le spese, sono i poveri immigrati in cerca di dignità, che vengono prima accolti a Lampedusa, dove vengono tenuti reclusi per mesi costretti a subire atroci violenze, poi vengono rispediti nei loro paesi, senza che gli venga concessa loro la possibilità di vivere liberamente nel nostro Paese, cosi come sancisce la nostra Costituzione italiana. Inoltre istuisce le ronde fasciste, che hanno il compito di controllare e violare la privacy dei cittadini stranieri. Berlusconi non si ferma, mette i militari per difendere, come dice lui "Le belle donne, praticamente due militari per ogni bella donna", ma non si rende conto che le nostre città sono sotto assedio militare. Per finire il Berluscoglioni, se la prende con la stampa, che non è più libera di fare il suo lavoro. Li accusa di diffamazione nei suoi confronti perchè quel dicono sul suo conto non è vero. Insomma, adesso la situazione è chiara Berluscoglioni, è l'uomo più pulito d'Italia, lui non è colpevole di niente, non è mai stato indagato e non mai fatto festini con escort e veline per candidarle al Parlamento. Un'altra questione drammatica è la guerra in Afghanistan, che viene detta missione di pace, ma è una vera e propria guerra, dove continuano a morire i militari mercenari che vanno li per qualche spicciolo in più. Ricordiamo a nostri politici, anzi ai vostri perchè a noi non ci rappresentano, che la pace non si porta con le armi, ma con le azioni benefiche concrete, con il dialogo.
IO NON MI SENTO ITALIANO, COME DICEVA IL GRANDE GABER, IO NON MI SENTO ITALIANO DI FRONTE A QUESTO SCHIFO, L'ITALIA E' UN PAESE LIBERO E CONTINUERA' AD ESSERLO, SIAMO LIBERI IN UN PAESE DEMOCRATICO E PRESTO LA DITTATTURA DI BERLUSCOGLIONI SARA' DISTRUTTA, DEMIOLITA.

lunedì 21 settembre 2009

IO SONO LIBERO...SONO UN'UOMO LIBERO...è LA LIBERA E' LA MIA LIBERTA' DI ESPRESSIONE

Il 19 settembre scorso, doveva tenersi a Roma, la manifestazione a favore della libertà di stampa ed espressione, in difesa dell'articolo 21 della Costituzione Italiana, articolo che in questo periodo è preso di mira dai nostri politici, che non accettano verità scomode che li interessano e stanno continuando a svolgere la loro politica assurda. Proprio così i giornalisti, ora, secondo i politici, non hanno più il diritto e la libertà di fare il loro lavoro, perchè sono criticati e accusati ingiustamente di diffamazione. E' una vergogna poter pensare che un giornalista venga accusato di tale colpa, quando si sa che sta svolgendo il proprio lavoro, ma in fondo cosa ci si può aspettare da questa orrenda classe politica che non ci appartiene? La risposta certo non posso darla io o noi, poveri uomini ingiusti, sempre secondo il "perfettissimo" governo Berlusconi. Ma in fondo cosa ci si può aspettare da un governo di trogloditi, che non sanno neanche parlare? Che dire, è arrivato il momento di fare qualcosa, agire contro questa politica, ma non è che si vuole fare un attacco al colore o al partito politico in se, ma bisognerebbe fare una campagna di "distruzione" contro tutta la classe politica, perchè se in fin dei conti c'è un destra incapace di governare, c'è una sinistra che sa opporsi, anzi è praticamente inesistente.
Insomma la manifestazione del 19 settembre, si farà, con molta probabilità il 3 ottobre, perciò vi invito a scendere tutti in piazza per manifestare a favore delle NOSTRA LIBERTA' DI STAMPA, LIBERTA' DI INFORMAZIONE E LIBERTA' DI ESPRESSIONE, IN QUESTA ITALIA CHE NON CI APPARTIENE, CHE RISULTA OCCUPATA DA POLITICI DI MERDA E CHE NON CI APPARTEMGONO, CHE SANNO MASCHERARE BENE LA NUOVA FORMA DI DITTATURA SILENZIOSA.
L'ITALIA INFATTI E' UNA DITTATURA, MA NOI ANCORA PENSIAMO CHE SIA UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA, MA OGGI IN ITALIA LA DEMOCRAZIA E' MORTA, O FORSE IN TUTTI QUESTI ANNI NON E' MAI NATA.
IO SONO UN UOMO LIBERO E CONTINUERO' AD ESSERLO FINCHE' VIVO, PERCHE' NEL MIO PICCOLO, CON IL MIO SEMPLICE LAVORO, LASCIO GESTI D'AMORE, PACE E NON VIOLENZA, UTILI PER COSTRUIRE UN MONDO CON PIU' LIBERTA'.

sabato 12 settembre 2009

LIBERTA' DI STAMPA ( IL 19 SETTEMBRE A ROMA DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA LIBERTA' DI STAMPA)

Silvio Berlusconi (Il presidente del consiglio della repubblica DEMOCRATICA italiana sulla Costituzione, ma ke in realtà è un dittatura silenziosa) ha denunciato alcuni giornali internazionali per aver pubblicato quella che lui definisce "spazzattura" sulla sua vita privata. Subito dal villaggio globale si è sollevato un gran polverone in difesa della libertà di stampa. E' sceso in campo perfino Alastair Campbell, responsabile della comunicazione di Tony Blair e maestro nell'arte di confondere i mezi d'informazione per fargli scrivere quello che vuole lui. Le critiche a Berlusconi sono unanimi ed GIUSTO CHE SIA COSI'. Peccato però che non si approfitti della vicenda per riflettere sul ruolo della stampa mondiale. Da Judith Miller del New York Times, che pubblicò le bugie della Casa Bianca (ai tempi dell'idiota di Bush) sull'Iraq, allo scandalo legato al suicidio di David Kelly, costato il posto al direttore della BBC, fino alla censura quotidiana degli articoli che raccontano le malefatte delle multinazionali, la politica e i mezzi d'informazione vanno a braccetto da troppo tempo, purtroppo.
E' ora che la stampa torni a essere INDIPENDENTE e che i giornalisti tornino a fare il loro mestiere, che è quello di diffidare dei politici, dei responsabili delle pubbliche relazioni e di tutto il carrozzone della politica spettacolo, che tormenta la REPUBBLICA DEMOCRATICA ITALIANA.
LA REALTA' E' CHE LA VERA SPAZZATURA E' BERLUSCONI, CHE CI RIEMPE DELLE SUE CAZZATE E POI SMENTISCE SEMPRE TUTTO. UN UOMO CHE NEGA ANCHE L'EVIDENZA DEI FATTI CHE LO COLPEVOLIZZANO SEMPRE, ANCHE DI FRONTE A FATTI CHE HANNO PROVE SENSATE. E' GIUNTO IL TEMPO DI FAR VALERE I NOSTRI DIRITTI, DI DIFENDERE LA NOSTRA COSTITUZIONE CON CONVINZIONE, PER LA LIBERTA' DI STAMPA E PER TUTTE LE ALTRE LIBERTA' FONDAMENTALI. MA PER FARE TUTTO QUESTO NON SERVONO PIU' PAROLE, BISOGNA TROVARE IL CORAGGIO DI FARE AZIONI DURE CONTRO QUESTI POLITICI DI MERDA CHE RIEMPON DI STRONZATE E CHE FANNO DEL PARLAMENTO UN CONTINUO TEATRINO DI MARIONETTE. NON IMPORTA IL COLORE O LO SCHIERAMENTO POLITICO, TUTTI QUELLI CHE STANNO AL PARLAMENTO SONO DELLE MARIONETTE, PRONTE OGNI GIORNO A FARE IL LORO SPETTACOLI.

