Post di Pace...

lunedì 31 agosto 2009

IO PRETENDO DIGNITA'

La povertà non è una condizione inevitabile né permanente, ma è il frutto di ingiustizia, discriminazione e violenza. E' la conseguenza di violazione dei diritti umani, che cancellano la dignità delle persone e impediscono loro di vivere in un alloggio adeguato, di ricevere cure mediche essenziali e avere intorno un ambiente non compromesso.
Sosteniamo Amnesty International che si abbatte da anni alla lotta contro la povertà, perchè senza i diritti umani, non sarà possibile sconfiggere la povertà.

venerdì 28 agosto 2009

NO ALLE LEGGI RAZZIALI

L'appello degli intellettuali: <>

Alla cultura democratica europea e ai giornali che la esprimono.
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sull'intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state però conosciute in tempo. In questo momento c'è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovero di quanti vivono in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinai di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divietom si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia e religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri, ma agli stessi italiani. Con una norma ancora più lesiva delle dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transuente, i figli generati da madri straniere irregolari, diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto sino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone credono a una comune umanità. L'Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onere di tutti noi europei che ciò non accada.
la cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare la propria opposizione.
Questa è la lettera aperta pubblicata qualche giorno fa su Liberazione, scritti dagli intellettuali italiani che non sono daccordo con le leggi razziali proposto dal governo Berlusconi.
Gli intellettuali sono: Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio.
ANCHE IO SONO CON LORO EVITIAMO CHE QUESTO SCEMPIO POSSA AVVENIRE.

giovedì 20 agosto 2009

Togo, abolita la pena di morte

L'ultima esecuzione è avvenuta nel 1978 anche se la condanna a morte era sul codice penale
Il Togo ha abolito la pena di morte per tutti i reati con un voto unanime del parlamento a cui ha assistito il premier spagnolo, José Luis Rodrigez Zapatero.
La decisione del paese africano è stata accolta con favore dall'Unione Europea. Il commissario allo Sviluppo, Louis Michel, ha assicurato che questa decisione è "un segno dell'attaccamento del Togo ai diritti umani fondamentali".Zapatero, impegnato personalmente per una moratoria universale della pena capitale, ha sottolineato che Madrid ha "ragioni rilevanti per lanciare e sostenere davanti alla comunità internazionale la proposta di una moratoria" perché è ancora vivo il ricordo "delle tante famiglie testimoni dell'esecuzione, per motivi politici, di amici e parenti" durante la guerra civile spagnola.Il Togo è il quindicesimo stato dell'Unione Africana a cancellare la pena capitale, secondo Amnesty International. Anche se la condanna a morte era sul codice penale, l'ultima esecuzione nel Paese è stata in 1978.

martedì 11 agosto 2009

NEPAL: A KATHMANDU BLOCCO MOAISTA...



Fiaccolata del partito comunista unificato del Nepal (maoista) contro la decisione del governo di reintegrare il capo dell'esercito Rookmand Katawal. Il generale era stato destituito dall'ex primo ministro, il maoista Pushpa Kamal Dahal, per non aver arruolato ex ribelli. Lo scronto politico rischia di interrompere i lavori per la stesura della nuova costituzione del paese. Il Nepal è diventata una Repubblica nel maggio del 2008.

