Post di Pace...

mercoledì 13 ottobre 2010

I dubbi di Fidel sul socialismo: dobbiamo cambiare modello

Castro in un’intervista: il sistema economico non è più adatto a noi.

Dopo due mesi dalla sua ricomparsa in pubblico, Fidel Castro parla per la prima volta sulla situazione di Cuba per dire che il modello economico in vigore a Cuba non è più appropriato al Paese. Castro non ha fatto riferimento al sistema socialista nel corso della lunga intervista rilasciata ad un giornale statunitense, nel corso della quale ha espresso il suo punto di vista su varie questioni internazionali. “Il modello economico cubano non è più adatto a noi”: è stata questa l’unica frase pronunciata dal leader rivoluzionario ottantaquattrenne su Cuba. L’isola da anni si dibatte tra gravi problemi economici, esplosi già agli inizi degli anni 90, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, principale partner commerciale di Cuba. Castro ha esposto le sue preoccupazioni nell’intervista al mensile “The Atlantic”. Fidel rispondeva al giornalista Jeffrey Goldberg che gli ha chiesto esplicitamente se il modello economico di Cuba, l’unico paese comunista dell’America Latina, si potesse ancora esportare in altri paesi. Di qui, appunto la risposta: “Il modello economico cubano non è più adatto a noi”. Questo è il primo riferimento che fa l’ex presidente alla situazione del Paese da quando è ricomparso in pubblico lo scorso 7 luglio, dopo quattro anni di assenza per malattia. Nelle sue apparizioni pubbliche Fidel ha parlato sul rischio che esiste, secondo lui, di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l’Iran. Tre settimane, poi, Fidel aveva stupito il mondo parlando per due ore ad un comizio in piazza all’Avana, davanti a decine di migliaia di cubani.
Un anno dopo essere arrivato alla presidenza, Raul Castro, 79 anni, ha promesso nel 2007 “cambi strutturali”. Nella prima sessione parlamentare di quest’anno, tenutasi ad agosto, lo stesso Raul ha annunciato che il governo continuerà ad affidare in gestione piccoli negozi ai loro dipendenti, andando dunque oltre le botteghe di barbiere, ma senza puntare ad una vera economia di mercato. Nell’annunciare l’aumento del numero dei liberi professionisti e la riduzione dei lavoratori statali, Raul Castro ha definito queste decisioni un “cambio strutturale” per rendere il sistema socialista “sostenibile” nel futuro.
Riforme e modificazioni, insomma, ma sempre nell’ambito del sistema socialista. Il governo di Raul sta studiando, “senza fretta”, un “aggiornamento del modello economico cubano retto dalle categorie economiche del socialismo e non del mercato”, ha dichiarato d’altra parte ai giornalisti il Ministro dell’Economia Marino Murillo. “Rimarrà la pianificazione centralizzata. La proprietà non sarà consegnata ai dipendenti”, ha sottolineato Murillo.
Nell’intervista Castro ha anche criticato il presidente iraniano Ahmadinejad esortandolo a smetterla di negare l’Olocausto e a diffamare gli Ebrei. “Credo che nessuno al mondo – osserva Castro – abbia ricevuto lo stesso trattamento riservato agli Ebrei. Non c’è niente a confronto dell’Olocausto”. Secondo il padre della rivoluzione cubana, il governo di Teheran servirebbe meglio la causa della pace riconoscendo “l’unicità” della storia di Israele e provando a capire meglio perché Israele teme per la sua sopravvivenza.

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