venerdì 11 settembre 2009

UNO SPIRAGLIO PER IL DARFUR

Nella regione del Sudan le vittime delle violenze diminuiscono. Un'occasione per cercare le pace, con l'aiuto di Washington (e del grande Barack Obama)
La guerra in Darfur è davvero finita?
Se lo chiedono Rodolphe Adada e Martin Luther Agwai, i due più alti respnsabili, civili e militari, della missione delle Nazioni Unite-Unione africana in Darfur (UNAMID).
Entrambi stanno per lasciare i loro incarichi, è quindi questa domanda può sembrare una provacazione. Ma non è così. Da gennaio non ci sono più stati raid su vasta scala dell'esercito sudanese e dei suoi alleati, le milizie janjawid, e ci sono state più vittime innocenti nei combattimenti dl Sud Sudan che in Darfur, all'est del paese. Ma non si può ancora parlare di pace in Darfur, dove 2,7 milioni di persone vivono nei campi profughi. L'unico dato certo è che il livello di violenza pianificato dalle autorità sudanesi è molto diminuito nel corso degli ultimi anni, riducendosi a un "conflitto a bassa intensità".
Questo non allegerisce di certo le responsanbilità di chi, soprattutto fra il 2003 e il 2005, ha fatto terra bruciata nella regione, attraverso i raid delle truppe di Khartoum e dei loro alleati contro la popolazione civile. E la necessità di trovare una soluzione rapida per riportare la pace nella regione è ancora urgente. I due responsabili della Unamid hanno ragione a sottolineare la fine degli scontri, a condizione pèerò che questa constatazione conduca a seri sforzi negoziali. Alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani e molti responsabili politici, in particolare all'epoca dell'amministrazione Bush, hanno continuato ad affermare che in Darfur era in corso un genocidio. Un modo di presentare la situazione che è stato pubblicizzato da star internazionali, ma ha reso più difficili le trattative con Khartoum.
L'amministrazione Obama ha fatto una scelta diversa. Ha mandato in Sudan un inviato speciale, Scott Gration, che ha ripreso il dialogo con il governo e si è impegnato con i paesi della regione per riunificare le forze ribelli e foavorire negoziati unitari con Khartoum. Nel 2005, grazie alla pressione di Washington, era statoa trovata una soluzione al conflitto tra Nord e Sud Sudan, e le diverse fazioni avevano firmato uno storico accordo di pace.
La speranza è che, con l'aiuto degli Stati Uniti, in Darfur si possa arrivare ad una pace stabile.
Da "Le Monde" quotidiano francese
LOTTIAMO TUTTI INSIEME, PERCHè ANCHE IN DARFUR, POSSA RITORNARE LA PACE

domenica 6 settembre 2009

UN MILIARDO DI PERSONE MUORE DI FAME E NOI????? RESTIAMO SOLO A GUARDARE...

Sale a più di un miliardo, il numero di persone che soffrono la fame nel mondo. I raccolti non mancano, ma la crisi economica, che secondi i nostri politici del cazzo non c'è, riduce i redditi e fa aumentare la disoccupazione.
Ormai gli esperti le chiamano le "Tre F". Stanno per "Fuel", "Food" e Finance" (carburante, cibo e finanza) e sono tre fattori che sopraponendosi hanno avuto un forte impatto sulle famiglie povere. Da mesi l'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricultura (FAO) avverte che la crisi economica, con il rincaro dei prezzi degli alimenti e del petrolio, avvrebbe fatto aumentare il numero di persone sottonutrite, oggi precisa l'ampiezza del fenomeno: nel 2009 soffriranno la fame circa 100 milioni di persone in più. Secondo queste stime, realizzate insieme al Programma alimentare mondiale (Pam) e al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Fida), nel 2009 la sottonutrizione raggiungerà il livello record 1,02 miliardi di persone (11 % in più rispetto al 2008) superando così per la prima volta la soglia del miliardo. Nel 2005 erano circa 870 milioni le persone che soffrivano la fame. Stando alle tre agenzie dell'Onu, la crisi sta cancellando i progressi degli ultimi anni nella lotta alla fame.
L'agravarsi della situazione, spiega la Fao, non dipende dai cattivi raccolti, ma dalla crisi economica che ha ridotto i redditi i redditi e aumentato la disoccupazione. Il calo delle esportazioni ha lasciato molte persone senza lavoro. Sono aumentati i licenziamenti nell'industria mineraria e nel turismo. Sono diminuite le rimesse di denaro degli emigrati. Molti di quelli che lavoravano nelle città o all'estero, sono tornati nelle campagne. E poi, per molte famiglie, alla crisi economica si aggiunge l'elevato costo dei generi alimentari. Il prezzo dei cereali sulla borsa alimentare mondiale è sceso, ma a livello locale è rimasto alto, ed è ancora del 24 % più caro rispetto al 2006.
Di recente il Pam, ha realizzato un indice della crisi economica e alimentare, e ha individuato i 40 Paesi che saranno più colpiti. Inoltre ha compiuto uno studio su cinque Nazioni (Armenia, Bangladesh, Ghana; Zambia e Nicaragua) da cui è emerso che le famiglie rispondono alla crisi in modo simile: riduzione del numero dei pasti, scelta alimenti meno cari, ma anche meno nutrienti (per esempio, eliminazione della carne), vendita del bestiame, prestiti, descolarizzazione dei bambini. "Quelli colpiti più duramente non sono necessariamente i più poveri, ma una nuova categoria che deve far fronte a un rapido scivolamento nella miseria", spiega il Pam.
"Le persone che seguiamo, le più vulnerabili, non sono direttamente colpite dalla crisi finanziaria, ma subiranno contraccolpi delle difficoltà delle classi medie che, se soffrono, potranno aiutarle di meno", spiega Ludovic Bourbé, direttore tecnico di Action contre le faim. Nel Ciad, racconta, la sua organizzazione umanitaria, ha visto che alcune donne ricevono meno spesso le rimesse dei loro uomini che lavorano lontano, o comunque ricevono somme inferiori. Quantificare l'impatto della crisi è ancora difficile, ma Bourbè ammette che i licenziamenti e il ritorno a casa dei lavoratori che da fuori potevano mantenere anche 10 persone sono allarmanti.
QUESTI DRAMMATICI AVVENIMENTI RIPORTATI NELL'ARTICOLO SOPRA, SONO NOTIZIE FONDATE SU DATI FORNITI DALLA FAO E SONO DA PRENDERE SERIAMENTE IN CONSIDERAZIONE, MENTRE NOI STIAMO A BRACCIA CONSERTE DI FRONTE A TUTTO QUESTO. IL SILENZIO E' LA SCONFITTA DEI DEBOLI. DOBBIAMO REAGIRE ED IN FRETTA PER EVITARE CHE OGNI GIORNO QUESTO NUMERO POSSA DIVENTARE SEMPRE PIU' ALLARMANTE. IO DICO BASTA!!!!!!!!!!!!