venerdì 7 agosto 2009

NIGERIA: Le moschee nel mirino dei militari, 600 vittime

Supera i 600 morti il bilancio delle vittime degli scontri che da domenica 2 agosto insaguinano la zona di Maiduguri, nel nord della Nigeria. Secondo Al Jazeera, l'offensiva avviata dall'esercito contro i membri del gruppo islamico Boko Haram ("L'educazione occidentale è peccato") ha come obiettivo quello di assumere il controllo delle moschee dove sono presenti i militanti. <>
La situazione è piuttosto drammatica e sconcertante e ancora non si capiscono bene le cause di questo massacro, che nessun telegiornale o giornale italiano cita. Questa brutale tortura di vittime innocenti che hanno la libertà di professare la loro religione, possono essere torturate cosi? Io dico no, nn è possibile parlare di guerra, e soprattutto di guerra religiosa nel 2009, perchè le guerre ledono la libertà umana, e di certo non sono il mezzo più efficace per ristabilire situazioni di normalità in un Paese. La situazione che sta vivendo in questi giorni la Nigeria, deve servire da esempio, per tutti i politici, devono capire che non possono continuare a far guerre inutile per sistemare le questioni politiche...IO DICO BASTA A QUESTE ORRENDE GUERRE!!!!

giovedì 6 agosto 2009

DISABILE SEGREGATA DAI SUI GENITORI

Proprio così, infatti, una tredicenne tedesca di Luebbenow è stata tenuta segregata in casa dai genitori per nove anni. La ragazzina soffrirebbe di disturbi fisici e mentali, ma al momento non è chiaro fino a che punto questi problemi siano causati dallo stato di segregazione in cui è stata tenuta per anni. Nei confronti dei genitori, è stata avviata un'inchiesta per condotta negligente.
Questo tragico episodio resta ancora un mistero da scoprire, ma credere che nel 2009 possano succedere ancora fatti, così tragici, restiamo stupiti, non si può proprio pensare una cosa del genere. La notizia risale a circa due settimane fa, ma è venuta alla luce solo due giorni fa. Ed ora ci chiediamo, qual'è è la condanna da stabilire per i genitori della piccola? Che fine farà la piccola? Come potrà vivere la sua adolescenza, se ha perso i suoi anni più belli come quelli dell'infanzia?
Tutto questo resta un mistero, l'unica cosa che conta è far tornare il sorriso a questa piccola creatura per cercare di farle dimenticare in parte la sua tragica storia. Nella speranza di ridare il sorriso a questa piccola, noi ci auguriamo che fatti così tragici non accadano più, anche se sono molte le storie così, ma che non sono state messe in chiaro. Noi diciamo basta, perchè tutti noi dobbiamo vivere una vita serena, vissuta con amore e dignità, dignità che nessuno ci può togliere.

mercoledì 5 agosto 2009

NO ALLA PENA DI MORTE...ECCO I DATI SCONCERTANTI AGGIORNATI AL 2009:

Il rapporto del 2009 sulla pena di morte nel mondo vede 96 paesi abolizionisti, di cui 8 per crimini ordinari e 42 che non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni. Sono 46 infine, i Paesi mantenitori della pena di morte. Le condanne capitali eseguite nel corso del 2008; ricorda il rapporto, sono state un totale di 5727, effettuate in 26 Paesi.
Per evitare che ogni anno continui ad esserci questo massacro ingiusto, dobbiamo fare qualcosa, fermare tutti i Paesi che adottano la pena di morte contro i crimini. Dobbiamo dire basta tutti insieme. Io non ci sto e dico: NO ALLA PENA DI MORTE.

martedì 4 agosto 2009

2 AGOSTO 1974 - 2 AGOSTO 2009 STRAGE ITALICUS 35 ANNI SENZA GIUSTIZIA:

Oggi, ma forse non molti lo sanno, ricorre la strage sull'Italicus, il bilancio fu di 12 morti e 44 feriti. una strage dove hanno perso la vita persone innocenti, vittime del terrorismo italiano nei cosidetti anni di piombo. Sono morte ingiustamente persone che erano sul quel treno incosapevoli di essere ingiustamente colpiti da un attentato politico di tale gravità.
Oggi a 35 anni di distanza da quella strage, mandanti ed esecutori, non sono stati processati. vergogna

lunedì 3 agosto 2009


POLITICI DI MERDA E DI DESTRA, VERGOGNATEVI. I VERI MANDANTI DELLA STRAGE DI BOLOGNA SIETE VOI. NON FATECI LA MORALE, VERGOGNATEVI IN SILENZIO CHE FATE PIù BELLA FIGURA