giovedì 3 settembre 2009

QUEL CHE DICEVA IL GRANDE PIERPAOLO PASOLINI...E' SOLO VERITA' NON C'E' NIENTE DI PIU' VERO DELLE SUE GIUSTE PAROLE CONTRO L'ITALIA VERGOGNOSA DEGLI ANNI DI PIOMBO E CHE ANCORA OGGI SI PORTA DIETRO LA STESSA IDENTICA MERDA...

Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

"Boicotta il turismo sionista" scritte antisemite sulle serrande di alcuni "Cts" della Capitale

è ormai chiaro da alcuni mesi che Roma è assediata da una terribile campagna razziale contro ebrei, neri e omosessuali. La realtà che si vive oggi nella Capitale italiana è davvero davvero tragica, se tiene conto di tutti questi tragici eventi di questi giorni che stanno coinvolgendo ingiustamente la povera popolazione omosessuale romana.
Ma non è tutto, ad inizio di questa calda estate 2009, gruppi di destra hanno danneggiato molti Centri Turistici per Studenti (Cts) con scritte antisemite, che chiedevano alla gente di non recarsi in vacanza in Israele durante l'estate, inoltre sono comparse anche scritte antisemite che hanno avuto forti ripercussioni sul pensiero di pace e libertà che in questi anni sta sconvolgendo sempre di più la libertà di vivere in lòibertà.
Adesso dobbiamo dire basta, dobbiamo lottare per evitare che ancora oggi avvengano ingiuste azioni omofobe, perchè nel 2009, non si può pensare di agire contro donne e uomini LIBERI, di professare LIBERAMENTE la loro religione, di manifestare LIBERAMENTE la loro sessualità, di espreimere LIBERAMENTE il loro pensiero politico.
BASTA! LOTTIAMO AFFINCHE' NON AVVENGANO NUOVI FATTI CON QUESTA INAUDITA' GRAVITA'...IO MI SCHIERO DALLA PARTE DI CHI SA PROFESSARE LIBERAMENTE IL SUO PENSIERO, SENZA LEDERE IL PENSIERO ALTRUI, IO LOTTERO' PER RIPORTARE NEL MONDO LA LIBERTA' CHE I POLITICI CI HANNO RUBATO. IL MONDO E' NATO COME UN SISTEMA LIBERO SENZA DISCRIMIZIONI, ORA E' ARRIVATO IL MOMENTO DI RIPORTARE AL MONDO LA LIBERTA' CHE DEVE TORNARE AD ESSERE PROFESSATA LIBERAMENTE.
VIVA LA PACE E LA LIBERTA' DI PENSARE LIBERAMENTE...

lunedì 31 agosto 2009

IO PRETENDO DIGNITA'

La povertà non è una condizione inevitabile né permanente, ma è il frutto di ingiustizia, discriminazione e violenza. E' la conseguenza di violazione dei diritti umani, che cancellano la dignità delle persone e impediscono loro di vivere in un alloggio adeguato, di ricevere cure mediche essenziali e avere intorno un ambiente non compromesso.
Sosteniamo Amnesty International che si abbatte da anni alla lotta contro la povertà, perchè senza i diritti umani, non sarà possibile sconfiggere la povertà.

venerdì 28 agosto 2009

NO ALLE LEGGI RAZZIALI

L'appello degli intellettuali: <>

Alla cultura democratica europea e ai giornali che la esprimono.
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sull'intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state però conosciute in tempo. In questo momento c'è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovero di quanti vivono in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinai di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divietom si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia e religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri, ma agli stessi italiani. Con una norma ancora più lesiva delle dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transuente, i figli generati da madri straniere irregolari, diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto sino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone credono a una comune umanità. L'Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onere di tutti noi europei che ciò non accada.
la cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare la propria opposizione.
Questa è la lettera aperta pubblicata qualche giorno fa su Liberazione, scritti dagli intellettuali italiani che non sono daccordo con le leggi razziali proposto dal governo Berlusconi.
Gli intellettuali sono: Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio.
ANCHE IO SONO CON LORO EVITIAMO CHE QUESTO SCEMPIO POSSA AVVENIRE.

giovedì 20 agosto 2009

Togo, abolita la pena di morte

L'ultima esecuzione è avvenuta nel 1978 anche se la condanna a morte era sul codice penale
Il Togo ha abolito la pena di morte per tutti i reati con un voto unanime del parlamento a cui ha assistito il premier spagnolo, José Luis Rodrigez Zapatero.
La decisione del paese africano è stata accolta con favore dall'Unione Europea. Il commissario allo Sviluppo, Louis Michel, ha assicurato che questa decisione è "un segno dell'attaccamento del Togo ai diritti umani fondamentali".Zapatero, impegnato personalmente per una moratoria universale della pena capitale, ha sottolineato che Madrid ha "ragioni rilevanti per lanciare e sostenere davanti alla comunità internazionale la proposta di una moratoria" perché è ancora vivo il ricordo "delle tante famiglie testimoni dell'esecuzione, per motivi politici, di amici e parenti" durante la guerra civile spagnola.Il Togo è il quindicesimo stato dell'Unione Africana a cancellare la pena capitale, secondo Amnesty International. Anche se la condanna a morte era sul codice penale, l'ultima esecuzione nel Paese è stata in 1978.

martedì 11 agosto 2009

NEPAL: A KATHMANDU BLOCCO MOAISTA...



Fiaccolata del partito comunista unificato del Nepal (maoista) contro la decisione del governo di reintegrare il capo dell'esercito Rookmand Katawal. Il generale era stato destituito dall'ex primo ministro, il maoista Pushpa Kamal Dahal, per non aver arruolato ex ribelli. Lo scronto politico rischia di interrompere i lavori per la stesura della nuova costituzione del paese. Il Nepal è diventata una Repubblica nel maggio del 2008.

venerdì 7 agosto 2009

NIGERIA: Le moschee nel mirino dei militari, 600 vittime

Supera i 600 morti il bilancio delle vittime degli scontri che da domenica 2 agosto insaguinano la zona di Maiduguri, nel nord della Nigeria. Secondo Al Jazeera, l'offensiva avviata dall'esercito contro i membri del gruppo islamico Boko Haram ("L'educazione occidentale è peccato") ha come obiettivo quello di assumere il controllo delle moschee dove sono presenti i militanti. <>
La situazione è piuttosto drammatica e sconcertante e ancora non si capiscono bene le cause di questo massacro, che nessun telegiornale o giornale italiano cita. Questa brutale tortura di vittime innocenti che hanno la libertà di professare la loro religione, possono essere torturate cosi? Io dico no, nn è possibile parlare di guerra, e soprattutto di guerra religiosa nel 2009, perchè le guerre ledono la libertà umana, e di certo non sono il mezzo più efficace per ristabilire situazioni di normalità in un Paese. La situazione che sta vivendo in questi giorni la Nigeria, deve servire da esempio, per tutti i politici, devono capire che non possono continuare a far guerre inutile per sistemare le questioni politiche...IO DICO BASTA A QUESTE ORRENDE GUERRE!!!!

giovedì 6 agosto 2009

DISABILE SEGREGATA DAI SUI GENITORI

Proprio così, infatti, una tredicenne tedesca di Luebbenow è stata tenuta segregata in casa dai genitori per nove anni. La ragazzina soffrirebbe di disturbi fisici e mentali, ma al momento non è chiaro fino a che punto questi problemi siano causati dallo stato di segregazione in cui è stata tenuta per anni. Nei confronti dei genitori, è stata avviata un'inchiesta per condotta negligente.
Questo tragico episodio resta ancora un mistero da scoprire, ma credere che nel 2009 possano succedere ancora fatti, così tragici, restiamo stupiti, non si può proprio pensare una cosa del genere. La notizia risale a circa due settimane fa, ma è venuta alla luce solo due giorni fa. Ed ora ci chiediamo, qual'è è la condanna da stabilire per i genitori della piccola? Che fine farà la piccola? Come potrà vivere la sua adolescenza, se ha perso i suoi anni più belli come quelli dell'infanzia?
Tutto questo resta un mistero, l'unica cosa che conta è far tornare il sorriso a questa piccola creatura per cercare di farle dimenticare in parte la sua tragica storia. Nella speranza di ridare il sorriso a questa piccola, noi ci auguriamo che fatti così tragici non accadano più, anche se sono molte le storie così, ma che non sono state messe in chiaro. Noi diciamo basta, perchè tutti noi dobbiamo vivere una vita serena, vissuta con amore e dignità, dignità che nessuno ci può togliere.

mercoledì 5 agosto 2009

NO ALLA PENA DI MORTE...ECCO I DATI SCONCERTANTI AGGIORNATI AL 2009:

Il rapporto del 2009 sulla pena di morte nel mondo vede 96 paesi abolizionisti, di cui 8 per crimini ordinari e 42 che non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni. Sono 46 infine, i Paesi mantenitori della pena di morte. Le condanne capitali eseguite nel corso del 2008; ricorda il rapporto, sono state un totale di 5727, effettuate in 26 Paesi.
Per evitare che ogni anno continui ad esserci questo massacro ingiusto, dobbiamo fare qualcosa, fermare tutti i Paesi che adottano la pena di morte contro i crimini. Dobbiamo dire basta tutti insieme. Io non ci sto e dico: NO ALLA PENA DI MORTE.

martedì 4 agosto 2009

2 AGOSTO 1974 - 2 AGOSTO 2009 STRAGE ITALICUS 35 ANNI SENZA GIUSTIZIA:

Oggi, ma forse non molti lo sanno, ricorre la strage sull'Italicus, il bilancio fu di 12 morti e 44 feriti. una strage dove hanno perso la vita persone innocenti, vittime del terrorismo italiano nei cosidetti anni di piombo. Sono morte ingiustamente persone che erano sul quel treno incosapevoli di essere ingiustamente colpiti da un attentato politico di tale gravità.
Oggi a 35 anni di distanza da quella strage, mandanti ed esecutori, non sono stati processati. vergogna

lunedì 3 agosto 2009


POLITICI DI MERDA E DI DESTRA, VERGOGNATEVI. I VERI MANDANTI DELLA STRAGE DI BOLOGNA SIETE VOI. NON FATECI LA MORALE, VERGOGNATEVI IN SILENZIO CHE FATE PIù BELLA FIGURA