L'anniversario - fini: «accertare la verità in tutti i suoi aspetti»
Strage di Bologna, fischi e polemiche
Contestato il ministro Bondi che replica: «Così umiliate la celebrazione». Napolitano: «Fu stagione violenta»
BOLOGNA - Ventinovesimo anniversario della strage nella stazione di Bologna. Fischi e contestazioni durante la cerimonia di commemorazione al ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi. Non appena ha preso la parola dal palco allestito in piazza Medaglie d'Oro, in tanti hanno interrotto più volte l'incipit del suo discorso. Dopodiché gran parte della folla radunata nella piazza ha voltato le spalle e si è allontanata. Bondi, che aveva appena cominciato a parlare a nome del governo, ha interrotto il discorso e ha detto rivolgendosi alla gente: «Così non rispettate il senso più profondo della commemorazione». Il ministro ha ripreso a parlare tra i fischi, sempre più forti, da parte di decine di manifestanti che gli chiedevano di andar via facendo il segno con la mano, e coprendo quasi interamente le sue parole. Allora Bondi ha interrotto il discorso e gridando, per farsi sentire meglio, ha detto: «Questa è la testimonianza del dialogo che io oggi offro. Questa è democrazia, non il fischiare senza nessuna ragione e nessuna giustificazione». Poi ha concluso: «Io vengo dal paese della strage di San Terenzo Bardine (strage nazifascista dell'agosto del 1944 nel comune di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, dove Bondi è nato, ndr). Lì sono morte 400 persone. So cosa vuol dire la democrazia e la libertà, non voi». Prima di Bondi, come da programma, erano intervenuti il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, e il presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage, Paolo Bolognesi.
L'orologio della stazione di Bologna, fermo sull'ora della strage
NAPOLITANO - E proprio a quest'ultimo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio di «vicinanza e solidarietà», con cui esorta a continuare «una riflessione collettiva» su quella «stagione di folle violenza terroristica» che portò anche all’attentato del 2 agosto 1980. «A ventinove anni dalla strage alla stazione di Bologna - scrive Napolitano - il mio pensiero va alle ottantacinque vittime di quel vile e terribile delitto, agli oltre duecento feriti - rimasti segnati dall'orrore di quella mattina - e al dolore dei loro famigliari. Quella strage - come altre che hanno dolorosamente segnato la vita della Nazione in quei tragici anni - fu frutto di una stagione di folle violenza terroristica che non deve essere dimenticata. Su di essa è necessario che prosegua una riflessione collettiva che ho ritenuto di sollecitare con i miei interventi in occasione del "Giorno della Memoria" per onorare le vittime e perpetuarne il ricordo presso le generazioni più giovani. Solo sviluppando un impegno costante di corretta trasmissione della memoria è possibile diffondere la cultura della convivenza pacifica e della consapevole partecipazione all’esercizio dei diritti nell’ambito della legalità costituzionale».
MESSAGGI - Secondo il premier, Silvio Berlusconi, «la tragedia vissuta da Bologna e dall'Italia tutta il 2 agosto 1980 è ancora viva nella memoria degli italiani». «Desidero esprimere con forza alla cittadinanza, anche a nome del Governo - scrive il capo del Governo - lo sdegno e la forte condanna di ogni forma di violenza e di terrore e il fattivo sostegno delle istituzioni per il quieto vivere sociale». Dal palco della cerimonia è stato letto solo il messaggio del presidente della Repubblica, sottolineato da un applauso della folla raccolta sul piazzale della stazione, mentre quando lo speaker ha citato gli altri messaggi, al nome di Berlusconi è partito qualche fischio. Anche il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato un messaggio di solidarietà al sindaco di Bologna e ai familiari delle vittime della strage. «Desidero esprimere tutta la mia più intensa solidarietà e commossa vicinanza a Lei, signor sindaco, e ai familiari delle ottantacinque vittime del vile e orribile attentato che ventinove anni fa colpì la città di Bologna. «A tanti anni distanza - scrive Fini - ritengo sia dovere assoluto delle Istituzioni accertare la verità in tutti i suoi aspetti ricostruendo nella sua completezza i contorni di quell'oscura e torbida azione destabilizzatrice che si abbatté su Bologna e sull'Italia producendo tanti lutti e tante immani sofferenze. È un necessario servigio che si deve alla città, agli italiani e alla democrazia del nostro Paese». Per il presidente del Senato, Renato Schifani, il ricordo delle «vittime innocenti del terrorismo di quegli anni, di ogni matrice, promuova la formazione in Italia di una rinnovata coscienza democratica e di una nuova cultura della solidarietà, del dialogo e della convivenza civile». «Desidero - scrive Schifani - giunga alle famiglie e ai bolognesi tutti la mia partecipe vicinanza in questo giorno di memoria silenziosa e commossa». E mentre Daniele Capezzone parla di riaprire il caso Mambro-Fioravanti per andare al di là del «dogma della strage fascista», il segretario del Pd Dario Franceschini afferma: «Non si può dimenticare; non si può dimenticare non solo per la memoria delle tante vittime innocenti, ma perché in questo Paese ci sono ancora troppe cose non chiare e tante verità che non sono emerse». Franceschini si è poi detto dispiaciuto per la contestazione al ministro Biondi, osservando comunque che la piazza che commemora il 2 agosto «è sempre una piazza molto carica di tensioni».
ASSOCIAZIONE DELLE VITTIME - «La certezza della pena in questo Paese è riservata esclusivamente alle vittime ed ai loro familiari»: questo lo slogan che l'Associazione tra i familiari delle vittime ha scelto quest'anno per il manifesto commemorativo. Uno slogan che il presidente dell'Associazione Paolo Bolognesi ha richiamato mel suo intervento nel piazzale della stazione durante la manifestazione principale.
Il CASO
«A Fioravanti nessuno sconto di pena»
L'avvocato dell'ex Nar: effetto automatico della legge