L'anniversario - fini: «accertare la verità in tutti i suoi aspetti»
Strage di Bologna, fischi e polemiche
Contestato il ministro Bondi che replica: «Così umiliate la celebrazione». Napolitano: «Fu stagione violenta»
BOLOGNA - Ventinovesimo anniversario della strage nella stazione di Bologna. Fischi e contestazioni durante la cerimonia di commemorazione al ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi. Non appena ha preso la parola dal palco allestito in piazza Medaglie d'Oro, in tanti hanno interrotto più volte l'incipit del suo discorso. Dopodiché gran parte della folla radunata nella piazza ha voltato le spalle e si è allontanata. Bondi, che aveva appena cominciato a parlare a nome del governo, ha interrotto il discorso e ha detto rivolgendosi alla gente: «Così non rispettate il senso più profondo della commemorazione». Il ministro ha ripreso a parlare tra i fischi, sempre più forti, da parte di decine di manifestanti che gli chiedevano di andar via facendo il segno con la mano, e coprendo quasi interamente le sue parole. Allora Bondi ha interrotto il discorso e gridando, per farsi sentire meglio, ha detto: «Questa è la testimonianza del dialogo che io oggi offro. Questa è democrazia, non il fischiare senza nessuna ragione e nessuna giustificazione». Poi ha concluso: «Io vengo dal paese della strage di San Terenzo Bardine (strage nazifascista dell'agosto del 1944 nel comune di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, dove Bondi è nato, ndr). Lì sono morte 400 persone. So cosa vuol dire la democrazia e la libertà, non voi». Prima di Bondi, come da programma, erano intervenuti il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, e il presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage, Paolo Bolognesi.
L'orologio della stazione di Bologna, fermo sull'ora della strage
NAPOLITANO - E proprio a quest'ultimo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio di «vicinanza e solidarietà», con cui esorta a continuare «una riflessione collettiva» su quella «stagione di folle violenza terroristica» che portò anche all’attentato del 2 agosto 1980. «A ventinove anni dalla strage alla stazione di Bologna - scrive Napolitano - il mio pensiero va alle ottantacinque vittime di quel vile e terribile delitto, agli oltre duecento feriti - rimasti segnati dall'orrore di quella mattina - e al dolore dei loro famigliari. Quella strage - come altre che hanno dolorosamente segnato la vita della Nazione in quei tragici anni - fu frutto di una stagione di folle violenza terroristica che non deve essere dimenticata. Su di essa è necessario che prosegua una riflessione collettiva che ho ritenuto di sollecitare con i miei interventi in occasione del "Giorno della Memoria" per onorare le vittime e perpetuarne il ricordo presso le generazioni più giovani. Solo sviluppando un impegno costante di corretta trasmissione della memoria è possibile diffondere la cultura della convivenza pacifica e della consapevole partecipazione all’esercizio dei diritti nell’ambito della legalità costituzionale».
MESSAGGI - Secondo il premier, Silvio Berlusconi, «la tragedia vissuta da Bologna e dall'Italia tutta il 2 agosto 1980 è ancora viva nella memoria degli italiani». «Desidero esprimere con forza alla cittadinanza, anche a nome del Governo - scrive il capo del Governo - lo sdegno e la forte condanna di ogni forma di violenza e di terrore e il fattivo sostegno delle istituzioni per il quieto vivere sociale». Dal palco della cerimonia è stato letto solo il messaggio del presidente della Repubblica, sottolineato da un applauso della folla raccolta sul piazzale della stazione, mentre quando lo speaker ha citato gli altri messaggi, al nome di Berlusconi è partito qualche fischio. Anche il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato un messaggio di solidarietà al sindaco di Bologna e ai familiari delle vittime della strage. «Desidero esprimere tutta la mia più intensa solidarietà e commossa vicinanza a Lei, signor sindaco, e ai familiari delle ottantacinque vittime del vile e orribile attentato che ventinove anni fa colpì la città di Bologna. «A tanti anni distanza - scrive Fini - ritengo sia dovere assoluto delle Istituzioni accertare la verità in tutti i suoi aspetti ricostruendo nella sua completezza i contorni di quell'oscura e torbida azione destabilizzatrice che si abbatté su Bologna e sull'Italia producendo tanti lutti e tante immani sofferenze. È un necessario servigio che si deve alla città, agli italiani e alla democrazia del nostro Paese». Per il presidente del Senato, Renato Schifani, il ricordo delle «vittime innocenti del terrorismo di quegli anni, di ogni matrice, promuova la formazione in Italia di una rinnovata coscienza democratica e di una nuova cultura della solidarietà, del dialogo e della convivenza civile». «Desidero - scrive Schifani - giunga alle famiglie e ai bolognesi tutti la mia partecipe vicinanza in questo giorno di memoria silenziosa e commossa». E mentre Daniele Capezzone parla di riaprire il caso Mambro-Fioravanti per andare al di là del «dogma della strage fascista», il segretario del Pd Dario Franceschini afferma: «Non si può dimenticare; non si può dimenticare non solo per la memoria delle tante vittime innocenti, ma perché in questo Paese ci sono ancora troppe cose non chiare e tante verità che non sono emerse». Franceschini si è poi detto dispiaciuto per la contestazione al ministro Biondi, osservando comunque che la piazza che commemora il 2 agosto «è sempre una piazza molto carica di tensioni».
ASSOCIAZIONE DELLE VITTIME - «La certezza della pena in questo Paese è riservata esclusivamente alle vittime ed ai loro familiari»: questo lo slogan che l'Associazione tra i familiari delle vittime ha scelto quest'anno per il manifesto commemorativo. Uno slogan che il presidente dell'Associazione Paolo Bolognesi ha richiamato mel suo intervento nel piazzale della stazione durante la manifestazione principale.
Il CASO
«A Fioravanti nessuno sconto di pena»
L'avvocato dell'ex Nar: effetto automatico della legge

Francesca Mambro e il marito Valerio Fioravanti
Dopo ventisei anni trascorsi in cella e nonostante il «fine pena mai» stampato sui suoi fascicoli, Valerio Fioravanti torna in libertà e potrà ottenere la patria potestà sulla figlia e riavere il passaporto.
L'AVVOCATO -«Il mio assistito non ha ottenuto alcuno sconto di pena né alcuna concessione: è tornato a essere un uomo libero perchè questo prevede la legge quando, anche nel caso di condannati all’ergastolo, siano trascorsi cinque anni dal conseguimento della libertà vigilata». L’ex terrorista, arrestato nel 1981, ha ottenuto la libertà vigilata nella primavera del 2004 e quindi adesso la sua pena è «estinta», come recita il codice. Lo sottolinea l’avvocato Michele Leonardi che ha seguito negli ultimi anni il percorso giudiziario dell’ex terrorista dei Nar, condannato per la strage della stazione di Bologna. «La vita di Fioravanti non è cambiata: da cinque anni - spiega il legale - torna a casa la sera, dalla moglie e dalla figlia, e di giorno lavora. È un uomo assolutamente tranquillo che fa il marito, il padre e il lavoratore nell’associazione di volontariato Nessuno tocchi Caino. Non ha chiesto il passaporto e non ha nessun motivo per allontanarsi dall’Italia dal momento che ha qui tutti i suoi affetti».
LA MAMBRO - La moglie di Fioravanti, Francesca Mambro, anche lei membro dei Nar e condannata per la strage di Bologna, «potrà ottenere la piena libertà solo nel 2013 - prosegue Leonardi - in quanto ha ottenuto la libertà condizionata solo lo scorso anno e, dunque, ne devono passare altri quattro». La Mambro, infatti, per il periodo della maternità, aveva ottenuto la sospensione della pena.
Giuseppe Cucinotta 3 agosto 2009

TUTTO QUESTO è SOLO L'EFFETTO DELLA FOTTUTA LEGGE ITALIANA SENZA GIUSTIZIA, VERGOGNA.
IRAN: "Bella Ciao" cantata in farsi diventa l'inno della rivolta...

"Bella Ciao", la canzone-simbolo dei partigiani italiani è arrivata in Iran ed è diventata l'inno dei riformisti che si oppongono ad Ahmadinejad.In un video diffuso su Youtube, infatti, la canzone è cantata in italiano, con sottotitoli in farsi e in inglese. Ad accompare le parole, le immagini della rivolta, degli scontri, dei caduti e delle proteste in tutto il mondo. Alcune foto sono di Neda, la ragazza uccisa il 20 giugno, dopo le elezioni, e diventata il simbolo della rivolta dei riformisti contro il regime del presidente Ahmadinejad, accusato di aver ottenuto la rielezione grazie ai brogli elettorali.Intanto ieri a Teheran, davanti al tribunale rivoluzionario, si è aperto il primo processo ai manifestanti che hanno partecipato alle proteste e che sono stati arrestati in massa. Processo che vede sul banco degli imputati, un centinaio di persone, tra cui decine di alti funzionari, ex deputati ed ex ministri. Un fatto inedito dalla Rivoluzione islamica del 1979. Tra i capi di imputazione ci sono danneggiamento di edifici governativi e militari, rapporti con gruppi armati all'opposizione, cospirazione contro il sistema di governo e disturbo della quiete pubblica.

UN OMAGGIO A NEDA UCCISA DURANTE GLI SCONTRI AVVENUTI DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 20 GIUGNO 2009
Momenti di tensione per lo Sgombero Innse

Oggi alle 9.57
Lo stabilimento di via Rubattino è occupato da oltre un annoSgombero Innse, tafferugli in stradaGli operai e i giovani dei centri sociali si scontrano con la polizia e occupano la tangenziale


MILANO - Momenti di tensione domenica mattina a Milano per lo sgombero della Innse di via Rubattino, autogestita e presidiata da oltre un anno da una quarantina di operai che si oppongono alla chiusura della fabbrica. Sul posto sono arrivati alcuni giovani dei centri sociali, per dare man forte agli operai. Ci sono stati alcuni momenti di tensione quando operai e manifestanti hanno bloccato per un paio di minuti la tangenziale. Si sono verificati anche tafferugli tra forze dell'ordine e manifestanti. Tutto però si è concluso in tempi brevissimi e la situazione si è calmata. Davanti alla Innse è rimasto il presidio dei lavoratori, in attesa di capire quali saranno le decisioni della Questura.Tafferugli alla Innse
LO SGOMBERO - Le forze dell'ordine avevano l'incarico di eseguire un provvedimento con cui la magistratura ha disposto la riconsegna dei macchinari, ormai venduti dal proprietario, e del sito industriale. Ci vorrebbe una settimana di tempo per permettere alle ditte interpellate di entrare nella fabbrica e smontare i macchinari. La vicenda della Innse si trascina dalla fine del maggio dell'anno scorso, quando l'imprenditore Silvano Genta comunicò ai dipendenti con un telegramma di aver avviato la procedura di mobilità. Da allora la fabbrica è stata autogestita dagli operai che hanno continuato a produrre. Poco meno di un anno fa lo stabilimento è stato messo sotto sequestro dall'autorità giudiziaria, infine dissequestrato e da allora vigilato giorno e notte da un gruppo di operai. Il 10 febbraio scorso c'era stato un altro tentativo di sgombero, ed erano scoppiati tafferugli tra gli operai, i giovani dei centri sociali e la polizia.
FERRERO: UN ABUSO - «Un atto proditorio e violento - denuncia Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se - che rende drammaticamente evidenti l'asprezza della crisi e del conflitto sociale e il cinismo padronale. Chiedo al prefetto di Milano e al ministro dell'Interno di intervenire per impedire questo abuso nei confronti dei diritti e del lotte del lavoro. Motivazioni e modalità dell'intervento repressivo alla Innse sono assolutamente inaccettabili, sia sul piano politico che sul piano morale. E non troveranno indifferente Rifondazione comunista, né la reazione del mondo del lavoro e democratico».
«MANTENUTI GLI IMPEGNI PRESI» - La Regione Lombardia attraverso una nota ha fatto sapere che «pur non essendo materia di sua competenza», «si è spesa da mesi per cercare una soluzione e un acquirente, il che purtroppo non ha potuto perfezionarsi e concludersi positivamente. Nessun altro impegno Regione Lombardia ha assunto se non quello di dedicare alla grave vicenda tutta la sua buona volontà, cosa che ha fatto fino in fondo».
«IL PREFETTO SOSPENDA LO SGOMBERO» - «Chiediamo l'intervento del prefetto di Milano affinché sospenda il provvedimento di smantellamento delle macchine e di chiusura del sito» hanno detto Maria Sciancati, segretaria della Fiom di Milano, e Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale, fuori dall'Innse. I due sindacalisti hanno anche spiegato che chiederanno già per lunedì un incontro con il governatore della Regione Roberto Formigoni «in quanto ci aveva dato il suo impegno per trovare una soluzione per l'Innse e ci aveva assicurato quindi che non si sarebbe proceduto con lo sgombero, anche perché c'è già un possibile acquirente dell'area e dello stabilimento».
ROSSONI: «NON LO SAPEVO» - E si è detto dispiaciuto Gianni Rossoni, il vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione: «Non avevo sentore che potessero intervenire in questi giorni, ma c'era un provvedimento urgente del tribunale del maggio scorso. È da allora che stavamo rallentando». Rossoni ha ricordato la situazione difficile della Innse su cui la Regione ha aperto un tavolo subito richiuso «perché non c'erano le condizioni». Resta da vedere se nei prossimi giorni ci saranno le condizioni per aprire un nuovo tavolo. La questione dell'azienda di Lambrate è complessa, ha ricordato il vicepresidente, e coinvolge sia il proprietario della Innse ,sia l'immobiliare proprietaria dello stabilimento, sia eventuali acquirenti.
02 agosto 2009