Francesca Mambro e il marito Valerio Fioravanti
Dopo ventisei anni trascorsi in cella e nonostante il «fine pena mai» stampato sui suoi fascicoli, Valerio Fioravanti torna in libertà e potrà ottenere la patria potestà sulla figlia e riavere il passaporto.
L'AVVOCATO -«Il mio assistito non ha ottenuto alcuno sconto di pena né alcuna concessione: è tornato a essere un uomo libero perchè questo prevede la legge quando, anche nel caso di condannati all’ergastolo, siano trascorsi cinque anni dal conseguimento della libertà vigilata». L’ex terrorista, arrestato nel 1981, ha ottenuto la libertà vigilata nella primavera del 2004 e quindi adesso la sua pena è «estinta», come recita il codice. Lo sottolinea l’avvocato Michele Leonardi che ha seguito negli ultimi anni il percorso giudiziario dell’ex terrorista dei Nar, condannato per la strage della stazione di Bologna. «La vita di Fioravanti non è cambiata: da cinque anni - spiega il legale - torna a casa la sera, dalla moglie e dalla figlia, e di giorno lavora. È un uomo assolutamente tranquillo che fa il marito, il padre e il lavoratore nell’associazione di volontariato Nessuno tocchi Caino. Non ha chiesto il passaporto e non ha nessun motivo per allontanarsi dall’Italia dal momento che ha qui tutti i suoi affetti».
LA MAMBRO - La moglie di Fioravanti, Francesca Mambro, anche lei membro dei Nar e condannata per la strage di Bologna, «potrà ottenere la piena libertà solo nel 2013 - prosegue Leonardi - in quanto ha ottenuto la libertà condizionata solo lo scorso anno e, dunque, ne devono passare altri quattro». La Mambro, infatti, per il periodo della maternità, aveva ottenuto la sospensione della pena.
Giuseppe Cucinotta 3 agosto 2009

TUTTO QUESTO è SOLO L'EFFETTO DELLA FOTTUTA LEGGE ITALIANA SENZA GIUSTIZIA, VERGOGNA.
IRAN: "Bella Ciao" cantata in farsi diventa l'inno della rivolta...

"Bella Ciao", la canzone-simbolo dei partigiani italiani è arrivata in Iran ed è diventata l'inno dei riformisti che si oppongono ad Ahmadinejad.In un video diffuso su Youtube, infatti, la canzone è cantata in italiano, con sottotitoli in farsi e in inglese. Ad accompare le parole, le immagini della rivolta, degli scontri, dei caduti e delle proteste in tutto il mondo. Alcune foto sono di Neda, la ragazza uccisa il 20 giugno, dopo le elezioni, e diventata il simbolo della rivolta dei riformisti contro il regime del presidente Ahmadinejad, accusato di aver ottenuto la rielezione grazie ai brogli elettorali.Intanto ieri a Teheran, davanti al tribunale rivoluzionario, si è aperto il primo processo ai manifestanti che hanno partecipato alle proteste e che sono stati arrestati in massa. Processo che vede sul banco degli imputati, un centinaio di persone, tra cui decine di alti funzionari, ex deputati ed ex ministri. Un fatto inedito dalla Rivoluzione islamica del 1979. Tra i capi di imputazione ci sono danneggiamento di edifici governativi e militari, rapporti con gruppi armati all'opposizione, cospirazione contro il sistema di governo e disturbo della quiete pubblica.

UN OMAGGIO A NEDA UCCISA DURANTE GLI SCONTRI AVVENUTI DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 20 GIUGNO 2009
Momenti di tensione per lo Sgombero Innse

Oggi alle 9.57
Lo stabilimento di via Rubattino è occupato da oltre un annoSgombero Innse, tafferugli in stradaGli operai e i giovani dei centri sociali si scontrano con la polizia e occupano la tangenziale