KE VERGOGNA, DOVE è FINITO IL DIRITTO ALLO SCIOPERO, IL DIRITTO AL LAVORO, SANCITI DALLA COSTITUZIONE ITALIANA...RIMANGO SENZA PAROLE
STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA ( agosto 1980)
2 AGOSTO 1980 - 2 AGOSTO 2009: 29 ANNI SENZA GIUSTIZIA

Quella mano della P2e imandanti mai trovati"
"La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocatoMi chiedo come mai la lunga e complessa inchiesta abbia avuto così poco seguito"di GIORGIO BATTISTINI
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Carlo Azeglio Ciampi
ROMA - "Ricordo perfettamente", dice Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica nel settennato precedente a quello di Giorgio Napolitano. "Ricordo quei giorni del '93. Ero da poco stato eletto presidente del Consiglio in un momento non facile. C'era un clima molto teso dopo le bombe di Firenze, Milano, Roma. Quando presi la parola sul palco per ricordare la bomba alla stazione di Bologna di oltre un decennio prima cominciò la contestazione". Fischi, grida, che cos'altro? "Ostilità varie, diffuse. Che però si placarono quasi subito. E partì un applauso non a me ma all'istituzione che rappresentavo: la presidenza del Consiglio". Ieri però a Bologna il clima era ben diverso. Spazientito dal rito delle celebrazioni, dalla passerella delle autorità che sfilano davanti alla tv. Un'insofferenza che ricordava i cupi funerali all'indomani della strage, poche bare sul sagrato di san Petronio, Pertini che appoggia il braccio su quello del sindaco Zangheri, i fischi in piazza per Craxi e Cossiga. Stesso clima? "No, qualcosa è cambiato. La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocato. Io capisco quel desiderio di conoscere la verità". Per quella strage tra gli altri è stato condannato in tribunale a Bologna un alto funzionario dello Stato imputato di depistaggio delle indagini. Lo Stato depistava lo Stato? Ma allora hanno ragione quelli che hanno parlato, per la lunga tragedia italiana che ha insanguinato parte del dopoguerra, di "guerra civile a bassa intensità"?
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"Non sono in grado di entrare nei particolari delle indagini. Quella cerimonia è capitata in un periodo davvero speciale. Ricordo l'entusiasmo del '93 per l'accordo sul costo del lavoro. Poi la lunga serie di attentati in nottata. Ero a Santa Severa, rientrai con urgenza a Roma, di notte. Accadevano strane cose. Io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra. Al largo dalla mia casa di Santa Severa, a pochi chilometri da Roma incrociavano strane imbarcazioni. Mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse lo volevano morbido, il carcere". C'era uno strano clima in quei giorni, strane voci, timori diffusi... "E forse anche qualcosa di più. Alle otto di mattina del giorno dopo il ministro dell'Interno Nicola Mancino e io riferivamo in Parlamento. Poco dopo ci fu l'anniversario della strage di Bologna. Una celebrazione sotto la canicola. Quando cominciai a parlare la piazza iniziò a rumoreggiare. Poi ci fu l'applauso per gli scomparsi. Più tardi incontrai i familiari delle vittime". Avvertiva anche lei l'ombra di qualcosa, di qualcuno nei palazzi del potere che remava contro l'Italia? "Certo anch'io mi chiedo come mai la grande, lunga complessa inchiesta della commissione parlamentare sulla loggia P2 guidata da Tina Anselmi a Palazzo San Macuto abbia avuto così poco seguito. Ricordo quei giorni, ricordo che l'onorevole Anselmi era davvero sconvolta. Mi chiamò alla Banca d'Italia (ero ancora governatore) e mi disse "lei non sa quel che sta venendo a galla". Lei, la Anselmi, il suo dovere lo compì. Non credo però che molti uomini della comunicazione siano andati a fondo a leggere quelle carte. Il procuratore Vigna sapeva quel che faceva". In quasi trent'anni ancora non si sa nulla dei mandanti. Né si sospetta nulla? "La violenza purtroppo era ed è diffusa in Europa. Penso alla Spagna, alla Grecia. Anche adesso la violenza continua a manifestarsi, talvolta si prendono gli esecutori, quasi mai i mandanti nell'ombra. Penso all'indagine dei giudici Vigna e Chelazzi (purtroppo scomparso) nel '93-'94: avevano trovato gli esecutori, ma non i mandanti. Ricordo però che di mezzo c'era spesso la mafia che si batteva per modificare la legge sul carcere duro". Che cosa le è rimasto di quei giorni, a distanza di tanto tempo? "E' una materia vissuta molto dolorosamente e con grande partecipazione, mentre resta forte il desiderio di conoscere tutta la verità. In quelle settimane davvero si temeva anche un colpo di Stato. I treni non funzionavano, i telefoni erano spesso scollegati. Lo ammetto: io temetti il peggio dopo tre o quattro ore a Palazzo Chigi col telefono isolato. Di quelle giornate, quel che ricordo ancora molto bene furono i sospetti diffusi di collegamento con la P2".

E ORA BONDI COSA VUOLE, LA MORALE NON SERVE DA UNO CHE STA DALLA PARTE DEI CARNEFICI, è INDEGNO PENSARE CHE GENTE IGNORANTE POSSA DIRE PAROLE DEL GENERE AI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI BOLOGNA...IO SONO DALLA PARTE DEI FAMILIARI CHE DEVONO AVERE GIUSTIZIA. DOPO 29 ANNI NON C'è NESSUN PROCESSATO, IO MI DISSOCIO E DICO VERGOGNA!!!!!!!

giovedì 23 luglio 2009

La Bandiera della Pace esposta non è reato


ECCO DUE ARTICOLI UNO DEL 2003 E UNO DEL 2009 DOVE VIENE VIETATA LA BANDIERA DELLA PACE


Lite fra genitori e dirigente sulla bandiera della pace

Repubblica — 12 marzo 2003 pagina 7 sezione: TORINO


«La bandiera della pace è stata censurata nella scuola dei nostri bambini». La denuncia arriva da un gruppo di genitori della scuola elementare Francesco d' Assisi (dell' istituto comprensivo Tommaseo) che ieri hanno distribuito volantini in cui accusavano la dirigenza della scuola di aver tolto la bandiera dal pennone dell' istituto e di aver «vietato a insegnanti e scolari di esporre lavori, simboli e quant' altro si riferisse alla pace negli spazi comuni della scuola». «è diventato ormai così pericolosa la parola pace - si chiedono i genitori - L' educazione alla pace non è un optional, ma un dovere della scuola e quella bandiera non è simbolo di parte, ma di un diritto universale sancito nella nostra Costituzione». Replica il dirigente scolastico Raffaele Moretto. «Per ciò che riguarda la bandiera ho applicato una disposizione della Prefettura che stabilisce che possono esser esposte sugli edifici scolastici solo quella italiana e della Ue. E non ho vietato null' altro. Anzi con una circolare il 25 febbraio ho invitato gli insegnanti a trattare il tema della pace proprio alla luce dell' articolo 11 della Costituzione. Senza faziosità dunque».