MILANO - Momenti di tensione domenica mattina a Milano per lo sgombero della Innse di via Rubattino, autogestita e presidiata da oltre un anno da una quarantina di operai che si oppongono alla chiusura della fabbrica. Sul posto sono arrivati alcuni giovani dei centri sociali, per dare man forte agli operai. Ci sono stati alcuni momenti di tensione quando operai e manifestanti hanno bloccato per un paio di minuti la tangenziale. Si sono verificati anche tafferugli tra forze dell'ordine e manifestanti. Tutto però si è concluso in tempi brevissimi e la situazione si è calmata. Davanti alla Innse è rimasto il presidio dei lavoratori, in attesa di capire quali saranno le decisioni della Questura.Tafferugli alla Innse
LO SGOMBERO - Le forze dell'ordine avevano l'incarico di eseguire un provvedimento con cui la magistratura ha disposto la riconsegna dei macchinari, ormai venduti dal proprietario, e del sito industriale. Ci vorrebbe una settimana di tempo per permettere alle ditte interpellate di entrare nella fabbrica e smontare i macchinari. La vicenda della Innse si trascina dalla fine del maggio dell'anno scorso, quando l'imprenditore Silvano Genta comunicò ai dipendenti con un telegramma di aver avviato la procedura di mobilità. Da allora la fabbrica è stata autogestita dagli operai che hanno continuato a produrre. Poco meno di un anno fa lo stabilimento è stato messo sotto sequestro dall'autorità giudiziaria, infine dissequestrato e da allora vigilato giorno e notte da un gruppo di operai. Il 10 febbraio scorso c'era stato un altro tentativo di sgombero, ed erano scoppiati tafferugli tra gli operai, i giovani dei centri sociali e la polizia.
FERRERO: UN ABUSO - «Un atto proditorio e violento - denuncia Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se - che rende drammaticamente evidenti l'asprezza della crisi e del conflitto sociale e il cinismo padronale. Chiedo al prefetto di Milano e al ministro dell'Interno di intervenire per impedire questo abuso nei confronti dei diritti e del lotte del lavoro. Motivazioni e modalità dell'intervento repressivo alla Innse sono assolutamente inaccettabili, sia sul piano politico che sul piano morale. E non troveranno indifferente Rifondazione comunista, né la reazione del mondo del lavoro e democratico».
«MANTENUTI GLI IMPEGNI PRESI» - La Regione Lombardia attraverso una nota ha fatto sapere che «pur non essendo materia di sua competenza», «si è spesa da mesi per cercare una soluzione e un acquirente, il che purtroppo non ha potuto perfezionarsi e concludersi positivamente. Nessun altro impegno Regione Lombardia ha assunto se non quello di dedicare alla grave vicenda tutta la sua buona volontà, cosa che ha fatto fino in fondo».
«IL PREFETTO SOSPENDA LO SGOMBERO» - «Chiediamo l'intervento del prefetto di Milano affinché sospenda il provvedimento di smantellamento delle macchine e di chiusura del sito» hanno detto Maria Sciancati, segretaria della Fiom di Milano, e Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale, fuori dall'Innse. I due sindacalisti hanno anche spiegato che chiederanno già per lunedì un incontro con il governatore della Regione Roberto Formigoni «in quanto ci aveva dato il suo impegno per trovare una soluzione per l'Innse e ci aveva assicurato quindi che non si sarebbe proceduto con lo sgombero, anche perché c'è già un possibile acquirente dell'area e dello stabilimento».
ROSSONI: «NON LO SAPEVO» - E si è detto dispiaciuto Gianni Rossoni, il vicepresidente e assessore al Lavoro della Regione: «Non avevo sentore che potessero intervenire in questi giorni, ma c'era un provvedimento urgente del tribunale del maggio scorso. È da allora che stavamo rallentando». Rossoni ha ricordato la situazione difficile della Innse su cui la Regione ha aperto un tavolo subito richiuso «perché non c'erano le condizioni». Resta da vedere se nei prossimi giorni ci saranno le condizioni per aprire un nuovo tavolo. La questione dell'azienda di Lambrate è complessa, ha ricordato il vicepresidente, e coinvolge sia il proprietario della Innse ,sia l'immobiliare proprietaria dello stabilimento, sia eventuali acquirenti.
02 agosto 2009

KE VERGOGNA, DOVE è FINITO IL DIRITTO ALLO SCIOPERO, IL DIRITTO AL LAVORO, SANCITI DALLA COSTITUZIONE ITALIANA...RIMANGO SENZA PAROLE
STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA ( agosto 1980)
2 AGOSTO 1980 - 2 AGOSTO 2009: 29 ANNI SENZA GIUSTIZIA