Multata la Pace. Proprio così. Centocinquantacinque euro (più 5,60 per le spese di notifica) di ammenda per la grande e colorata bandiera simbolo universale della Pace. Uno stendardo portato in corteo da famiglie con bambini al seguito nel corso della "Marcia della Pace" che si è svolta a fine marzo promossa dalla "Tavola della pace" di Franciacorta - Monte Orfano. Il fatto è accaduto a Chiari, comune bresciano governato dal senatore leghista Sandro Mazzatorta protagonista, tra l'altro, anche di una vicenda di "residenza negata" ad una famiglia Sinti con 5 bambini portata anche all'attenzione della Camera dei Deputati lo scorso 28 ottobre dall'onorevole Furio Colombo.Ma tornando alla vicenda dell'ammenda al simbolo della Pace sventolato nel corteo lungo le strade della località bresciana è bene spiegare che i manifestanti avevano, tra l'altro, ricevuto dalla Questura di Brescia l'autorizzazione a passare e sostare nella piazza centrale del paese. Almeno per due ore. Come previsto dal programma regolarmente presentato. Nonostante questo, però, un agente della polizia locale ha pensato bene di redigere un verbale per «occupazione di suolo pubblico con un veicolo allestito con casse, bandiere e cartelloni, e una bandiera di notevoli dimensioni». Da segnalare peraltro che l'agente ha evitato di notificare la multa ai diretti interessati durante la manifestazione. L'associazione promotrice dell'iniziativa pacifista, che al momento ha scelto di non pagare la multa, nelle scorse settimane, si è rivolta anche alla Prefettura di Brescia. In un comunicato, inoltre, l'associazione fa sapere che «La Marcia della Pace ha ottenuto tutti i necessari permessi proprio dalla questura di Brescia che oltretutto è dovuta intervenire nei confronti dell'amministrazione comunale che inizialmente aveva negato l'autorizzazione alla manifestazione senza dare alcuna motivazione». Giuseppe Matteotti a nome della "Tavola della pace" Franciacorta parla di «multa discriminatoria nei confronti di realtà associative e iniziative il cui pensiero non segue la stessa direzione dell'attuale governo nazionale e locale. Per noi è importante conoscere la posizione del prefetto di Brescia, al quale abbiamo scritto, in qualità di rappresentante dello Stato». Per i pacifisti dunque è fondamentale ristabilire il diritto a manifestare. In attesa di una risposta gli esponenti del gruppo franciacortino pensano di scrivere anche al Presidente della Repubblica che proprio nelle scorse settimane aveva elogiato il lavoro compiuto dalla Tavola della pace nazionale.

E IO DICOI VERGOGNA NON SI PUO ACCETTARE TUTTO QUESTO...

lunedì 20 luglio 2009

Sempre e solo contro ogni guerra sempre ingiusta, voglio proporvi due poesie contro la guerra del grande Bertold Brecht:

La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima C’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente Faceva la fame.
Fra i vincitori Faceva la fame la povera gente egualmente.
Bertold Brecht

Generale, il tuo carro armatoè una macchina potente,
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente,
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto: può pensare.
Bertold Brecht

Queste due poesie hanno suscitato in me grandi emozioni quando le ho lette per la prima volta, spero che anche per voi, possano suscitare forti emozioni.
Lasciatevi trasportare da queste parole e facciamo che la pace possa diventare un giorno realtà e non più utopia.

"...Vorrei costruire la pace con la forza dei nostri pensieri, applicandoli concretamente, senza la forza delle armi." (Daniele Pastore)

martedì 14 luglio 2009

Difendiamo i nostri diritti perchè nessuno può scalfire la nostra libertà, combattiamo contro chi tenta di violare la nostra dignità e il nostro libero pensare. Dobbiamo difendere i nostri diritti, tutti dobbiamo difendere la nostra Costituzione ke sancisce i principi di libertà, uguaglianza e del diritto al lavoro.
Per il principio di libertà, e io aggiungo del libero pensare, difendiamo l'articolo 21, sotto riportato:
Art. 21 - « Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»

domenica 12 luglio 2009

Iniziamo con una delle mie poesie che rispecchiano il messaggio di pace e di non violenza.

CAMBIARE CON LA PACE, COSTRUENDOLA

Ancora vittime di guerra e del terrorismo
in quel Libano lontano e in quei paesi dimenticati
da tutti.
La guerra non si ferma, è
come un treno che continua la sua corsa
inarrestabile sui binari della vita
senza fare fermate, nè soste.
Essa fa sempre più paura ai bambini libanesi
ed africani, che si coprono sotto i loro cari padri
anche loro impauriti mentre li abbracciano
come se non li rivedessero mai più.
Non si trova soluzione a queste guerre
e nell’aria il mormorio delle armi non si ferma,
portando il terrore negli occhi di tutti.
Tutti coloro amanti delle armi ci illudono
che la guerra porta democrazia
in tutto il mondo.
Ma non è così, la democrazia si porta col dialogo,
con la pace, con l’uguaglianza e la fratellanza
tra gli uomini.
Vorrei costruire la pace con la forza
dei nostri pensieri, applicandoli concretamente,
senza la forza delle armi.
Questa poesia è dedicata ad Angelo Frammartino assassinato il 10 agosto 2006 in Palestina. Angelo era in Palestina per un'esperienza di volontariato e la sua giovane vita è stata spezzata in pochi istanti. Angelo abitava nel mio paese, Monterotondo, e nella memoria e nel cuore di chi non lo ha dimenticato, Angelo vive ancora!!!!!!!!!!!!!!!!