Quella mano della P2e imandanti mai trovati"
"La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocatoMi chiedo come mai la lunga e complessa inchiesta abbia avuto così poco seguito"di GIORGIO BATTISTINI
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Carlo Azeglio Ciampi
ROMA - "Ricordo perfettamente", dice Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica nel settennato precedente a quello di Giorgio Napolitano. "Ricordo quei giorni del '93. Ero da poco stato eletto presidente del Consiglio in un momento non facile. C'era un clima molto teso dopo le bombe di Firenze, Milano, Roma. Quando presi la parola sul palco per ricordare la bomba alla stazione di Bologna di oltre un decennio prima cominciò la contestazione". Fischi, grida, che cos'altro? "Ostilità varie, diffuse. Che però si placarono quasi subito. E partì un applauso non a me ma all'istituzione che rappresentavo: la presidenza del Consiglio". Ieri però a Bologna il clima era ben diverso. Spazientito dal rito delle celebrazioni, dalla passerella delle autorità che sfilano davanti alla tv. Un'insofferenza che ricordava i cupi funerali all'indomani della strage, poche bare sul sagrato di san Petronio, Pertini che appoggia il braccio su quello del sindaco Zangheri, i fischi in piazza per Craxi e Cossiga. Stesso clima? "No, qualcosa è cambiato. La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocato. Io capisco quel desiderio di conoscere la verità". Per quella strage tra gli altri è stato condannato in tribunale a Bologna un alto funzionario dello Stato imputato di depistaggio delle indagini. Lo Stato depistava lo Stato? Ma allora hanno ragione quelli che hanno parlato, per la lunga tragedia italiana che ha insanguinato parte del dopoguerra, di "guerra civile a bassa intensità"?
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"Non sono in grado di entrare nei particolari delle indagini. Quella cerimonia è capitata in un periodo davvero speciale. Ricordo l'entusiasmo del '93 per l'accordo sul costo del lavoro. Poi la lunga serie di attentati in nottata. Ero a Santa Severa, rientrai con urgenza a Roma, di notte. Accadevano strane cose. Io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra. Al largo dalla mia casa di Santa Severa, a pochi chilometri da Roma incrociavano strane imbarcazioni. Mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse lo volevano morbido, il carcere". C'era uno strano clima in quei giorni, strane voci, timori diffusi... "E forse anche qualcosa di più. Alle otto di mattina del giorno dopo il ministro dell'Interno Nicola Mancino e io riferivamo in Parlamento. Poco dopo ci fu l'anniversario della strage di Bologna. Una celebrazione sotto la canicola. Quando cominciai a parlare la piazza iniziò a rumoreggiare. Poi ci fu l'applauso per gli scomparsi. Più tardi incontrai i familiari delle vittime". Avvertiva anche lei l'ombra di qualcosa, di qualcuno nei palazzi del potere che remava contro l'Italia? "Certo anch'io mi chiedo come mai la grande, lunga complessa inchiesta della commissione parlamentare sulla loggia P2 guidata da Tina Anselmi a Palazzo San Macuto abbia avuto così poco seguito. Ricordo quei giorni, ricordo che l'onorevole Anselmi era davvero sconvolta. Mi chiamò alla Banca d'Italia (ero ancora governatore) e mi disse "lei non sa quel che sta venendo a galla". Lei, la Anselmi, il suo dovere lo compì. Non credo però che molti uomini della comunicazione siano andati a fondo a leggere quelle carte. Il procuratore Vigna sapeva quel che faceva". In quasi trent'anni ancora non si sa nulla dei mandanti. Né si sospetta nulla? "La violenza purtroppo era ed è diffusa in Europa. Penso alla Spagna, alla Grecia. Anche adesso la violenza continua a manifestarsi, talvolta si prendono gli esecutori, quasi mai i mandanti nell'ombra. Penso all'indagine dei giudici Vigna e Chelazzi (purtroppo scomparso) nel '93-'94: avevano trovato gli esecutori, ma non i mandanti. Ricordo però che di mezzo c'era spesso la mafia che si batteva per modificare la legge sul carcere duro". Che cosa le è rimasto di quei giorni, a distanza di tanto tempo? "E' una materia vissuta molto dolorosamente e con grande partecipazione, mentre resta forte il desiderio di conoscere tutta la verità. In quelle settimane davvero si temeva anche un colpo di Stato. I treni non funzionavano, i telefoni erano spesso scollegati. Lo ammetto: io temetti il peggio dopo tre o quattro ore a Palazzo Chigi col telefono isolato. Di quelle giornate, quel che ricordo ancora molto bene furono i sospetti diffusi di collegamento con la P2".

E ORA BONDI COSA VUOLE, LA MORALE NON SERVE DA UNO CHE STA DALLA PARTE DEI CARNEFICI, è INDEGNO PENSARE CHE GENTE IGNORANTE POSSA DIRE PAROLE DEL GENERE AI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI BOLOGNA...IO SONO DALLA PARTE DEI FAMILIARI CHE DEVONO AVERE GIUSTIZIA. DOPO 29 ANNI NON C'è NESSUN PROCESSATO, IO MI DISSOCIO E DICO VERGOGNA!!!!!!!